Introduzione
Intorno al 1960 in Italia si assistette a un periodo in cui si iniziava a dibattere su questi importanti problemi seguendo l’esempio fornito da alcuni politici, giornalisti e studiosi. Era una sorta di presa di coscienza delle questioni fondamentali legate alla libertà di stampa e al diritto all’informazione, che arrivava successivamente, in ritardo rispetto ad altri paesi a democrazia parlamentare. Una stampa quotidiana in crisi che si manifestava in tutta sua gravità con pesanti conseguenze per la vita democratica del paese.
Come era il quadro storico e politico della stampa italiana durante l’occupazione tedesca ? Come era la situazione (economica e politica) della stampa italiana dopo la liberazione ? Come era il quadro politico della stampa italiana negli anni cinquanta ? Quali erano i quotidiani di partito ? Quali erano i giornali più diffusi in Italia dal 1943 fino agli anni sessanta ? Quali erano gli organi del Partito Comunista italiano ? Quali erano i giornali del Partito Socialista ? Quali erano i quotidiani della stampa cattolica ? Quali erano i giornali della destra liberale e monarchica ?
Quali erano i quotidiani della stampa azionista ? Quali erano i quotidiani della stampa liberale ? Quali erano i quotidiani detti « Indipendenti » ? Quali erano i giornali delle formazioni politicheminori ? Come era la stampa italiana negli anni del centrismo ? A queste domande cercherò di dare risposta nel presente capitolo.
1. I primi giornali durante l’occupazione tedesca 1943-1945
1.1. Nel Sud d’Italia
Dopo lo sbarco degli alleati, cominciato il 9 luglio 1943, gli inglesi e gli americani erano entrati a Palermo, tre giorni dopo cadeva Mussolini e cominciavano i quarantacinque giorni badogliani in cui ogni attività politica era vietata ed era proibita la stampa e la diffusione di giornali, riviste non autorizzate dal governo militare in Sicilia. Per controllare e organizzare il settore della stampa gli inglesi e gli americani avevano costituito un organo speciale chiamato « Psychological Warfare Branch (PWB) », Il primo quotidiano dell’Italia liberata dai fascisti e dai tedeschi usciva a Palermo, e naturalmente andava a ruba. Era il 6 agosto 1943, il giornale si chiamava « Sicilia liberata » e usciva sotto il diretto controllo del PWB.
Il formato del quotidiano italiano « Sicilia liberata » era la meta di quello tradizionale dei giornali italiani : due pagine soltanto, divise in 5 colonne, e viene messo in vendita a 60 centesimi. Laprima colonna stampata in inglese : sotto il titolo « English News », raggruppava una sintesi delle notizie di vari fronti di guerra. Un piccolo « inquadrato » in inglese, dava gli orari delle trasmissioni radio alleate. Lo spazio più ampio della prima pagina raggruppava notizie, informazioni e commenti sull’andamento delle operazioni militari in Sicilia : era redatto ad Algeri, dove aveva come sede il quartier generale del comandante alleato Eisenhower. C’erano altre notizie da Roma, sull’attività del governo Badoglio, altre da Berna (Svizzera).
Il 6 agosto 1943 è uscito il primo numero di « Sicilia liberata » che è esaurito in meno di un’ora, poi un secondo numero intitolato « Nuovamente liberata ».
A Catania nell’ottobre 1943 fu autorizzata la ricomparsa di una vecchia testata prefascista : « Il Corriere di Sicilia », la cui gestione venne affidata a un giornalista antifascista Giuseppe Longhitano. A Messina il 4 ottobre 1943 venne autorizzato un organo d’informazione, con la testata « Notiziario di Messina » pubblicato tre volte a settimana, a due pagine, con una tiratura di 5.000 copie. Il primo numero è uscito il 23 ottobre 1943 sotto la direzione di Silvio Longo. Con una colonna riservata alle notizie in lingua inglese a Reggio Calabria il 10 ottobre 1943 con l’autorizzazione del governatore inglese della provincia, venne stampato il quotidiano « Calabria libera » di Carlo La Cava, un quotidiano di due pagine, formato 35x40, composto e stampato a mano, al prezzo di una lira ; è uscito di pomeriggio. Il 22 novembre 1943 compare nelle edicole un nuovo quotidiano, « Il corriere della Calabria », diretto da Franco Cipriani. Poi è uscito il primo numero del giornale « Voce della Calabria » diretto daFilippo Rizzo, sempre con l’accordo del governatore alleato. Fu il primo quotidiano dichiaratamente democristiano uscito nell’Italia liberata, anche se l’iniziativa non fu del partito, ma di Rizzo e di un gruppo di suoi amici. L’armistizio dell’8 settembre determinava una situazione nuova in Italia. Troviamo da una parte delle forze antifasciste, che dopo il 25 luglio avevano ripreso a operare in quella libertà condizionata in cui le aveva tenute Badoglio, e che sono diventate dopo dei fulcri della lotta al nazifascismo e del rinnovamento politico del paese. Dall’altra parte c’era l’occupazione nazista e il secondo fascismo di Mussolini, quello organizzatosi nella cosiddetta Repubblica di Salὸ.
