Il pensiero calviniano

La pensée calvinienne.

Calvinian Thought

Mahmoud Hamdani

Citer cet article

Référence électronique

Mahmoud Hamdani, « Il pensiero calviniano », Aleph [En ligne],  | 2023, mis en ligne le 22 décembre 2025, consulté le 23 décembre 2025. URL : https://aleph.edinum.org/15516

La leggerezza è una delle categorie centrali del pensiero calviniano (si pensi alle “Lezioni americane”, 1988). A questa leggerezza si oppone ciò che, per l’autore, appesantisce lo sguardo: lo psicologismo e, in parte, l’erotismo, quasi assente nella sua narrativa. Calvino rappresenta la complessità del reale attraverso l’immagine del “labirinto”; per orientarsi in esso, la scrittura elabora una “mappa”. Nelle sue opere ricorre uno sguardo dall’alto – quello di Marco Polo nelle “Città invisibili” (1972) o di Marcovaldo sulla città (1963) – che permette di cartografare il mondo senza distogliere lo sguardo dal dolore umano (come in “La giornata di uno scrutatore”). Pur rifiutando un impegno politico diretto, Calvino mantiene così un rapporto profondamente politico con la realtà.

La légèreté est l’une des catégories majeures retenues par Calvino; à l’inverse, ce qui alourdit l’écriture relève, pour lui, du psychologisme. L’intention de Calvino est pourtant profondément « sérieuse »: loin d’un simple jeu, son œuvre cherche à comprendre l’intensité du réel, figurée par l’image du « labyrinthe ». Pour s’y orienter, l’écriture élabore une « carte ». On retrouve ainsi, dans ses textes, un regard « d’en haut » – celui de Marco Polo dans “Les Villes invisibles” (1972) ou celui de Marcovaldo sur la ville (1963) – qui permet de cartographier le monde sans détourner les yeux de la douleur humaine (comme dans “Le Jour du scrutateur”). Refusant l’engagement politique direct, Calvino n’en propose pas moins une vision du monde profondément politique.

Lightness is one of the key categories in Calvino’s thought (see “Six Memos for the Next Millennium”, 1988). In contrast, what he considers heavy is psychologism—and, to some extent, eroticism, largely absent from his fiction. Calvino represents the complexity of reality through the image of the “labyrinth”; to navigate it, writing draws a “map”. His works often adopt an elevated point of view—Marco Polo’s in “Invisible Cities” (1972) or Marcovaldo’s gaze on the modern city (1963)—that helps to chart the world without turning away from human pain (as in “The Watcher”). Although he rejects direct political involvement, Calvino’s outlook remains profoundly political.

Introduzione

Parlando di Calvino, parliamo sicuramente di uno degli autori italiani più letti al mondo; oggi considerato uno dei più importanti del secolo scorso per la sua capacità di interpretare il secondo Novecento, in tutte le sue forme culturali, filosofiche e narrative. È stato quindi non solo uno scrittore e autore di narrativa, ma anche un intellettuale che ha affrontato, da molteplici punti di vista, problemi politici, sociali e culturali del Belpaese. Calvino infatti si distingue per una straordinaria versatilità: ha abbracciato diversi generi letterari, spaziando dalla narrativa al saggio e alla letteratura per ragazzi; ha toccato tematiche differenti, si è confrontato con poetiche diverse e questa capacità di esplorare, ricercare e sperimentare ha aperto nuovi orizzonti per gli scrittori successivi, anche perché è un atteggiamento profondamente contemporaneo.

Quindi non stiamo parlando di passato, ma di presente. Calvino ha una visione del mondo, della società e dell’arte che è sostanzialmente la nostra.

1. Biografia

Com’è stato spesso ricordato, Calvino nasce a Cuba nel 1923. Tuttavia, la sua famiglia decide ben presto di tornare in Italia e si stabilisce a Sanremo quando lui ha appena due anni. Grande appassionato di scienza, ma anche di politica, si avvicina al Partito Comunista Italiano e vi milita fino al 1956, quando se ne distacca a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, partecipa anche alla Resistenza, un’esperienza che avrà un impatto significativo sulla sua formazione intellettuale e artistica. Dopo la guerra, Calvino si laurea in Lettere a Torino e, in questa città, entra in contatto con Einaudi, una casa editrice nuova all’epoca ma centrale per la cultura italiana. Sarà proprio Cesare Pavese a volere la pubblicazione, nel 1947, del suo primo romanzo: Il sentiero dei nidi di ragno.

Alla fine degli anni Sessanta si trasferisce a Parigi, in Francia, per tornare poi in Italia nel 1980. Durante quegli anni Calvino non abbandona culturalmente l’Italia: anzi, su giornali come Il Corriere della Sera e La Repubblica, interviene sulle tormentate vicende politiche degli anni Settanta.

