Scrittura ibrida : neoplurilinguismo e multiculturalismo in “scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous

التعدد اللغوي والثقافي، في رواية صراع الحضارات حول مصعد في ساحة فيتوريو للكاتب عمارة لخوص

Néoplurilinguisme et multiculturalisme dans le « choc des civilisations sur un ascenseur de la Piazza Vittorio » d’Amara Lakhous

Hybrid writing: multilingualism and multiculturalism in “Clash of civilizations over an elevator in piazza Vittorio”, by Amara LAKHOUS

Soraya Hamadène et Souad Khelouiati

p. 39-55

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Soraya Hamadène et Souad Khelouiati, « Scrittura ibrida : neoplurilinguismo e multiculturalismo in “scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous », Aleph, Vol 12 (1) | 2025, 39-55.

Référence électronique

Soraya Hamadène et Souad Khelouiati, « Scrittura ibrida : neoplurilinguismo e multiculturalismo in “scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous », Aleph [En ligne], Vol 12 (1) | 2025, mis en ligne le 05 janvier 2025, consulté le 26 mai 2025. URL : https://aleph.edinum.org/14547

La letteratura dell’immigrazione ha giocato il ruolo di un mediante oppure un ponte che lega tra due o più culture e lingue totalmente diversi.

Allora in questo articolo ; trattiamo il tema della diversità linguistica e cultrale prendendo come esempio il romanzo “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio” di Amara LAKHOUS (uno scrittore italo-algerino).

Prima di tutto diamo un’occhiata alla letteratura dell’immigrazione italiana, poi, analizziamo i personaggi della trama per quanto riguada le loro origini, le loro abitudini e la loro lingua usata in Italia.

Alla fine, parliamo del rapporto tra il Neoplurilinguismo, multiculturalismo e la letteratura dell’immigrazione.

يعتبر أدب المهجر من بين الأداب الغنية بمميزات كثيرة تميزه عن باقي الأداب.

ومن خلال دراستنا لأحد روايات الكاتب الجزائري الإيطالي عمارة لخوص < صراع الحضارات حول مصعد في ساحة فيتوريو>، تناولنا إحدى مميزات ادب المهجر ألا وهي التعدد اللغوي والثقافي وهي موضوع مقالنا هذا ومدى ارتباطها بالهجرة.

وقبل الغوص في بحر اللغات والثقافة المصورة في هذه الرواية عن طريق حكايات وقصص أبطالها المرتبطة بحادثة مقتل أحد سكان المبنى، سنتحدث على ادب المهجر نشأته وتطوره.

أخيرا سنتعرف على العلاقة التي تربط ما بين التعدد الثقافي، التعدد اللغوي وادب الهجرة.

La littérature de l’immigration joue le rôle de pont entre deux ou plusieurs cultures et langues très différentes.

Dans cet article, nous abordons le thème de la diversité culturelle et linguistique à travers le roman d’Amara Lakhous Choc des civilisations pour un ascenseur piazza Vittorio.

Nous commençons par définir la littérature italienne de l’immigration, puis nous analysons les personnages du roman en fonction de leurs origines, de leurs habitudes et de la langue qu’ils utilisent en Italie.

Enfin, nous examinons la relation entre le néoplurilinguisme, le multiculturalisme et la littérature de l’immigration.

Immigration literature plays the role of a bridge that links two or more very different cultures and languages.

In this paper, we deal with the theme of cultural and linguistic diversity using the novel of Amara LAKHOUS “Clash of civilizations over an elevator in piazza Vittorio” as an example.

First, we try to define the Italian immigration literature, and then we analyse the characters of the novel regarding their origins, habits and their language used in Italy.

In the end, we will talk about the relationship between neoplurilinguism, multiculturalism and the immigration literature.

Introduzione

L’Italia è cambiata in pochissimo tempo da un paese di emigrazione ad un paese di immigrazione che raccoglie oggi un numero elevato dagli immigrati, che provengono da per tutto per cercare una vita migliore.

Da questo fenomeno nasce un disaccordo tra gli immigrati e gli italiani, che ha provocato per esempio il razzismo e l’omocidio. Da un’altra parte nasce un accordo tra gli immigrati ed i nativi (ospitanti) e ben presto, l’indagine si allarga e investe l’ambito culturale, coinvolgendo direttamente gli stessi immigrati che hanno cominciato a raccontare le proprie esperienze con l’aiuto dei giornalisti o scrittori italiani oppure un’esperienza raccontata da loro stessi.

Da questo è nata una letteratura con delle caratteristiche diverse delle altre letterature ; “la letterattura dell’immigrazione” che è stata cresciuta e sviluppata attraverso il tempo, da una scrittura a quattro mani fino a quella della seconda generazione, e lungo questo itenirario la letteratura dell’immigrazione ha acquisito altre forme e caratteristiche.

Questa letteratura si basa sui temi legati all’immigrazione : il problema dell’identità, la situazione degli immigrati in Italia, la nostalgia e il problema della lingua.

Attraverso la nostra ricerca proviamo ad analizzare il racconto dei personaggi del romanzo “scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous approposito dell’omicidio avvenuto nel palazzo in cui vivono tutti questi personaggi basando sulle loro origine, la loro lingua e cultura, un’altra cosa che vogliamo scoprire è : il perché della scelta dell’Italia e soprattutto Roma per vivere.

Poi, analizzando questo stesso romanzo vogliamo mettere in evidenza questo tesoro scoperto leggendo il romanzo ; una richezza linguistica e culturale, la domanda che si porre a proposito di questa meticcia : se e come Lakhous è riuscito ad emanciparsi dalle strategie stereotipate e di realizzare l’intenzione dichiarata di creare un ponte fra le due lingue e le due culture.