L’articolo 16 prevedeva la sospensione di tutte le leggi fasciste sulla stampa, ma la libertà di espressione era subordinata alle autorizzazioni del comando alleato in Sicilia. Oltre alle autorizzazioni, dipendevano direttamente dagli Alleati la distribuzione della carta e dell’inchiostro e la disponibilità degli impianti tipografici.
Il terzo quotidiano, in ordine di tempo, dell’Italia liberata lo troviamo a Bari, e costituisce un caso unico nelquadro complesso del ritorno alla libertà di stampa : è « La Gazetta del Mezzogiorno » diretto da Luigi De Secly, che riesce a non interrompere le pubblicazioni neppure per un giorno e a non mutare né la proprietà né la testata nei drammatici passaggi dal regime fascista a quello badogliano e poi a quello armistiziale.
In Sardegna, fin dalla primavera del 1943 usciva un solo quotidiano, « L’isola » di Sassari, appartenente alla federazione fascista. L’altro « L’unione sarda » di Cagliari, il più diffuso, aveva dovuto sospendere le pubblicazioni il 27 febbraio a causa dei bombardamenti alleati, le aveva riprese il 19 marzo, poi per cessarle definitivamente l’11 maggio per mancanza di carta e di piombo. Il quotidiano diretto dall’avvocato Jago Siotto e più tardi, da Giuseppe Musio entrambi socialisti, ma nominati dopo la liberazione dal Comitato di Concentrazione antifascista che controllava il quotidiano. Il giornale passava dopo sotto la direzione di Luigi Pirastu comunista, mentre il redattore capo era l’azionista Cessare Pintus. Tra il 1944 e il 1946 a Sassari i partiti antifascisti possono dibattere più liberamente le loro idee sul settimanale « Riscossa », promosso dagli alleati e diretto da Francesco SpanuSatta, mentre « l’isola » apprisce le sue colonne a esponenti di diverse tendenze, restava soprattutto il portavoce del Ceto moderato e conservatore. A Napoli il 4 ottobre 1943, subito dopo la cacciata dei tedeschi e l’arrivo degli anglo-americani, usciva « Il Risorgimento » « fu una creatura », ha scritto Salvatore Rea, era la prima voce che interpretava coerentemente i temi dell’antifascismo e della lotta per il ritorno della libertà a Napoli. « Tutti i giornali di Napoli, data l’impossibilità di riprendere ciascuno la pubblicazione, unirono i loro sforzi tecnici per dar vita a questo unico foglio (il Risorgimento) » i giornali sono : « Il Mattino », « Il corriere di Napoi » e il « Roma ». I direttori del « Risorgimento » erano due : Paolo Scarfoglio ( « Il Mattino » e « Il corriere di Napoli ») e Emilio Scarglione (« Roma ») tutto dunque dipendeva dagli alleati e dal CLN, il quotidiano si presentava con un linguaggio nuovo, e per otto mesi restava l’unico quotidiano della capitale del Sud : « un concerto di voci disperate, solidali però nel possesso della libertà e concordeva nell’indirizzo repubblicano ».
Esce in formato piccolo, ha due paginette, per quel giorno, sono quattro : in più contiene un foglietto umoristico sul primo capodanno di pace, il prezzo era una lira. Le autorizzazioni per la pubblicazione dei quotidiani e periodici erano affidate dalgoverno Badoglio ai prefetti, non c’era ancora una libertà di stampa, ma, intanto, i partiti, i gruppi politici organizzati potevano pubblicare. L’inizio del 1944 in Sicilia nascono « La voce comunista », « Popolo e libertà », democristiano « La voce socialista », « L’azione del popolo » (del Partito d’Azione), « L’ora nuova », « Ricostruzione liberale ». Il MSI (Movimento indipendentista siciliano) ha dato vita a vari periodici a Catania è uscito « La repubblica di Sicilia » , a Palermo « Sicilia Libera » e più tardi « L’indipendente », a Trapani « Sicilia e libertà ».
