Resistenza e impegno dell’intellettuale: una lettura gramsciana di Calvino e Mammeri

المقاومةُ والتزامُ المثقّف: قراءةٌ غرامشية في أعمال كالفينو ومعمري

Résistance et engagement de l’intellectuel : une lecture gramscienne de Calvino et Mammeri

Resistance and the Intellectual’s Commitment: A Gramscian Reading of Calvino and Mammeri

Souad Khelouiati et Hacene Belkacem

Citer cet article

Référence électronique

Souad Khelouiati et Hacene Belkacem, « Resistenza e impegno dell’intellettuale: una lettura gramsciana di Calvino e Mammeri », Aleph [En ligne],  | 2023, mis en ligne le 23 décembre 2025, consulté le 23 décembre 2025. URL : https://aleph.edinum.org/15529

Questo articolo analizza la figura dell’intellettuale impegnato nei romanzi Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e L’Opium et le bâton di Mouloud Mammeri, alla luce delle teorie di Antonio Gramsci sull’intellettuale organico. Attraverso l’analisi del contesto storico e culturale delle due opere, la Resistenza italiana durante la Seconda guerra mondiale e la guerra di liberazione algerina contro il colonialismo francese, si evidenzia come i protagonisti, Kim e Bachir Lazrak, incarnino un ruolo etico, educativo e sociale, mediando tra coscienza individuale e responsabilità collettiva. La comparazione tra le due figure mette in luce analogie e differenze nella costruzione dell’identità dell’intellettuale militante, nella modalità di impegno politico e nella funzione della cultura come strumento di emancipazione. L’articolo sostiene che l’intellettuale organico, secondo Gramsci, non si limita alla dimensione culturale, ma assume responsabilità storiche e morali nella trasformazione della società.

يتناول هذا المقال صورةَ المثقّف الملتزم في روايتي درب أعشاش العناكب لإيتالو كالفينو والأفيون والعصا لمولود معمري، في ضوء تصوّرات أنطونيو غرامشي حول «المثقّف العضوي». ومن خلال تحليل السياقين التاريخي والثقافي للعملين—المقاومة الإيطالية خلال الحرب العالمية الثانية، وحرب التحرير الجزائرية ضد الاستعمار الفرنسي—تُبرز الدراسة كيف يجسّد البطلان «كيم» و«بشير لازرق» دورًا أخلاقيًا وتربويًا واجتماعيًا، عبر الوساطة بين الضمير الفردي والمسؤولية الجماعية. وتكشف المقارنة بين الشخصيتين عن أوجه تشابه واختلاف في بناء هوية المثقّف المناضل، وفي طرائق الالتزام السياسي، وفي وظيفة الثقافة بوصفها أداةً للتحرّر والانعتاق. ويخلص المقال إلى أنّ «المثقّف العضوي» عند غرامشي لا يقتصر على وظيفة ثقافية فحسب، بل ينهض بمسؤوليات تاريخية وأخلاقية في مسار تحويل المجتمع.

Cet article explore la figure de l’intellectuel engagé dans les romans Le Sentier des nids d’araignée d’Italo Calvino et L’Opium et le bâton de Mouloud Mammeri, à la lumière des théories d’Antonio Gramsci sur l’intellectuel organique. En analysant le contexte historique et culturel de ces deux œuvres, la Résistance italienne pendant la Seconde Guerre mondiale et la guerre de libération algérienne contre le colonialisme français, l’étude met en évidence comment les protagonistes, Kim et Bachir Lazrak, incarnent un rôle éthique, éducatif et social, en médiant entre conscience individuelle et responsabilité collective. La comparaison des deux figures révèle des similitudes et des différences dans la construction de l’identité de l’intellectuel militant, dans les modalités de l’engagement politique et dans la fonction de la culture comme instrument d’émancipation. L’article soutient que l’intellectuel organique, selon Gramsci, ne se limite pas à une fonction culturelle, mais assume des responsabilités historiques et morales dans la transformation de la société.

Abstract
This article examines the figure of the engaged intellectual in Italo Calvino’s The Path to the Nest of Spiders and Mouloud Mammeri’s The Opium and the Stick, in the light of Antonio Gramsci’s theories of the organic intellectual. By analysing the historical and cultural contexts of the two works—the Italian Resistance during the Second World War and the Algerian war of liberation against French colonialism—the study shows how the protagonists, Kim and Bachir Lazrak, embody an ethical, educational, and social role by mediating between individual conscience and collective responsibility. Comparing these two figures reveals both similarities and differences in the construction of the militant intellectual’s identity, in the modalities of political commitment, and in the function of culture as an instrument of emancipation. The article argues that, for Gramsci, the organic intellectual is not confined to a cultural function but assumes historical and moral responsibilities in the transformation of society.