Un’altra cosa è il multiculturalismo ; un termine che è entrato nell’uso comune degli anni ottanta, e si intende la presenza di più culture nella stessa aerea. Ma quello che vogliamo scoprire nello stesso romanzo è il legame tra il multiculturalismo di oggi e l’immigrazione soprattutto in Italia ; il luogo dov’è successo l’incidente.

Il multiculturalismo è sempre legato al multilinguismo dunque bisogna sapere che c’è un altro termine legato a questi due ultimi “il Neoplurilinguismo” conosciuto a partire degli ultimi decenni anni del Novecento ; e si intende la presenza di più lingue portate dagli immigrati, il caso che vogliamo presentare in questo articolo basando sulle diverse lingue e dialetti usati dai personaggi di Lakhous in quel romanzo.

1. Letteratura dell’immigrazione italiana

1.1. L’omicidio di Jerry Masslo

Jerry Masslo è un giovane sudafricano rifugiato in Italia, viene assassinato da una banda di criminali, questa tragedia ha colpito l’opinione pubblica ed ha portato ad una riforma della normativa per il riconoscimento dello status di rifugiato.

Jerry è infatti considerato il primo straniero che ha cambiato il pensiero dell’Italia riguardo questo contesto.

Jerry è nato ad Umtata, nel sudafrica, durante gli anni dell’Apartheid1 ha perso suo padre dopo un interrogatorio poliziesco e una dei suoi 3 figli di 7 anni, uccisa da un colpo di pistola di un poliziotto, dopo queste vicende sanguenose e dolorosi ha diciso di lascire il paese per l’Europa, ha lasciato la moglie insieme ai 2 banbini nello Zimbabwe, ha diciso con il fratello di imbarcarsi clandestinamente per l’Europa. Ma durante il viaggio suo fratello non si sente dunque Jerry è costretto a scendere per comprare i medici, durante questo tempo la nave ha ripreso la sua distinazione e non ebbe nessuna notizia di suo fratello.

Con i pochi oggetti di valore che aveva, ha potuto comprare un biglietto aereo per Roma, arrivando, ha chiesto l’asilo politico ma gli viene negato perché la legge prevedeva asilo politico solo per i cittadini dell’Est Europa.

Dopo questo rifiuto si trasferisce a Villa Literno dove lavorava nei campi alla raccolta dei pomodori insieme a migliaia di immigrati.

La sera del 24 agosto 1989, il giovane Jerry che voleva avere una vità migliore arrivando in Italia viene assassinato da quattro persone che prima volevano rubare i soldi degli immigrati perché loro sanno che gli immigrati portavano tutto il denaro con sé, visto che non hanno un posto sicuro dove possono nasconderlo ; il povero Jerry ha rifiutato di dare ai ladri i soldi di due mesi di raccolto e viene colpito all’addome con tre colpi di pistola.

In seguito a quest’omicidio nasce la prima legge che diffende l’immigrato, la cosidetta Legge Martelli del 1990. Tahar ben Jelloun ha dedicato a questo episodio il racconto Villa Literno, inserito in Dove lo stato non c’è 1991 in cui discrive la situazione lavorativa dagli immigrati in Italia e l’ignoranza dello stato verso questo problema. Da questa tragedia è nata la letteratura dell’immigrazione italiana.

1.2. Brevi storia della letteratura dell’immigrazione

La definizione di letteratura migrante è stata utilizzata per la prima volta in Italia da Armando Gnisci negli anni Novanta per designare le opere scritte in italiano da autori stranieri, provenienti per lo più dal flusso migratorio degli anni Ottanta.

È dai primi anni Novanta che comincia a nascere una “letteratura italiana dell’immigrazione”, L’espressione “letteratura italiana dell’immigrazione” è stata utilizzata da Lucia Quaquarelli in L. Quaquarelli (a cura di), Certi confini. Sulla letteratura italiana dell’immigrazione, cit, per indicare la produzione di quegli autori che « sono arrivati in Italia a seguito dei recenti movimenti migratori e hanno cominciato a scrivere in italiano senza “essere” italiani, provenendo cioè da tradizioni culturali e letterarie non italiane (o non solo italiane), e sovvertendo così i confini della nostra letteratura, “minacciandone” lo statuto nazionale e di tale statuto minando il carattere “certo” e, probabilmente la pertinenza » (p. 10)

Questa produzione letteraria è iniziata dopo l’omicidio del giovane Jerry Essan Masslo sudafricano in Villa Litorno in Italia. Questo tipo di letteratura è caratterizzato da tre fasi.

Durante la prima fase, negli primi anni ‘90 ci si è trovati di fronte a testi scritti a quattro mani, nei quali l’autore migrante veniva affiancato da uno scrittore o da un giornalista italiano. Questi primi scritti, generalmente autobiografici, una sorta di reportage e di testimonianza sulle difficili condizioni di viaggio e di accoglienza degli immigrati, hanno fatto registrare un acceso interesse da parte di case editrici importanti : la Garzanti ha pubblicato Io,venditore di elefanti del senegalese Pap Khouma, Theoria Immigrato del marocchino Salah Methnani, De Agostini La promessa di Hamadi del senegalese Saidou Moussa Ba e le edizioni e/o Volevo diventare bianca della francese di origine algerina Nassera Chohra. e Dove lo stato non c’è di Tahar Ben Jelloun in collaborazione con Egi Volterrani nel 1991.