Dall’altra parte, cioè sulle posizioni unitarie, è uscita « L’unità », fondato a Caltanissetta nel settembre 1943 dall’avvocato Giuseppe Alessi democristiano, che parla di Repubblica e di Costituente, di unità e autonomia contro il separatismo. « L’unità » arriva fino a definire l’armistizio come una base di partenza del separatismo « vergognoso », questo impegno provocava la sospensione del quotidiano e per un po’ di tempo era stampato e diffuso clandestinamente. In altre regioni come in Calabria, in Lucania, nelle Puglie e poi in Campania sono usciti, nei primi mesi del 1944, periodici di partito o di gruppi politici (organi di partito) I partiti politici hanno avuto le loro voci, due avvenimenti cruciali hanno dato un nuovo assetto al quadro politico dell’Italia liberata, il primo è stato il riconoscimento Sovietico del governo di Badoglio il 22 aprile 1944, il secondo avvenimento è legato alla presa di posizione del leader del PCI Palmiro Togliatti, che è stato rientrato in Italia il 27 marzo 1944, è stato a favore della collaborazione col governo del Re in nome della lotta di liberazione nazionale, tutto questo si è delineato nel settore della stampa uno schieramento impegnato su una linea di restaurazione moderata contro il quale si sono battuti invano i primi quotidiani dei partiti antifascisti.
A Palermo la famiglia Ardizzone ottiene l’autorizzazione a riprendere le pubblicazioni del « Giornale di Sicilia » di posizioni politiche centriste e filo-unitarie, a Catania esce un quotidiano liberale « La Sicilia » 1945, « Il notiziariodi Messina » che è stato nelle mani di imprenditori e di esponeneti liberali. A Reggio, accanto a « Calabria libera » (comunista) e alla « Voce di Calabria » (democristiano), appariva un quotidiano socialista « La Luce », diretto da Gugliemo Calarco, poi le tre testate sono cancellate il 25 giugno 1944 ed è uscita una nuova testata indipendente sotto la direzione del giornalista Franco Cipriani « Il tempo ». A Bari oltre alla « Gazzetta del Mezzogiorno » alla fine del 1944 è uscito un giornale di sinistra « La voce », A Salermo è uscito « Il corriere » che è scomparso nel 1944.
« Il Risorgimento » è stato, infatti, il quotidiano il più importante e il più diffuso dell’Italia liberata, ha conosciuto nuovi successi, in agosto 1944 la tiratura del giornale è stato di 284.000 copie, è uscito in agosto « La voce » giornale gestito dai socialsiti e comunisti, uniti dal « patto di unità d’azione » sotto la direzione di : Nino Gaeta (‘socialista) e Eugenio Reale (comunista). Il 14 settembre 1944 è nato « Il giornale » con una tiratura di 15.000 copie di una tendenza « conservatore abbastanza illuminata » diretto da MaulioLupinacci (liberale-Monarchico), poi « il domani d’Italia » poco diffuso. Quando questi quotidiani di partito iniziano nelle province meridionali la loro difficile esistenza, Roma è già liberata, nella capitale si fanno conti della lotta politica e anche quelli del giornalismo libero.
1.2. A Roma
« Quando le truppe alleate sono entrate in Roma all’inizio della settimana scorsa, hanno trovato non meno di venti giornali in circolazione (...). Ciascuno dei quali- per la maggior parte quotidiani- sono stampati in grande formato e tentano in tutti i modi di farsi la concorrenza e aumentare la tiratura ».
Con queste parole il « Corriere di Roma » (quotidiano d’informazione a cura del PWB) del 12 giugno 1944 ha riassunto, nello stile di una nota ufficiosa, la situazione giornalistica nella capitale subito dopo la Liberazione. Sono usciti gli organi dei partiti del CLN, diffusi tra mille rischi nelle ore buie dell’occupazione nazista sono accolti con grande favore dei romani : sono stati « L’unità », « l’Avanti ! », « L’Italia libera », « La voce repubblicana », « Il popolo », « Risorgimento liberale » e poi la « Riscostruzione » (del partito demolaburista), è uscita una nuova testata, « Il tempo », che si è definita « quotidiano socialdemocratico », sono usciti anche tre vecchie conoscenze del giornalismo italiano, « Il messaggero « « Il giornale d’Italia » e « Il popolo di Roma », che erano fino al giorno prima al sevizio di Kesselring e dei fascisti di Salὸ.