Introduzione

Il presente contributo propone un’analisi comparativa della figura dell’intellettuale impegnato nella Resistenza, attraverso due opere appartenenti a contesti storici e culturali differenti: Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino (2016) e L’Opium et le bâton di Mouloud Mammeri (1992). L’indagine si fonda su un quadro teorico-metodologico centrato sul pensiero di Antonio Gramsci, con particolare riferimento alla sua riflessione sul ruolo dell’intellettuale nella società moderna.

Secondo Antonio Gramsci, l’intellettuale non si configura come una figura astratta o avulsa dal contesto storico, bensì come un soggetto pienamente inserito nella realtà sociale, profondamente legato a una determinata classe e attivamente coinvolto nell’elaborazione e nella diffusione di una visione del mondo. La sua funzione all’interno della società è tutt’altro che marginale o accessibile a chiunque: l’intellettuale assume infatti il ruolo di coscienza critica del corpo sociale, contribuendo in modo consapevole ai processi di trasformazione culturale e sociale e orientando la propria azione verso il bene collettivo. In questo senso, egli è chiamato a porsi come mediatore tra riflessione teorica e realtà concreta, esercitando una responsabilità che implica lucidità critica e impegno storico: “Pour Antonio Gramsci […] L’intellectuel exerce une certaine fonction dans la société qui n’est pas à la portée de tous […]. L’intellectuel doit être le pivot de la société” (Diouf, 2017, p. 19).

Gramsci distingue inoltre tra intellettuali cosiddetti “tradizionali”, che tendono a percepirsi come autonomi e indipendenti rispetto alle dinamiche sociali, e intellettuali “organici”, i quali emergono all’interno di specifici gruppi sociali e ne articolano le esigenze politiche, culturali e ideologiche. È proprio questa seconda categoria, caratterizzata da un legame strutturale tra sapere e prassi storica, a costituire il fulcro dell’analisi qui proposta.

L’intellettuale organico, secondo Gramsci, nasce insieme al gruppo sociale di riferimento e ha il compito non solo di elaborare una visione del mondo, ma anche di organizzarla e diffonderla all’interno della società: “Ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno originario di una funzione essenziale nel mondo della produzione economica, crea insieme a sé, organicamente, uno o più strati di intellettuali che gli danno omogeneità e consapevolezza della propria funzione” (Gramsci, 1975, Q12, p. 1).

Questo quadro teorico permette di leggere Il sentiero dei nidi di ragno e L’Opium et le bâton non solo come resoconti delle rispettive Resistenze, italiana e anticoloniale algerina, ma come opere che esplorano diverse configurazioni dell’intellettuale impegnato. Attraverso personaggi, scelte narrative e simbolismi, entrambe le opere interrogano il rapporto tra individuo e collettività, tra coscienza politica e azione, tra idealismo e prassi rivoluzionaria.

La distinzione gramsciana tra intellettuali tradizionali e organici funge da strumento metodologico fondamentale: mentre i primi si percepiscono come autonomi e distaccati dalle dinamiche sociali, i secondi partecipano attivamente ai processi storici e alle trasformazioni sociali, mediando tra teoria e prassi, pensiero e azione.

Nel contesto delle Resistenze narrate da Calvino e Mammeri, l’intellettuale emerge come figura profondamente segnata dalla dimensione storica e politica. In Il sentiero dei nidi di ragno, la Resistenza è raccontata “dal basso” attraverso lo sguardo infantile di Pin, ma strutturata attorno a personaggi che incarnano modalità diverse di rapporto tra coscienza intellettuale e impegno politico. Kim, spesso considerato dalla critica l’alter ego dell’autore, rappresenta un’intellettualità riflessiva, interrogandosi sulle ragioni ideologiche e sul senso morale della lotta partigiana (cfr. C. Milanini, L’utopia discontinua, 1990).

Analogamente, in L’Opium et le bâton, Mammeri mette in scena una Resistenza anticoloniale in cui l’intellettuale gioca un ruolo centrale nella costruzione della coscienza nazionale algerina. I personaggi colti, spesso divisi tra formazione occidentale e radici culturali locali, si trovano a scegliere tra neutralità e impegno politico, trasformando il sapere in strumento di liberazione (cfr. M. Mammeri, L’Opium et le bâton, 1965).

L’approccio adottato in questo studio è di tipo comparativo e interdisciplinare, in quanto integra l’analisi testuale e narratologica dei due romanzi con la contestualizzazione storica delle rispettive Resistenze e con l’applicazione delle categorie gramsciane, permettendo di interpretare le figure dell’intellettuale come soggetti storici e portatori di un ruolo ideologico all’interno della società.