La seconda fase intorno alla metà degli anni novanta è una fase di creatività fortemente ancorata agli elementi culturali del paese di provenienza. Le opere vengono scritte interamente in italiano da autori che si sono, per così dire, affrancati si possono citare l’algerino Amara Lakhous, che ha pubblicato il suo Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio. In questo periodo nascono anche premi per scrittori immigrati.

La terza fase è quella dell’apparizione della “letteratura di seconda generazione” che è costituita dagli scritti dei figli di immigrati approdati in Italia durante gli anni ’70 e ’80, questi scrittori sono nati in Italia o vi sono giunti da molto piccoli, pertanto hanno frequentato scuole italiane, e hanno vissuto in un contesto italiano, assimilandone piena­mente la cultura. Tra gli scritttori di questa generazione ricordiamo la famosa Igiaba Scego.

In questa fase, gli scrittori rivendicano i loro propri diritti e il problema della cittadinanza. (Prof. Hussien Mahmoud. Senza data. In https://www.academia.edu )

Parlando della letteratura d’immigrazione bisogna prima distinguere le tre categorie principali, cioè la letteratura dell’emigrazione, dell’immigrazioni e quella sulla migrazione.

La letteratura dell’emigrazione è comunemente intesa come letteratura dal punto di vista dell’italiano emigrato all’estero. Avendo come punto di partenza geografico l’Italia, questa letteratura va interpretata come la letteratura prodotta dagli italiani emigrati nel mondo ... e sono stati ben 25 milioni negli ultimi 150 anni.

La letteratura sulla migrazione invece ha come tematica la migrazione (emigrazione e immigrazione).2

Bisogna sottolineare a questo proposito che il filone di studi sulla letteratura dell’immigrazione in lingua italiana è nato al di fuori dei confini nazionali, in particolare negli Stati Uniti, grazie a studiosi italiani “militanti” come Graziella Parati, e solo in seguito ha raggiunto l’Italia. Il ritardo è stato parzialmente recuperato grazie al prezioso contributo di docenti come Armando Gnisci e Fulvio Pezzarossa che hanno costruito dai siti web dedicati alla diffusione della letteratura dell’immigrazione. E tra questi siti ricordiamo ;

2. Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio

2.1. Amara Lakhous

“Il mio nome è Amara Lakhous, un nome che in italiano sembra femminile, così che spesso mi chiamano ‘Amaro’ come molti nomi maschili italiani che finiscono per ‘o’, Paolo o Marco, nomi che io ho sempre amato. Non credo tuttavia di essere un uomo amaro perché oggi come oggi mi considero il primo oppositore ad ogni forma di amarezza. Il mio cognome, invece, sembra essere appena arrivato dal registro dell’Anagrafe di Atene, ma io non sono greco, sono nato in Algeria”3

È uno scrittore bilingue (arabo/italiano) nato ad Algeri nel 1970, sesto di nove figli di una famiglia berbera, grazie a sua madre ha imparato il berbero è diventato il più bravo tra suoi fratelli ; “very early on, I started speaking mother tongue, Berber, fluently, making me kind of phenomenon in my neighbourhood and my family. My father was fascinated”4, frequentava da piccolo la scuola coranica dove ha imparato l’arabo classico. Presto viene a contatto con l’arabo dialettale (algerino) che si parla nel suo quartiere ad Algeri, poi impara il francese nella scuola elementare e l’inglese nella scuola media. Il multilinguismo è già una caratteristica precoce nell’infanzia dell’autore, che capisce subito l’importanza di conoscere divirse lingue, suprattutto quando si è trovato in fronte alla nonna berbera per interpretare quello che dicono le zie che sono nate e cresciute in Francia e che non conoscono né l’arabo né il berbero. Durante l’adolescenza legge Mahfouz, Flaubert e Hemingway tutto quello riferisce al suo multiculturalismo e il suo interesse verso le diversità culturali. Dopo la maturità, si iscrive alla facoltà di Filosofia di Algeri, per imparare a pensare con la propria testa e mettere in discussione le basi dell’identità algerina : la religione, la guerra di liberazione, la superiorità maschile. (nel sito di Lakhous : http://www.amaralakhous.com)

Nel 1994 si è laureato ed ha iniziato a lavorare come giornalista alla Radio nazionale algerina a Canale 1 si è occupato di presentare un programma culturale.

Decide di lasciare l’Algeria nel 1995 a causa delle minacce che riceve dai terroristi perché era un giornalista, Grazie ad un amico di nome Roberto, professore di antropologia, ha ricevuto un invito per partecipare ad un seminario sullo scambio interculturale all’Università di Roma.

Alla Sapianza di Roma consegua la sua seconda laurea, in Antropologia culturale e un dottorato con una tesi sugli immigrati arabi musulmani in Italia.

Vissuto in Italia 17 anni prima di trasferirsi a New York.

Vivendo a Roma Lakhous scrive diversi romanzi, il primo era “le cimici e il pirata” (1999), il secondo

“scontro di civiltà per un ascensore a piazza vittorio (2006), “Divorzio all’islamica a viale Marconi (2010), “un pirata piccolo piccolo” (2011), “contesa per un maialino italianissimo a San Salvario (2014) e “La zingarata della verginella di via Ormea”(2014).