Tutti i quotidiani sono usciti a due pagine e hanno costato 50 centesimi, poi dal 22 giugno 1944, una lira. Molti sono stati stampati in vecchie tipografie, con l’energia elettrica razionata e sono diffusi con mezzi di fortuna. Le redazioni dei giornali di partito sono composte quasi esclusivamente da militanti, privi di mestiere ma ricchi di fervore intellettuale e di passione politica, negli altri giornali si sono ritrovati, accanto a qualche giornalista antifascista, professionisti più o meno compromessi con il regime fascista. Cominciavno i camuffamenti e i salvataggi. Il primo problema politico che il PWB ha devuto affrontare è stato quello della violazione degli impegni assunti a suo tempo dagli alleati, di consentire cioè soltanto l’uscita dei quotidiani dei partiti del CLN accanto al proprio organo. La comparsa del « Messaggero di Roma », del « Giornale d’Italia », del « Popolo di Roma » è stato, per gli antifascisti, una vera e propria provocazione ; e l’uscita di una nuova testata nuova, « Il tempo », è stato una trasgressione delle intese. « Il Messaggero », di proprietà dei fratelli Mario e Pio Perrone, sostenitori del fascismo fino al 25 luglio quando è passa alla direzione di Bruno Spampanato. « Il giornale d’Italia » è stato portavoce della destra liberale, è passato durante il fascismo, sotto la proprietà dell’industriale Giovanni Armenise, « Il popolo di Roma », diretto da un gruppo di potenti gerarchi, di cui aveva fatto parte Galeazzo Ciano. Il 9 giugno 1944 gli alleati hanno annunciato di aver fatto cessare la pubblicazione del « Messaggero » e « Il tempo ». « Il tempo » in realtà, è nato dall’intraprendenza di un pubblicitario, Renato Angiolillo, antifascista, che aveva acquistato prima la testata dell’ « Italia » ( un giornale le cui origini risalivano a Cavour, che lo aveva fondato nel 1859 e che per molto tempo era uscito in lingua francese « Italie ».). Il primo numero del « Tempo » è uscito il 6 giugno 1944 con la firma di Leonida Rèpaci è stato un quotidiano socialdemocratico. Dopo il « tempo » il quadro della stampa romana si è allargato, è uscito « Il mondo », diretto da Alberto Cianca, è uscito « il Quotidiano » organo dell’azione cattolica, che si è affiancato al « Popolo » nel sostegno al leader democristiano Alcide De Gasperi ; poi è uscito un nuovo quotidiano sportivo si chiamava « Il corriere dello sport ». È apparso nello stesso periodo sempre a Roma un quotidiano dichiaratamente di destra e monarchico « L’Italia nuova », ostile ai poteri del CNL, è stato l’organo del Partito democratico italiano e lo dirige Enzo Selvaggi. Il periodo della liberazione era un periodo d’oro per la stampa di partito, a metà luglio 1944 le tirature a Roma consentite dagli alleati furono di180.000 copie come mostrava l’elenco dei quotidiani italiani con le tirature in copie :
Quotidiano |
Tiratura in copie |
«Il corriere di Roma» |
42.000 |
« Avanti ! » |
40.000 |
« l’Unità » |
28.000 |
« L’Italia libera » |
23.000 |
« Il popolo » |
20.000 |
« Ricostruzione » |
20.000 |
« Risorgimento liberale » |
20.000 |
« Il tempo » |
20.000 |
« La voce repubblicana » |
13.000 |
« Il quotidiano » |
10.000 |
« l’Italia nuova » |
22.000 |
In totale, 427.000 copie consentite ; parecchie se si considera l’area di diffusione andava ben poco al di là del perimetro di Roma. « Avanti ! » è il quotidiano più diffuso : alcune testimonianze parlano di punte di 400.000 copie, altre, di concorrenti d’allora, concedono le 200.000 copie. « Il risorgimento liberale » più di 100.000 copie nel novembre 1944. Tra i giornali di partito i più interessanti sono « l’Avanti ! », « L’unità » e « Il risorgimento liberale », il successo dell’ « Avanti ! » (quotidiano socialista) ha soprattutto un nome, quello di Pietro Nenni, i cui editoriali brevi, lucidi sono divorati dai lettori, sono anche molto popolari gli articoli di Giuseppe Saragat e di Umberto Calosso. « L’unità » (l’organo del PCI) è molto diffuso, raccoglie gran parte degli intellettuali romani (come redattori), il quotidiano è compilato in gran parte da redattori nuovi al giornalismo erano un gruppo di comunisti. Il giornale