In particolare, la comparazione è guidata da tre domande: (1) quali funzioni narrative e sociali assume l’intellettuale nei due romanzi; (2) in che modo la sua posizione (formazione, capitale culturale, rapporto al “popolo”) condiziona l’agentività e la legittimazione dell’agire; (3) quali dispositivi discorsivi (presa di parola, commento morale, mediazione) lo configurano come intellettuale organico. A livello operativo, l’analisi mobilita indicatori testuali (scene di insegnamento/organizzazione, modalità valutative, rappresentazioni della violenza, forme del “noi”) per descrivere la trasformazione dell’esperienza in coscienza storica.

Secondo Gramsci, l’intellettuale non è un osservatore passivo della storia, ma un agente attivo di trasformazione, la cui funzione si definisce nel rapporto dialettico tra coscienza individuale e collettiva, tra cultura e politica. “Il problema della creazione di un nuovo strato di intellettuali consiste nell’elaborare criticamente l’attività intellettuale che esiste in ogni uomo” (Gramsci, 1975, Q11, p. 12).

Alla luce di questa prospettiva teorica, l’analisi evidenzia come Calvino e Mammeri delineino due modelli di intellettuale resistenziale: da un lato, l’intellettuale italiano che riflette criticamente sul senso della lotta antifascista; dall’altro, l’intellettuale algerino che assume l’impegno politico come necessità storica e identitaria nel contesto della lotta anticoloniale.

1 Il contesto storico e la formazione dell’intellettuale organico nelle Resistenze italiana e algerina

Il contesto storico in cui si collocano Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e L’opium et le bâton di Mouloud Mammeri è determinante per comprendere la costruzione della figura dell’intellettuale impegnato. Nel romanzo di Calvino, ambientato in Liguria durante la Resistenza italiana negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale, la narrazione restituisce la complessità sociale, politica e morale di un’Italia attraversata da conflitti interni e dalla recente esperienza del fascismo. Attraverso lo sguardo del giovane Pin, la Resistenza appare non come un ideale astratto, ma come un’esperienza concreta, vissuta e spesso contraddittoria, dove le scelte individuali si intrecciano con le tensioni della collettività e le responsabilità storiche dei personaggi adulti. In questo contesto, gli intellettuali rappresentati da Calvino, come il personaggio di Kim, incarnano una forma di intellettualità organica, in cui il pensiero critico si lega all’azione politica e alla mediazione tra idealismo e prassi, secondo la definizione gramsciana di soggetto storicamente situato e impegnato nel progetto della propria classe sociale.

Analogamente, L’opium et le bâton si inserisce nella cornice della guerra di liberazione algerina (1954‑1962), un conflitto anticoloniale che segnò profondamente la società e la cultura del paese. La narrazione di Mammeri esplora le dinamiche della vita quotidiana nei villaggi della Kabylie e le tensioni tra formazione occidentale e appartenenza culturale autoctona. Gli intellettuali del romanzo si trovano di fronte alla necessità di scegliere tra neutralità e impegno politico, trasformando il sapere in strumento di liberazione e partecipando alla costruzione della coscienza nazionale. In questo caso, anche l’intellettuale algerino si configura come organico, poiché la sua funzione è strettamente legata alle esigenze storiche e identitarie della comunità, e la sua riflessione critica non può prescindere dall’azione rivoluzionaria.

In entrambe le opere, il periodo storico non è semplice sfondo, ma struttura la rappresentazione dei personaggi, condizionando le scelte morali e politiche e determinando la funzione sociale dell’intellettuale. La Resistenza italiana e quella algerina, pur differendo per contesto, natura e dimensione politica, evidenziano come gli intellettuali organici emergano dalla necessità di mediare tra coscienza individuale e collettiva, tra cultura e azione politica, incarnando il ruolo di agenti di trasformazione storica delineato da Gramsci.

2. Calvino: Il sentiero dei nidi di ragno (figura di Kim)

In Il sentiero dei nidi di ragno (Torino, Einaudi, 1947), Italo Calvino costruisce la figura di Kim come la voce più esplicitamente riflessiva e ideologica all’interno di una narrazione che, per lo più, privilegia la percezione immediata e ingenua del giovane protagonista Pin. Kim è commissario politico di una formazione partigiana e il solo personaggio a cui Calvino affida una riflessione teorica e morale sulla Resistenza, inserita principalmente nel IX capitolo del romanzo. L’opera, come prima pubblicazione di Calvino, nasce dall’esperienza personale dell’autore nella Resistenza ligure e costituisce un esempio paradigmatico di letteratura neorealista che cerca di rappresentare l’esperienza storica senza ricadere nella retorica celebrativa.