Lakhous si difinisce come uno scrittore arabofono ed italofono e lo afferma dicendo “ Io arabizzo l’italiano e italianizzo l’arabo”, ha voluto diventare uno scrittore ben presto e alla fine ha realizzato il suo sogno diventanto uno degli scrittori più importanti della letteratura contemporanea soprattutto quella dell’immigrazione ;

“My dream of becoming a writer began at age 15, when I read Gustave Flaubert’s Madame Bovary. I loved the book. The depth of feeling, the power of the description, Flaubert’s understanding of Madame Bovary all fascinated me. I decided immediately that I would be a writer, remembering Victor Hugo’s challenge : Je veux être Chateaubriand ou rien. So, I said to myself : Je veux être Flaubert ou rien-I want to be Flaubert, or nothing.” Ivi

2.2. La Trama

Sconto di civiltà per un ascensore a piazza vittorio” (2006), riscritto e non tradotto dal romanzo “ Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda” (2003) scritto in arabo, questo romanzo ha vinto il Premio Flaiano per la narrativa 2006, il premio Racamalare- Leonardo Sciascia- 2006 e il premio dei librai algerini 2008 (il più importante premio letterario in Algeria), il romanzo è stato presentato su forma di un film diretto da Isotta Toso e prodotto da Imme Film (2008).

Il titolo di questo romanzo è stato proposto da uno dei personaggi dello stesso romanzo che si chiama “Johan Van Marten”

“Pian piano ho iniziato ad avvicinarmi agli inquilini grazie ai segreti del Neolearismo, e ho scoperto che l’ascensoreè un buon soggetto per un bel film che unisca il Neorealismo e il cinema di Fassbinder. Mi sono venuti in mente splendidi titoli : Catenaccio o Mr. Ascensore o L’ascensore di piazza Vittorio o Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” (Lakhous. 2019. P 89)

Si tratta di un romanzo polifonico : è strutturato in undici coppie di capitoli sotto forma di “verità”, ognuna è seguita da un “ululato” ; un certo commento o revisione, dal punto di vista di Amedeo, il personaggio principale del romanzo, questi “ululati” formano un certo diario, non scritto ma registrato.

L’opera si può leggere a due livelli : quello immediato, di un romanzo giallo al cui centro c’è l’omocidio avvenuto in un condominio nel quartiere multietnico di piazza Vittorio, a Roma ; e quello più profondo, che emerge gradualmente, di una riflessione sulla memoria, sull’identità, sulla verità, sul rapporto tra madrepatria abbandonata e la patria adottiva. (Cecilia Gibellini 2013 : 129)

La storia si focalizza sull’omicidio del “Gladiatore” del suo vero nome Lorenzo Manfredini, il cadavere è stato scoperto nell’ascensore in un condominio situato nella zona romana Piazza Vittorio. La polizia ha accusato Amedeo di aver ucciso il Gladiatore soprattutto quando viene scomparso.

Tutti gli inquilini del palazzo vengono interrogati dal commissario Mauro Bettarini e le loro narrazioni sono descritti sotto forma di “verità” in cui ciascun personaggio racconta la sua vita, le sue origini, la sua quotidianità, come ha incontrato Amedeo, una sola idea che si ripete quella che Amedeo non fosse l’assassino e non fosse un immigrato. Dice Parviz, uno dei personaggi : “Non è lui l’assassino ! Non può avere niente a che fare con questo crimine. Amedeo non si è macchiato del sangue del Gladiatore”(Lakhous 2019 : 27)

Iqbal Amir Allah agginge che ;

“Il signor Amedeo è un ricercato ? Non posso credere a questa accusa. La cosa che mi lascia perplesso è la notizia che tutti i telegiornali hanno trasmesso : il signor Amedeo non è italiano, è immigrato come me. Io non mi fido dei giornalisti della tv, ...” ( Lakhous 2019 : 49)

Attraverso le voci dei vari personaggi scopriamo in breve chi sono :

  • Ahmed, (o Amedeo) Salmiè il personaggio principale, viene da Algeri e conosce l’italiano meglio degli stessi italiani e conosce anche Roma meglio degli stessi romani. Abita nel palazzo insieme con la moglie Stefania Massaro, il suo vero nome è Ahmed e viene chiamato Amedeo per la prima volta dal barista Sandro Dandini :

“C’è una cosa che merita di essere ricordata : quando Sandro mi ha chiesto il mio nome gli ho risposto : « Ahmed ». Ma lui l’ha pronunciato senza la lettera H perché non si usa molto nella lingua italiana, e alla fine mi ha chiamato Amede’, che è un nome italiano e si può abbreviare con Amed” (Lakhous 2019 : 100)

  • Parviz Mansoor Samadi è un rifugiato iraniano, amico di Amedeo. Viene spesso arrestato dalla polizia perchè accusato di vendere droga, facendo finta di dar da mangiare ai piccioni di piazza Santa Maria Maggiore ed è stato aiutato da Amedeo, il suo carattere è molto debole e nostalgico ; “ Quando ricordo i miei bambini : Shadi, Said, Surab, Omar e mia moglie Zeinab mi rattristo molto” (Lakhous 2019 : 19)

Parviz odia sia la pizza sia il governo italiano ma non il popolo italiano credendo che Amedeo sia un vero italiano.

  • Benedetta Esposito soprannominata “la Napoletana”, è la portinaia del palazzo. Lavora lì da quarant’anni, ha dei pregiudizi su tutti i personaggi , è xenofoba ma rispetta Amedeo perchè è l’unico che non usa l’ascensore.

  • Iqbal Amir Allah è originario del Bangladesh. Ha un negozio di alimentari in via La Marmora. Lui vede che la maggior parte degli italiani sono razzisti ma lui può fare la differenza tra un italiano razzista e quello tollerante : “il primo non ti sorride e non risponde al tuo saluto se gli dice ciao, buongiorno o buonasera. (...) Mentre l’italiano tollerante sorride molto e saluta per primo”. (Ivi : 48)

Ha un problema con il nome scritto al contrario.