Con il suo ritorno in Italia inizia un’ultima fase, che durerà tra l’altro poco, perché morirà nel 1985, poco dopo i sessant’anni.

2. Pensiero

Per Calvino, il pensiero è leggero e Calvino è, in certo senso, l’autore di questa leggerezza. Tant’è vero che nelle “Lezioni americane” (1988) la leggerezza è una delle categorie da lui scelte. Ma che cos’è, invece, grave e pesante secondo Calvino? Lo psicologismo lo è; e, in fondo, anche l’erotismo, uno dei grandi assenti della narrativa calviniana.

« […] la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e del linguaggio. » (I. Calvino, Lezioni americane (1988).

Calvino intende anche il proprio ruolo di autore in maniera molto “leggera”, cioè concepisce la letteratura come un progetto: l’autore non deve comparire in modo troppo evidente nell’opera. Questa impostazione è vicina a ciò che, in una fase della critica letteraria, verrà elaborato dallo strutturalismo : l’opera studiata nella sua testualità e nel suo funzionamento di sistema. Si tratta di un orizzonte che dialoga con la formazione culturale di Calvino.

È certo però che l’intenzione di Calvino è un’intenzione molto seria; anche qui, infatti, sono state talvolta proposte interpretazioni piuttosto banalizzanti della sua opera, ridotta a gioco o a un continuo sguardo disincantato e sorridente sulla realtà.

Lo sguardo di Calvino è invece uno sguardo che intende la realtà in maniera completa, definita e rigorosa; è un “gioco serio”: interpretare e comprendere la realtà.

« Ciò che conta più che capire se stessi è capire il mondo che ci contiene (e, semmai, se stessi in negativo). » I. Calvino.

Nessuno più di Calvino ha inteso la complessità del reale, rappresentandola nell’immagine del “labirinto”. Ma come uscire dal labirinto? Come attraversarlo senza smarrirsi? Attraverso quella che diventerà una grande “cifra” della scrittura calviniana: “la mappa”.

Le opere di Calvino determinano quasi sempre uno sguardo dall’alto, uno sguardo che permette di disegnare una mappa. Sarà lo sguardo di Marco Polo nelle “Città invisibili” (1972) o, ancora prima, lo sguardo di Marcovaldo sulla città (1963). Calvino è però anche uno scrittore che non si spaventa di fronte alla realtà e non vuole distogliere lo sguardo dai problemi e dal dolore umano: lo vediamo, ad esempio, in “La giornata di uno scrutatore”, dove i seggi in cui lavora lo scrutatore sono all’interno del Cottolengo, istituto torinese che ospita persone con gravi handicap fisici e mentali.

Calvino è consapevole della complessità del mondo e dell’esistenza umana, del fatto che ci muoviamo in un labirinto vero e proprio che è la vita, alla ricerca di un significato.

Questo labirinto del reale può però essere sfidato e indagato proprio tramite la letteratura, che ci aiuta a tentare di conoscere e comprendere il mondo e prova, di fatto, a tracciare percorsi possibili attraverso la complessità.

Il labirinto della vita non è quindi solo una fonte di smarrimento e di angoscia, ma una sfida: una sfida di esplorazione, di scoperta, di ricerca del significato e anche di se stessi.

Pensandoci per un attimo, ci accorgiamo che anche la letteratura, o la scrittura, è di per sé un labirinto: l’atto di scrivere porta l’autore a navigare tra scelte narrative, strutture complesse e possibilità tendenzialmente infinite.

Il ruolo dell’intellettuale, in questo senso, diventa decisivo: l’arte e la letteratura, in un mondo labirintico, diventano strumenti privilegiati per provare a comprenderlo.

Il ruolo di Calvino è quindi quello di uno scrittore, di un intellettuale impegnato nella riflessione sulle grandi tematiche politiche e civili, ma anche sul ruolo che hanno l’arte e la letteratura nella società.

Calvino è dunque un autore che rifiuta l’impegno diretto in politica, ma non rifiuta la politica: non rinuncia a uno sguardo sul mondo che resta profondamente politico.

3.Opere

Le opere di Calvino nascono da una consapevolezza dell’ambigua complessità del reale, e il concetto del labirinto aiuta a spiegare bene questa visione. Nonostante tutto quello che è stato detto – e qui sta la grandezza di quest’autore – Calvino non ci ha lasciato opere oscure, dallo stile difficile o dalle tematiche incomprensibili. Anzi: sorprende, e ciò lo rende molto contemporaneo, la facilità con cui le opere di Calvino si lasciano leggere. Questo lo rende, ad esempio, un autore particolarmente adatto ai ragazzi: uno stile elegante ma al tempo stesso chiaro e fluido. Qualcuno lo definirà addirittura neoclassico, quasi illuminista. Trame semplici, a volte essenziali, pur affrontando tematiche filosofiche ed esistenziali, quasi metafisiche.