Il discorso di Kim include una delle affermazioni più significative del romanzo in termini ideologici e rispecchia il tentativo di definire perché la lotta partigiana possa essere considerata giusta e storicamente significativa. Nel corso del suo intervento, egli dichiara: “C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? […] tutto servirà se non a liberare noi e a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio” (Calvino, 1947/2016, p. 106).

Questa lunga apologia della lotta partigiana non si limita a proclamare l’appartenenza a una causa politica; Kim, con tono analitico, discute la natura storica dei gesti umani, opponendo alla violenza cieca e ciclica degli avversari l’idea che soltanto la lotta dalla parte del “riscatto” possa contribuire alla costruzione di una storia umana significativa. La distinzione tra azioni che “fanno storia” e quelle che restano “inutili furore” incarna un nucleo centrale della visione gramsciana dell’intellettuale organico: non si tratta semplicemente di combattere, ma di interpretare e dare significato storico all’azione collettiva.

Kim non si configura come un combattente eroico secondo i canoni tradizionali, né come un leader carismatico in senso stretto; al contrario, egli emerge come una figura eminentemente razionale e riflessiva, capace di osservare l’esperienza bellica attraverso un costante distacco critico. La citazione che lo descrive mentre “gira ogni giorno per i distaccamenti con lo smilzo […], discute coi commissari, coi comandanti, studia gli uomini, analizza le posizioni dell’uno e dell’altro […], tutto chiaro, tutto chiaro dev’essere negli altri come in lui” (Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, 2016, p. 99) evidenzia con chiarezza il modo in cui Kim applica i principi della logica e dell’ordine anche in un contesto segnato dall’instabilità e dalla violenza della guerra.

Tale meticolosità non va interpretata unicamente come una strategia di efficienza operativa, bensì come l’espressione diretta della sua formazione intellettuale e della sua esigenza di ricondurre il caos dell’esperienza bellica a schemi razionali. In Kim, la razionalità diventa così uno strumento di comprensione e di mediazione, attraverso cui l’intellettuale tenta di dare senso alla complessità del reale e di orientare l’azione collettiva senza rinunciare alla lucidità critica.

In contrasto con figure come Ferriera, pragmaticamente orientato alla conduzione tecnica delle operazioni partigiane, Kim assume un atteggiamento che ricerca un principio unificante e moralmente fondato nella Resistenza. La sua caratterizzazione psicologica e ideologica riflette una dimensione che trascende il puro attivismo bellico e si avvicina a una concezione dell’impegno culturale come mediazione tra esperienza personale e comprensione collettiva della storia.

Critici moderni sottolineano che Calvino dedica a Kim il ruolo di “portatore di riflessione” all’interno del romanzo. Secondo tali interpretazioni, Kim è l’unico personaggio che emerge dalla semplice umanità delle pagine quotidiane per adottare una visione più ampia della lotta partigiana, incarnando la tensione tra esperienza concreta e livello teorico che caratterizza la figura dell’intellettuale organico nella tradizione gramsciana. Pur restando parte di un gruppo eterogeneo e non idealmente omogeneo, Kim appare come la coscienza critica del distaccamento, capace di interpretare i conflitti e le motivazioni interne non come semplici reazioni emotive, ma come elementi di una struttura storica più ampia.

In questa prospettiva, Kim non è un modello eroico monolitico, bensì una figura di sintesi tra la concretezza della narrazione neorealista e la riflessione ideologica: la sua presenza dimostra che, nell’opera di Calvino, l’intellettuale non solo partecipa alla storia come agente, ma la interroga criticamente, tracciando un legame dialettico tra individuo, collettività e significato storico.

3. Mammeri: L’Opium et le bâton (figura di Bachir Lazrak)

In L’Opium et le bâton (Plon, 1965), Mouloud Mammeri costruisce la figura di Bachir Lazrak come protagonista il cui percorso esistenziale riflette la crisi dell’intellettuale algerino durante la guerra di liberazione nazionale. Il romanzo, ambientato nella Kabylie in piena lotta anticoloniale, segue il ritorno di Bachir, medico formatosi in Francia, al suo villaggio natale di Tala, dove si confronta con la violenza, la divisione sociale e la necessità di prendere una posizione davanti al conflitto.