  • Maria Cristina Gonzalez è peruviana, fa la badante ad un’anziana signora e vive una vita di solitudine e televisione. Non possiede il permesso di soggiorno, il gladiatore la prende sempre in giro.

  • Elisabetta Fabiani abita nel palazzo. Ha una passione per il suo cane, Valentino, e, dopo la sua scomparsa durante una passeggiata al parco, farà di tutto per riaverlo. Odia anche gli immigrati.

  • Antonio Marini è milanese. Vive a Roma a causa del suo lavoro, è assistente al dipartimento di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma. Non gli piace Roma ne anche la gente del Sud discrivendoli come arroganti.

  • Johan Van Marten è olandese. È un grande amante del cinema italiano, venuto a Roma per studiare cinema. Ha chiesto aiuto ad Amedeo per la realizzazione del suo film che vuole ambientare a piazza Vittorio, ed amico del Gladiatore.

  • Sandro Dandini è il proprietario del bar “Dandini”, è romanista e non supporta i napoletani.

  • Abdallah Ben Kadhour è il pescivendolo di piazza Vittorio, viene da Algeri come Amedeo, era amico di suo fratello minore. E la persona che rivela l’identità di Amedeo e la sua tragica storia.

  • Stefania Massaro lavora in un’agenzia di viaggi, ama molto viaggiare, fa volontariato come insegnante di italiano agli immigrati, lì ha conosciuto Amedeo e in seguito hanno deciso di sposarsi pur non sapendo niente del suo passato.

  • Mauro Bettarini è il commissario che si occupa dell’indagine dell’omocidio del Gladiatore.

  • Il Gladiatore ; il suo vero nome è Lorenzo Manfredini, razzista e viene ucciso e trovato nell’ascensore dopo aver ucciso il cane di Elisabetta Fabiani.

Insomma, l’ascensore in questo romanzo simboleggia uno spazio pubblico comune, dove si incontrano diverse persone portatrici di diverse culture, lingue e diverse civiltà. Esiste anche una varietà di stili, generi e voci che rielaborano sempre l’aspetto multiculturale di una scrittura migrante ; questo motiva il grande successo di quest’opera.

3. Neoplurilinguismo e multiculturalismo in “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous

3.1. Neoplurilinguismo e Plurilinguismo

3.1.1. Plurilinguismo

Si designa comunemente con il termine plurilinguismo la condizione in cui due o più lingue siano parlate da uno stesso individuo o collettività. In una visione ancor più ampia, suggerita da Tullio De Mauro, intenderemo per plurilinguismo

“la compresenza sia di linguaggi di tipo diverso (verbale, gestuale, iconico), cioè di tipi diversi di semiòsi, sia di idiomi diversi, sia di diverse norme di realizzazione d’un medesimo idioma” (De Mauro 1977 : 124.).

Alla luce del plurilinguismo che sembra caratterizzare la letteratura dell’immigrazione, appare tante opere scritti dagli immigrati in cui è emerge il pluralismo linguistico dell’Italia multiculturale.

Tra gli scrittori che hanno sperimentato delle forme di scrittura plurilingui, abbiamo citato Amara Lakaus, Tahar Lamri e Sumaya Abdel Qader...ecc.

Plurilinguismo e multilinguismo, due costrutti che vengono spesso usati come sinonimi, in forma sia scritta che orale (con preferenza per il secondo tipo, ‘protetto’ dalla dominante forma anglofona multilingualism) ma che in realtà non sono sinonimi perché i loro significati sono molto diversi l’uno dall’altro. Per multilinguismo si intende infatti la condizione di quei Paesi e di quelle comunità in cui la compresenza di più lingue assume forme tendenzialmente compartimentate (la coesistenza di più lingue all’interno di uno stesso gruppo sociale o di uno stesso territorio, il plurilinguismo implica l’effettiva familiarità dei parlanti con più di una lingua in un rapporto di reciproca integrazione.

Secondo De Mauro, Il plurilinguismo infatti si varia in due tipi : quello esogeno (esterno) che consiste « nella molteplicità di lingue parlate dal genere umano » (De Mauro 1987, p. 90 ; altrimenti denominata ‘diversità esolinguistica’, p. 91) e quello endogeno (o variazione ‘endolinguistica’) che riferisce invece alla diversità i n t e r n a ad una determinata tradizione linguistica che fa riferimento alle interrelazioni che si stabiliscono tra la lingua standard di un Paese e le sue varietà d’uso (geografiche, sociali, situazionali, stilistiche).5

3.1.2. Neoplurilinguismo

Il Neoplurilinguismo è nato dall’incontro della lingua d’origine ed i dialetti dello stesso paese con le nuove lingue aggiunte dell’influsso immigratorio negli ultimi anni del Novecento. Il neoplurilinguismo ; un concetto e un tipo terminologico codificato in modo particolare da Massimo Vedovelli e dai suoi collaboratori, che ne hanno fatto menzione per la prima volta negli Atti del Convegno SLI di Pescara - Chieti del 2007 (Bagna - Barni - Vedovelli 2007)

Vedovelli nella seguente definizione mostra anche le caratteristiche di questo nuovo concetto ;

“Abbiamo chiamato lingue immigrate non semplicemente gli idiomi dei migranti che arrivano e attraversano il Paese senza un chiaro progetto migratorio, ma le lingue ormai stabilmente radicatesi entro lo spazio linguistico nazionale in funzione del radicamento sociale dei loro gruppi di utenti nelle realtà locali e in generale nella nostra società. Esse costituiscono ormai un ulteriore asse dello spazio linguistico italiano, quello del neoplurilinguismo, che si è aggiunto all’asse dell’italiano, a quello dei dialetti, a quello delle lingue delle minoranze di antico insediamento, ognuno articolato in un’ampia gamma di varietà e registri” (Vedovelli 2016, p. 62).