Calvino, insomma, è un autore che sperimenta e studia le strutture narrative, si avvicina allo strutturalismo, ma produce testi semplici e accessibili. È, semplicemente, il genio di Calvino.

4. Esempi

Parlando delle sue opere, si può partire dalla trilogia de “I nostri antenati”: “Il barone rampante”, “Il cavaliere inesistente” e “Il visconte dimezzato”, pubblicati negli anni Cinquanta. Fanno parte di una fase in cui Calvino mescola il romanzo con la favola, il reale con il fantastico. Eppure occorre attenzione: la fiaba e il racconto fantastico non hanno mai, per Calvino, un significato di pura evasione. Non scrive questi romanzi per far evadere il lettore in un mondo fantasioso; usa invece la fantasia per commentare e interpretare la realtà. Proprio attraverso il confronto con un mondo lontano, come quello fantastico, abbiamo l’occasione di capire meglio il nostro. Nelle sue opere, elementi fantastici e fiabeschi si intrecciano con la vita quotidiana. Parliamo di letteratura per ragazzi, ma sono anche romanzi per adulti.

Un altro esempio è Pin, protagonista del primo romanzo pubblicato da Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno. Pin è un ragazzo che si muove in un mondo di adulti e la lotta partigiana che sta vivendo è trasfigurata in un clima fantastico, fiabesco; gli eventi drammatici – la guerra, la morte – sono filtrati dal suo punto di vista di bambino. Un’opera che, per alcuni aspetti, possiamo definire neorealista, mentre per altri sembra un’opera fantastica: i piani della fantasia e della realtà vi si intrecciano.

Un ulteriore esempio è “Marcovaldo”, la storia di un manovale drammaticamente ingenuo che si ritrova a vivere in una città moderna e alienante, costretto a un lavoro altrettanto alienante. Eppure conserva, in qualche modo, uno sguardo fantastico sul mondo e si ritrova, a volte, in situazioni degradate e orribili che egli vive in modo strambo, surreale. Il fantastico, in “Marcovaldo”, è addirittura drammatico e drammaticamente reale. È un’opera seria, che riflette sulla relazione dell’uomo contemporaneo con il labirinto intricato in cui è evidentemente perso questo povero personaggio – e in cui ci sentiamo persi anche noi nel corso della vita.

I temi sono dunque molti: si passa dalla storia alla fantasia, alla riflessione sulla forma narrativa e sul ruolo dell’arte, a racconti fiabeschi o a riscritture. Pensiamo all’“Orlando furioso” raccontato da Calvino o alle vicende di Marco Polo nelle “Città invisibili”. Si passa da testi come le “Lezioni americane” – discorsi che Calvino avrebbe dovuto tenere all’università di Harvard – a raccolte di novelle, per poi arrivare addirittura alle fiabe. Calvino raccoglie le storie popolari di centinaia di luoghi d’Italia e le racconta in modo semplice: è una documentazione preziosa. Molte storie sarebbero andate sostanzialmente perdute, legate com’erano all’oralità.

Calvino ha scritto moltissimo: servirebbe molto più tempo per parlare a fondo delle sue opere, anche perché, allo stato attuale, i suoi libri sono praticamente tutti bestseller.

Conclusione

Per concludere, Calvino intende l’operazione che compie la letteratura – questa distanza, questa astrazione – come un’“estrazione di concretezza”, che è una bellissima definizione della letteratura stessa: in fondo, la letteratura è un’estrazione di concretezza ottenuta con pochi piccoli simboli, cioè con le parole, che possono avere il potere di formare noi stessi e di riformare anche la nostra idea del mondo.

Note

1. Nella critica letteraria, lo strutturalismo è una teoria che considera preminente l’aspetto formale di un’opera: l’opera è creata dai rapporti che intercorrono tra i suoi elementi.

Bibliografia

Baranelli, L. (2008). Bibliografia di Italo Calvino. Edizioni della Normale.

Benussi, C. (1989). Introduzione a Calvino. Laterza.

Daros, P. (1994). Italo Calvino. Hachette.

Frasson-Marin, A. (1986). Italo Calvino et l’imaginaire. Slatkine.

Ossola, C. (2016). Italo Calvino. L’invisibile e il suo dove. Vita e Pensiero.

Mahmoud Hamdani

Università di Algeri 2

© Tous droits réservés à l'auteur de l'article