Il personaggio di Bachir è rappresentato fin dall’inizio come un uomo diviso tra il proprio ruolo professionale e la responsabilità morale verso la sua comunità. Il fatto di aver studiato medicina in Francia rende la sua posizione iniziale ambigua, inducendolo a cercare la neutralità davanti alla guerra: egli rifiuta di ascoltare la radio o leggere i giornali di Algeri, che considera strumenti di manipolazione “La presse d’Alger, sa radio sontdes entreprises de violorganisé”. (Mammeri, 1992, p. 33). Lui osserva la guerra con un distacco critico, ritenendola mal condotta e priva di senso, affermando: “C'est du bricolage. Ça ne tiendra pas ”. (Mammeri, 1992, p. 38)

Da questa posizione di distacco, la narrazione mostra come Bachir gradualmente si renda conto che non è possibile rimanere neutrale di fronte alle ingiustizie del dominio coloniale.

Un passaggio significativo del romanzo, spesso citato nelle letture critiche, mostra la reazione di Bachir davanti alla disillusione collettiva del villaggio:

“L’indignation de Bachir tomba. À quoi bon? Cette guerre sans nom condamnait tout le monde à la veulerie. La lâcheté des hommes qui ne pouvaient rien n’avait d’égale que la lâcheté de ceux qui pouvaient tout […]”. (Mammeri, 1992, p. 33).

In questi versi, Bachir osserva la scena dell’assemblea di Tala: uomini che dovrebbero prendere decisioni sembrano incapaci di affermare una volontà collettiva, e la sua indignazione scaturisce non solo dalla crudeltà della guerra, ma dalla constatazione della mancanza di coscienza e di responsabilità politica nella comunità. Questa scena è significativa perché mette in luce la tensione tra impegno individuale e fallimento collettivo, una tensione che riflette la condizione dell’intellettuale nella società coloniale: la sua consapevolezza critica è spesso isolata in mezzo a una comunità incerta e divisa.

La traiettoria di Bachir prosegue verso una progressiva adesione al movimento anticoloniale non per pura adesione ideologica, ma come risposta alla necessità storica e morale di opposizione all’oppressione. Il romanzo lo ritrae impegnato nella riorganizzazione del servizio sanitario per la Wilaya III dell’ALN “Depuis trois mois que Bachir était à la III, il en connaissait le secteur presque piton par piton depuis Alger jusqu’à Setif. Au moins le service sanitaire était-il maintenant organisé et suffisamment pourvu.” (Mammeri, L'opium et le baton , 1992, pp. 117-118) e questo mettendo in luce come la sua capacità professionale venga trasformata in strumento di resistenza collettiva, compito tipico di un intellettuale organico che non resta confinato nella propria sfera privata ma interviene nella vita sociale della comunità.

La critica letteraria moderna sottolinea come la figura di Bachir incarni una forma di impegno intellettuale non dogmatico ma riflessivo e critico: il personaggio non accetta meccanicamente le logiche di parte, ma si confronta con le contraddizioni interne del movimento e con la propria posizione nel conflitto, rifiutando sia la passività che il semplice aderimento ideologico cieco. Questo elemento narrativo rafforza la rappresentazione dell’intellettuale come soggetto storico situato che deve mediare tra le dinamiche della collettività e la propria coscienza critica.

Bachir Lazrak emerge in L’Opium et le bâton come intellettuale organico nel senso gramsciano: non un semplice testimone, ma un agente che integra il suo sapere professionale e la sua riflessione morale all’interno di un progetto collettivo di liberazione e costruzione identitaria. La sua evoluzione narrativa, da medico “estraneo” alla guerra a protagonista impegnato nella resistenza armata e nella riorganizzazione sociale, illustra come l’impegno intellettuale nel romanzo non sia un atto isolato, ma una funzione storica che si realizza nella tensione dialettica tra individuo e collettività.

4. Intellettuali organici nella Resistenza italiana e nell’Anticolonialismo algerino: analisi comparativa

L’analisi comparativa tra Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino e L’Opium et le bâton di Mammeri mette in luce come le figure dell’intellettuale organico si sviluppino in contesti storici e politici differenti, pur condividendo tratti comuni legati al rapporto tra coscienza individuale e impegno collettivo.

In Italia, la Resistenza antifascista rappresenta un terreno di confronto tra diversi modelli di impegno. La figura di Kim in Calvino incarna un intellettuale riflessivo e mediativo, che guida e orienta la prassi partigiana senza imporre ideologie predefinite, ma interrogandosi costantemente sulle ragioni politiche e morali della lotta (Calvino, 1947, pp. 112-114; Milanini, 1990, p. 57). Kim rappresenta una forma di intellettualità organica in cui il sapere critico si unisce all’azione, pur restando permeabile alle contraddizioni della realtà sociale e al ruolo del soggetto nella collettività. All’interno della brigata, assume una funzione di guida ideologica e pedagogica, aiutando i partigiani a comprendere il senso delle loro azioni (Calvino, 1947, pp. 112-116), come evidenziato dal suo rapporto educativo con Pin, il protagonista bambino (Milanini, 1990, pp. 57-59).