Il neopluriliguismo è presente anche nella letteratura dell’immigrazione, considerato da tanti scrittore come un prestitpo linguistico citando l’esempio di Younis Tawfik che nei suoi romanzi non traduce volutamente alcune parole in arabo. Il suo obiettivo è provocare la stessa sensazione che si prova ascoltando degli stranieri che parlano tra loro in italiano per strada e inseriscono all’interno della conversazione dei termini delle loro lingue madri.

3.2. Multiculturalismo

Il Multiculturalismo può riferirsi a un tipo di organizzazione della politica di un paese. Il primo paese a fare ciò è stato il Canada nel 1988, nella quale la presenza straniera non era solo difesa ma ritenuta una risorsa naturale. Il Canada è quindi un paese che rispetta le differenti identità culturali interagenti. (De Rogatis. 2019. P 2)

Il debatitto sul multiculturalismo in Italia è legato essenzialmente al fenomeno dell’immigrazione ed alla necessità di costruire politiche di riconoscimento identitario, soprattutto con l’aumento del numero degli immigrati presente in Italia. Tuttavia, per poter parlare di multiculturalismo dobbiamo essere disponibile ad accettare e riconoscere la presenza di più culture, e soprattutto passare da un concetto di cultura al singolare a un concetto di cultura al plurale. In questo senso, come testimonia anche la letteratura dell’immigrazione, la società italiana sta prendendo lentamente consapevolezza di questi cambiamenti e, con non poche difficoltà, sta accettando l’evidenza di una pluralità culturale, linguistica e religiosa. (Landolfi. 2014. P 20)

3.3. Plurilinguismo e multiculturalismo in Scontro di civiltà di Amara Lakhous6

L’uso dei dialetti nella letteratura dell’immigrazione è una cosa molto frequentata, Diversi esempi si ritrovano in Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio. Benedetta Esposito, la portinaia del palazzo in cui si svolge la storia, è napoletana e la sua origine emerge nelle sue communicazione insirendo parole del dialetto napolitano, passando dall’italiano al dialetto nelle situazioni che richiedono autocitazioni o citazioni delle proprie parole o di quelle del proprio interlocutore. (Villa Valeria.senza data : 6)

Nell’estratto seguente possiamo vedere un esempio di autocitazione :

“L’ho visto entrare nel portone del palazzo che andava verso l’ascensore, gli ho chiesto : « Guaglio’, addo’ vaje ? »” p. 35

Le parole di Benedetta riportate in corsivo riproducono la frase che lei stessa ha detto in dialetto ad uno dei condomini Amedeo.

Altre parole usate da Benedetta per cambiare il significato giusto delle parole d’origini ;

Stavo per cadere a terra, e lui mi ha guardato seriamente : « Sei la nuova Anna Magnani ! » Questo guaglione biondo è forestiero dalla capa ai piedi perchè è fesso e pazzo. Spesse volte durante l’inverno incontro turisti biondi, maschi e femmine che portano delle magliette a maniche corte, e allora mi fermo perplessa e stupita mi dico : « ma questa gente non tiene paura del raffreddore ? » (p. 34-35)

La portiera ha usato Guaglione per ragazzo, capa per testa, l’uso dell’ausiliare tenere in luogo di avere e criaturi per bambini. Questi parole usate di Benedetta ci mostrano una caratterizzazione diatopica del personaggio. “I giardini di Piazza Vittorio sono i luoghi preferiti dei criaturi cinesi per giocare” (p. 39)

L’uso dei modi dire crea un’ area multiculturale. Citiamo un esempio di un modo di dire molto famoso a Napoli citato da Esposito ; “San Genna’, mettece ‘a mana toja !” (p. 35). Perché i napolitani quando succede un guaio è difficile sentirli exclamare “Dio mio !”. I napolitani infatti preferiscono rivolgersi a qualcuno di più preciso, ai Santi per esempio San Gennaro, come un desiderio di una protezione costante.

Antonio Marini il professore orgolioso imita le parole in milanese di suo padre che voleva incitarlo a lasciare Milano per trasferirsi a Roma :

“Quella di lasciare Milano e venire a Roma non è stata una decisione saggia. Ho ceduto alle pressioni di mio padre : « antonio, te ghe d’andà a roma, lassa minga scapà l’ucasiun de laurà quand ghè l’ucasiun, fieu ! Laurà l’è pregà ! »” (p. 75)

Sandro Dandini il barista usa al suo torno il dialetto romano per esprimere la sua rabbia contro la gente del nord, secondo lui l’intera ricchezza del paese è tenuta da loro e non pensano del resto del paese, e per prenderli in giro ha usato questa frase ; “Fiji de ‘na mignotta !” P 97

Anche per Amara Lakous in Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio l’introduzione della lingua straniera (il persiano) riguarda i nomi di piatti tipici :

“Prima di andare a casa sua passiamo da Iqbal il Bengalese a Piazza Vittorio per comprare il necessario per la festa : riso, pollo, spezie, frutta, birra e vino. [...] ed ecco Amedeo mi apre la porta della cucina : « benvenuto nel tuo regno, Shahrayar, grande sultano della Persia ! » chiude la porta e mi lascia da solo per molte ore. Mi metto subito a preparare i vari piatti iraniani, come il ghormeh sabzi e il kabab kubideh, i kashk badinjan e i kateh. Gli odori che riempiono la cucina mi fanno dimenticare la realtà e mi sembra di essere nella mia cucina a Shiraz” (p 20)

I prestiti talvolta sono l’occasione per citare nomi, luoghi o oggetti del paese d’origine. In proposito si osservi l’estratto seguente estrapolato dal romanzo citato qui sopra, in arabo.

“È triste fare Ramadan lontano da Bagia ! A cosa serve rinunciare a mangiare e a bere, per poi mangiare solo ? Dov’è la voce del muezzin ? Dove il buraq ? Dove cuscus che preparava mamma con le sue mani ? Dove il qalb alluz ? Dove la zlabia ? Dove la harira ? Dove il maqrout ? Come faccio a dimenticare le serate di Ramadan nei quartieri popolari, il ritorno a casa la notte tardi ? La voce di mamma piena di tenerezza, l’amore che incantava il mio orecchio : « figliolo, questo è il momento di suhur »”. (p. 120)

Ne troviamo un altro esempio ; la peruviana Maria Cristina Gonzalez, quando senti la nostalgia verso il paese d’origine, divora cibi peruviani ; “divoro i cibi peruviani, il riso con pollo e il lomo saltado e il sibice...Allora mi aggrappo alle botteglie di birra e di Pisco7 per mettermi al riparo da quella tempesta di tristezza” (p. 68)

Diversamente nell’esempio seguente il personaggio Iqbal Amir Allah mette in risalto che il saluto in arabo gli è rivolto da Amedeo (che lui crede un nativo).

“Il mio lungo soggiorno a Roma mi permette di distinguere tra l’italiano razzizta e il tollerante : il primo non sorride e non risponde al tuo saluto se gli dici ciao,buongionrno o buonasera[...] mentre l’italiano tollerante sorride molto e saluta per primo, come il signor Amedeo che mi sorprende sempre con il suo saluto islamico : « Assalam alikum ». Conosce l’Islam molto bene” (p. 48)

Aggiunge anche un detto del profeta Maometto ripetuto sempre da Amedeo per confermare che quest ultimo sia davvero un musulmano ; “sorridere a qualcuno è come fare un’elemosina” (Ivi)

L’inserimento di parole straniere nel testo italiano diventa anche un mezzo per introdurre un’altra cultura attraverso termini appartenenti ad ambiti diversi : per esempio alcuni parole inglese legati all’ambito cinematografico (serie poliziesche) “Thriller”, “Performance” (p. 63). Puntata di Beautiful sul canale 5 (p 71) ,“WANTED” (p. 127). Parole in francese come “dejà vu” (p. 55) detta da Amedeo per riaffermare il punto di vista di Iqbal ; quello che gli italiani non fanno la distinzione tra gli immigrati onesti e quelli delinquenti. La parola “Merci !” (p. 19 usata da Parviz appresa da Amedeo per rispondere all’offesa di Benedetta. “bébé”, “bibron” e “routine” (p. 105-106), parole usate da Stefania Massaro, l’uso del francese da lei è dovuto al suo lavoro ma anché all’uso del francese da suo marito algerino considerando questa lingua come una seconda lingua in Algeria.

“Bagià” ; un nome citato da Amedeo, da Stefania e anche Abdellah Ben Keddour, è senza dubbio un nome arabo che significa “la gioa”, è il nome della fidanzata di Amedeo assassinata dai terroristi in Algeria ma anche il nome dato alla capitale dell’Algeria “Algeri”. Altri arabismi presente nel romanzo sono : “Hallouf”o porco, “Dhakar” che vuol dire maschio, “Zagharit” ; un certo ululato tipicamente femminile che sottolinea particolari momenti di gioia.

Il multiculturalismo è molto presente nel romanzo Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio attraverso le citazioni di scrittori stranieri e algerini diversi, l’evocazione della storia romana e quella algerina, l’identità dei personaggi e il loro legame con la cultura d’origine e l’uso della lingua madre. La provenienza diversa dei personaggi di questo romanzo è la prima caratteristica del multiculturalismo.

Per esempio ; la citazione di parole “Totem e Tabù di Freud” (p. 56), le parole di Louis Aragon : “La femme est le futur de l’homme ?” (p. 110, la citazione di un verso del corano da Abdellah Ben Keddour : “ Gli ebrei e i cristiani non ti accetteranno finché non seguirai la loro religione” (p. 114), perché lui non supporta la gente che nega il suo origine e quelli chi cambiano i loro nomi.

La presenza dei proverbi che fanno riferimento alla cultura e le tradizioni del paese d’origine del personaggio, citiamo un proverbio algerino citato dallo stesso Ben Keddour : “lasciare il pozzo con il coperchio” (p. 115) che significa no insistere, non deve rivelare ciò che è nascosto tra le sue parole. E come conosce la cultura italiana non ha esitato di citare un proverbio italiano : “L’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza” (p. 116). La citzione anche dei nomi che fanno riferimento non solo alla cultura ma anche alla storia, per esempio “Yousef” e “Luqman” per ricordare i nostri profeti e evocare la questione dell’Islam, “Kunta kinte” che si referisce alla schiavitù, “Caino e Abele” per evocare la storia dei due figli del primo uomo e profeta sul terra “Adamo”e ricordare anche l’omicidio e il sangue perché la storia dei due fratelli è finita con la morte quando Abele viene ucciso da Caino. (p. 116-124).