In Algeria, l’Anticolonialismo comporta un’urgenza storica e identitaria diversa: l’intellettuale organico non può permettersi neutralità o ritardi nella scelta politica. Bachir Lazrak, protagonista di Mammeri, rappresenta l’intellettuale che trasforma la propria formazione culturale e professionale in strumento di liberazione nazionale. La sua riflessione critica nasce dal confronto diretto con la realtà coloniale, dove la sopravvivenza del gruppo e la costruzione di una coscienza collettiva coincidono con l’azione politica (Mammeri, 1965, pp. 89-92; Samson, 2014, p. 112). L’intellettuale algerino media tra cultura, sapere tecnico e resistenza, assumendo una funzione di guida attiva per la comunità (Boukhatem, 2020, p. 15).

Un elemento centrale della comparazione riguarda il rapporto tra individuo e collettività. In entrambe le opere, gli intellettuali organici sono mediatori tra l’esperienza concreta del popolo e la visione ideale della lotta (Gramsci, 1975, Q. 12, pp. 1-5). Tuttavia, in Calvino il conflitto è interno e spesso “dal basso”, filtrato dallo sguardo infantile di Pin, mentre in Mammeri la guerra anticoloniale richiede decisioni immediate e coinvolgimento diretto, accentuando la tensione tra riflessione e azione (Boukhatem, 2020, p. 17). In questo senso, il contesto storico influenza la modalità di intervento dell’intellettuale: nella Resistenza italiana prevale la mediazione morale e ideologica, nell’Anticolonialismo algerino la prassi diventa necessità storica.

La formazione culturale e il legame con la comunità caratterizzano ulteriormente le due figure. Kim è radicato nel tessuto sociale ligure, ma la sua educazione e i contatti con altri intellettuali gli consentono di elaborare un pensiero critico che guida le azioni della brigata (Calvino, 1947, pp. 128-130). Bachir Lazrak, pur essendo formato in Francia, deve riconciliare la sua cultura occidentale con l’identità e i valori del villaggio, facendo emergere una dialettica tra sapere cosmopolita e impegno locale (Mammeri, 1965, pp. 145-147). Entrambi incarnano la funzione gramsciana di intellettuale organico, che nasce con la comunità e contribuisce alla sua coesione e emancipazione (Gramsci, 1975, Q. 11, p.12).

4.1. Strategie narrative e simbolismo

La forma narrativa e il simbolismo rafforzano la rappresentazione dell’intellettuale. In Calvino (Calvino, 1947, pp. 40-42), la prospettiva infantile di Pin mette in evidenza l’idealismo e le contraddizioni dei partigiani, e il simbolismo del bosco e dei nidi richiama la fragilità della Resistenza ma anche la possibilità di crescita e emancipazione della coscienza individuale,(Milanini, 1990, p. 61).

In Mammeri (1965, pp. 145-147), il simbolismo dell’opium e del bastone, riflette la tensione tra modernità e tradizione. I villaggi della Kabylie diventano spazi in cui si costruisce la coscienza politica, e le descrizioni della vita quotidiana e dei rituali locali mostrano come l’intellettuale operi concretamente per trasformare la cultura in azione rivoluzionaria,(Samson, 2014, pp. 115-116).

La differenza principale riguarda il punto di vista: in Calvino, il filtro infantile crea una prospettiva morale e psicologica, mentre in Mammeri prevale un punto di vista storico-sociale, centrato sulla funzione politica e identitaria. In entrambi i casi, il simbolismo funge da veicolo ideologico e strumento di comprensione etico-storica.

4.2. Ideologia e impegno politico

Gli intellettuali organici mediano tra coscienza individuale e collettiva, traducendo conoscenze e valori in azioni concrete. In Italia, Calvino mostra la complessità morale della Resistenza; in Algeria, Mammeri sottolinea l’urgenza storica dell’azione anticoloniale. Come osserva Gramsci:“Il problema della creazione di un nuovo strato di intellettuali consiste nell’elaborare criticamente l’attività intellettuale che esiste in ogni uomo” (Gramsci, 1975, Q. 11, p. 12).

In entrambi i contesti, la funzione dell’intellettuale organico è trasformare la conoscenza in azione politica e sociale, fungendo da guida morale e da catalizzatore di coscienza collettiva.