Conclusioni

La scrittura in lingua non materna rappresenta dunque la discriminante forte di questa letteratura ; ciò che la contraddistingue è l’opzione linguistica spaesata, con tutta la tensione e il disorientamento che questa comporta. (Cecilia Gibellini 2013 : 6)

Il multilinguismo e il multiculturalismo sono due caratteristiche della letteratura dell’immigrazione.

Dopo aver analizzato la narrazione dei personaggi per quanto riguarda il loro soggiorno in Italia e il loro rapporto con il protagonista Ahmed accusato dell’omicidio ; si nota direttamente che c’è un rapporto stretto tra i personaggi della storia e la loro lingua e cultura d’origine, questo legame crea un certo rifiuto dell’integrazione.

La scrittura ibrida non è solo la mescolanza tra le lingue ma anche le identità e le culture che sono l’origine della nascità delle società mitacce.

Il romanzo di Lakhous è considerato come il pasticciacio gaddiano riguarda il dominio di diversi registri letterari e linguistici. E tra gli scrittori che hanno confermato questa idea è Combriatti Daniele (professore associato di italianistica presso l’università Paul-Valéry de Montpellier) dicendo :

“Amara Lakhous, ha ripreso l’ambientazione e il plurilinguismo del romanzo di Emilio Gadda “ Quer pasticciaccio brutto di via merulana”e lo ha cambiato e ri-attualizzato nel suo “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza vittorio”..”(2010 : 180)

La letteratura dell’immigrazione ha trascorso un lungo passaggio per arrivare a quella di oggi passando prima da una scittura di quattro mani fino a quella di seconda generazione.

La perdita della lingua e della terra di origine può creare spaesamento e lacerazioni : il taglio dalla lingua madre porta al bisogno di recuperare parole, suoni, esperienze che possano rimarginare quell’identità frantumata. La scelta del plurilinguismo riflette la “pluridentità” del soggetto migrante, la volontà cioè di non posizionarsi in un luogo definito, ma nel continuo attraverso delle culture e delle lingue.

Per concludere, citiamo una frase dello storico e accademico francese Jaques Le Goff del corriere della sera : “La ricchezza culturale non deriva dalla purezza ma dalla mescolanza” (8 giugno 2000. P. 33) ; perché il multiculturalismo è creato dall’incontro e dall’accetazione dell’alro e non allo scontro il nemico della pluralità, il multiculturalismo è come l’arcobaleno bellessimo con i suoi sette colori e non sara così bello si possiede un solo colore.

Desidero anche concludere questo lavoro con i versi del poeta italocamerunese Ndjock Ngana conosciuto in italiano anche col nome di Teodoro :

vivere una sola vita
in una sola città
in un solo paese
in un solo universo
vivere in un solo mondo
è prigione. (...)

Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà,
conoscere una sola logica
è prigione.
Avere un solo corpo,
un solo pensiero
una sola conoscenza,
una sola essenza,
avere un solo essere
è prigione.

1 Apartheid: il termine è di origine boera e significa separazione, segregazione, isolamento. Il regime più noto di apartheid è stato realizzato in

2 Per ulteriori studi e per chi è interessato al fenomeno della letteratura degli italiani all'estero, riferiamo alla Banca Dati sugli Scrittori di

3 Amara Lakhous, “Non viviamo in un paese, ma in una lingua”, in Elegia dell’esilio compiuto, Sagarana, http://www.sagarana.it/rivista/numero2/elegia.

4 LAKHOUS. Amara, On the quest to write in a third language, in Literacy Hub, <http: //lithub.com/on-the-quest-to-write-in-a-third-language/͕͕͕ co

5 Plurilinguismo in plurilinguismo intr. Did [online] http://www.orioles.it consultato il 24/05/2019

6 In questa parte, le citazioni saranno prese soltanto dal romanzo “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous perciò

7 Parola di origine spagnola; è una bevanda nazionale in Perù e Cile.

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1 Apartheid: il termine è di origine boera e significa separazione, segregazione, isolamento. Il regime più noto di apartheid è stato realizzato in Sudafrica, dal 1943 al 1991, quando Mandela viene scarcerato e vince la sua battaglia antirazzista. Il suo iniziatore è stato Daniel François Malan. (Antonio Nanni- Sergio Abbruciati. 2001. P 14)

2 Per ulteriori studi e per chi è interessato al fenomeno della letteratura degli italiani all'estero, riferiamo alla Banca Dati sugli Scrittori di Lingua Italiana all'Estero (BASILI) all'università di Losanna (istaurata da Jean-Jacques Marchand nel 1992), oltre alla tradizione e alla notevole produzione che essa possiede già e la conseguente ricca bibliografia critica. Il sito è http://www.unil.ch/ital/scripts/letquery.pl

3 Amara Lakhous, “Non viviamo in un paese, ma in una lingua”, in Elegia dell’esilio compiuto, Sagarana, http://www.sagarana.it/rivista/numero2/elegia.html

4 LAKHOUS. Amara, On the quest to write in a third language, in Literacy Hub, <http: //lithub.com/on-the-quest-to-write-in-a-third-language/͕͕͕ consultato il 20/08/2022

5 Plurilinguismo in plurilinguismo intr. Did [online] http://www.orioles.it consultato il 24/05/2019

6 In questa parte, le citazioni saranno prese soltanto dal romanzo “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Amara Lakhous perciò metteremo solo il numero della pagina.

7 Parola di origine spagnola; è una bevanda nazionale in Perù e Cile.

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