4.3. Intellettuale, etica e impegno

Il concetto di intellettuale organico, così come definito da Gramsci, non può essere separato dall’etica e dall’impegno politico, poiché la funzione dell’intellettuale si realizza attraverso la mediazione tra coscienza individuale e responsabilità collettiva. In questo senso, sia Kim in Il sentiero dei nidi di ragno sia Bachir Lazrak in L’Opium et le bâton incarnano un modello di intellettuale in cui riflessione morale e azione concreta si intrecciano indissolubilmente.

  • Kim: coscienza morale e guida educativa : In Calvino (1947, pp. 112-116), Kim rappresenta un’intellettualità profondamente etica, che si manifesta attraverso la capacità di orientare i compagni partigiani e, indirettamente, il giovane Pin. Egli non impone regole rigide, ma stimola una riflessione sulle ragioni ideologiche e morali della Resistenza, mostrando che l’impegno politico non può prescindere dall’etica personale (Milanini, 1990, pp. 57-59). La sua funzione educativa, filtrata attraverso lo sguardo di Pin, mette in luce come la conoscenza critica e l’azione morale debbano procedere insieme: l’intellettuale trasforma la riflessione in pratica, rendendo l’ideale concreto senza alienare la coscienza del singolo.

  • Bachir Lazrak: responsabilità storica e impegno collettivo : Nei romanzi di Mammeri, l’intellettuale algerino si confronta con un contesto di urgenza storica, dove la neutralità equivale all’inerzia e la scelta etica coincide con l’impegno politico. Bachir Lazrak(Mammeri, 1965, pp. 89-92) trasforma la propria formazione in strumento di liberazione nazionale, ponendo la cultura al servizio della comunità (Samson, 2014, p. 112). La sua etica si fonda sulla responsabilità collettiva: il sapere diventa mezzo per costruire una coscienza nazionale e orientare l’azione rivoluzionaria (Boukhatem, 2020, p. 45). L’intellettuale è così agente storico e custode dei valori morali della comunità.

  • Comparazione: etica, responsabilità e prassi : La comparazione evidenzia due declinazioni dell’etica dell’intellettuale. In Italia, la mediazione tra morale e azione si sviluppa in un contesto di conflitto civile interno, dove l’intellettuale ha spazio per riflettere sulle scelte individuali e sul significato etico della Resistenza (Gramsci, 1975, Q. 12, pp. 1-5). In Algeria, l’urgenza storica del conflitto anticoloniale impone una prassi immediata, in cui l’etica personale si fonde con l’azione collettiva e la responsabilità storica diventa etica politica (Gramsci, 1975, Q. 11, p. 12). Entrambi i modelli mostrano la funzione centrale dell’intellettuale come mediatore tra coscienza individuale e collettiva e come agente di trasformazione etica e sociale.

  • Simbolismo e azione etica : La narrativa e il simbolismo rafforzano questa dimensione etica. Nel romanzo di Calvino (1947, pp. 40-42), il bosco e i nidi rappresentano il terreno di crescita morale e formativa, in cui l’intellettuale guida la coscienza individuale e collettiva ( Milanini, 1990, p. 61). In Mammeri, l’opium e il bastone simboleggiano la responsabilità e il peso dell’impegno storico: la cultura diventa strumento per orientare l’azione e costruire una comunità consapevole (Samson, 2014, pp. 115-116).

4.4. Etica e memoria collettiva

Oltre a guidare l’azione politica, gli intellettuali organici contribuiscono alla costruzione della memoria storica e culturale delle rispettive Resistenze. La loro funzione non si esaurisce nel presente del conflitto: l’intellettuale diventa custode dei valori morali, della coscienza collettiva e del senso storico della lotta.

In Il sentiero dei nidi di ragno, Kim trasmette le ragioni etiche e politiche della Resistenza, trasformando episodi quotidiani in insegnamenti morali e storici (Milanini, 1990, p. 63). In L’Opium et le bâton, Bachir Lazrak e gli intellettuali algerini creano una memoria collettiva della liberazione nazionale, radicata nei valori identitari e nella coscienza comunitaria (Samson, 2014, pp. 115-116).

In entrambe le opere, l’intellettuale organico diventa un agente di continuità etica e storica, un ponte tra esperienza vissuta e narrazione, tra azione presente e memoria futura. La funzione gramsciana si realizza pienamente: l’intellettuale non solo media tra coscienza individuale e collettiva, ma plasma la comprensione storica e morale della comunità, garantendo che l’impegno politico e etico non si perda nel tempo (Gramsci, 1975, Q. 11, p. 12).

Conclusione

L’analisi comparativa di Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e L’Opium et le bâton di Mouloud Mammeri mette in luce la complessità della figura dell’intellettuale organico nelle diverse Resistenze: antifascista in Italia e anticoloniale in Algeria. Entrambe le opere mostrano come l’intellettuale, lontano dall’essere un osservatore passivo, diventi un agente storico capace di mediare tra coscienza individuale e collettiva, unendo riflessione critica, etica e azione politica (Gramsci, 1975, Q. 11-12).

In Italia, la figura di Kim rappresenta un intellettuale riflessivo, impegnato nella mediazione morale e pedagogica, che guida la brigata e accompagna Pin nella comprensione delle ragioni ideali e pratiche della Resistenza (Calvino, 1947, pp. 112-116; Milanini, 1990, pp. 57-59). La sua azione mostra come l’impegno politico possa fondarsi su una coscienza etica personale, permettendo una riflessione critica sulle scelte individuali in un contesto di conflitto civile interno.

In Algeria, Bachir Lazrak incarna un modello di intellettuale in cui l’etica si intreccia indissolubilmente con l’urgenza storica del conflitto anticoloniale. La sua funzione organica consiste nel trasformare il sapere in strumento di liberazione nazionale, orientando l’azione collettiva e costruendo una coscienza politica condivisa (Mammeri, 1965, pp. 89-92; Samson, 2014, p. 112; Boukhatem, 2020, p. 45). Qui l’intellettuale non può sottrarsi alla responsabilità storica: il suo impegno è immediato, pragmatico e indispensabile per la sopravvivenza e la coesione della comunità.

La comparazione tra i due modelli evidenzia sia differenze che somiglianze. Differenze nei contesti storici e nelle urgenze politiche: nella Resistenza italiana prevale la mediazione educativa e morale, nell’Anticolonialismo algerino l’azione politica è necessità storica. Somiglianze nella funzione sociale e ideologica: in entrambi i casi, l’intellettuale organico media tra individuo e collettività, tra pensiero critico e azione pratica, incarnando la visione gramsciana di soggetto storico impegnato nella trasformazione della società (Gramsci, 1975, Q. 11-12).

Infine, entrambe le opere mostrano come l’intellettuale contribuisca alla costruzione della memoria collettiva. Kim e Bachir Lazrak diventano custodi dei valori morali, della coscienza storica e della consapevolezza politica, trasmettendo alle generazioni future insegnamenti etici e pratici. La letteratura, in questo senso, non è solo narrazione, ma strumento di formazione e di conservazione della memoria storica e della coscienza civica, trasformando l’impegno individuale in patrimonio collettivo (Calvino, 1947, pp. 128-130; Mammeri, 1965, pp. 145-147; Milanini, 1990, p. 63; Samson, 2014, pp. 115-116).

Lo studio dimostra che, pur in contesti storici e culturali differenti, la funzione dell’intellettuale organico rimane costante: mediare tra etica e azione, guidare la collettività e contribuire alla costruzione di una memoria storica consapevole. Calvino e Mammeri offrono così due modelli complementari di intellettuale, capaci di incarnare l’ideale gramsciano di soggetto storico impegnato nella trasformazione sociale, morale e culturale della propria comunità.

7. Bibliografia

Boukhatem, S. (2020). L’Opium et le bâton : Lorsque l’engagement passe de l’écrit à l’écran. Revue El Mawrouth, 8 (1, Suppl.), 11–20.

Calvino, I. (1947). Il sentiero dei nidi di ragno. Torino, Italy: Einaudi.

Calvino, I. (2016). Il sentiero dei nidi di ragno. Milano, Italy: Mondadori. (Original work published 1947)

Diouf, M. (2017). Intellectuel, langue d’Ésope: Le meilleur et le pire. Paris, France: L’Harmattan.

Gramsci, A. (1975). Quaderni del carcere (V. Gerratana, Ed.). Torino, Italy: Einaudi.

Mammeri, M. (1965). L’Opium et le bâton. Paris, France: Plon.

Mammeri, M. (1992). L’Opium et le bâton. Paris, France: La Découverte.

Mammeri, M. (2012). L’Opium et le bâton. Paris, France: Points. (Original work published 1965)

Milanini, C. (1990). L’utopia discontinua: Italo Calvino e il racconto della Resistenza. Milano, Italy: Mondadori.

Re, L. (1990). Calvino and the age of neorealism: Fables of estrangement. Stanford, CA: Stanford University Press.

Samson, H. (2014). Mouloud Mammeri: L’Opium et le bâton. Étude critique. Paris, France: Honoré Champion.

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