conosce un gran successo grazie all’arrivo alla direzione di Palmiro Togliatti una figura molto importante del PCI fortemente impegnato nella politica di unità antifascista e nella costruzione del « Partito nuovo ». Quanto al « Risorgimento liberale », è il caso più nuovo e singolare :il frutto, un po’inglese, il giornale all’inizio non è un organo del PLI non appartiene neanche al partito, ma è proprietà di un gruppo di amici ; Mario Pannunzio, NiccolὸCarandini, Luigi Albertini, Leone Cattani, Francesco Libonati, Enzo Storoni e Raffaele Mauri. Sempre a Roma escono altri quotidiani come : « L’epoca » un giornale di opinione che tira 11.000 copie, ma dura solo un anno e qualche giorno, poi « il secolo XX » un quotidiano liberl-monarchico diretto da Manlio Lupinacci, « L’indipendente » diretto da Giuseppe Longo, « Il Globo » un giornale economico e finanziario, « Il lavoro » della Confederazione generale del lavoro che raggruppa comunisti, socialisti e democristiani tutti questi quotidiani escono tra il 1944-1945. Il 7 giugno 1944 la Federazione nazionale della Stampa italiana (FNSI) soppressa dal fascismo è iniziata la sua nuova esistenza, tutte le forze politiche, dai comunisti ai liberali, vi sono rappresentate, creata proprio per dare nuovi ordinamenti alla professione del giornalismo in Italia.
1.3. A Milano e nelle altre città del Nord
Mentre a Roma e nelle città del Sud il problema della stampa è stata di tipo « rinnovamento o restaurazione », nell’Italia settentrionale il dilemma della stampa era di tipo « rinnovamento o rivoluzione ». Le vecchie testate più importanti nel Nord d’Italia durante il periodo della liberazione sono stati : « Il corriere della sera » a Milano, « Il secolo XIX » e « Il lavoro » a Genova, « La stampa » e « La gazzetta del popolo » a Torino, « Il resto del Carlino » a Bologna, « Il gazzettino » a Venezia, « Il piccolo » a Trieste. Tutti i giornali, periodici e quotidiani sono usciti sotto l’oppressione tedesca e fascista vengono dichiarati soppressi, hanno fatto eccezione i quotidiani « Il sole » un quotidiano economico, « La gazzetta dello sport » e « L’Italia », mentre altri giornali sono pubblicati « provvisoriamente » a Milano e nelle altre città del Nord, i giornali sono stati : « Il risorgimento liberale », « Popolo », « Italia libera », « Avanti ! » e « Unità ». Quanto ai periodici politici di varietà sono potuti uscire solo dietro autorizzazione del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). « Il corriere della sera » è stato edito su iniziativa e per conto degli alleati con la testata « Corriere di Milano » e solo per mantenerlo in vita durante la liberazione, ma il quotidiano è comparso clandestinamente. Nelle altre città del Nord come a Bologna dove è comparso il quotidiano il « Resto del carlino » che ha continuato a sopravvivere durante il periodo del fascismo sotto la direzione di Dino Grandi, poi è uscito un altro quotidiano « La rinascita » una testata comparsa clandestinamente nell’agosto 1943 ad iniziativa dell’Unione nazionale per la pace e libertà, nel settembre 1943 è uscito « L’avvenire d’Italia » che aveva preferito cessare volontariamente le pubblicazioni nel 1944. A Torino dove il quadro del potere economico è stato dominato dalla FIAT e dai suoi proprietari, gli Agnelli, e quindi il problema numero uno dal quale poteva dipendere non soltanto la sopravivenza dei giornali e di tutta l’industria della città. Sono usciti quotidiani come « la stampa » il 10 agosto 1943, « la Gazzetta del popolo » diretto da Massimo Caputo. A Genova è uscito un quotidiano « Il secolo XIX », proprietà dei fratelli Perrone e poi un quotidiano del CLN « Il lavoratore ». A Venezia, invece è uscito « Gazzettino » un quotidiano di proprietà di Talamini poi diretto da Giuseppe Volpi, dopo passa sotto la direzione dei democristiani. Nell’Alto Adige è uscito il giornale la « Voce libera » che prenda il posto del « Piccolo » di proprietà del fascista Rino Alessi. A Firenze oltre al quotidiano « La nazione », che successivamente si è trasformata in « La nazione del popolo » con cinque direttori e molti redattori è uscito l’11 e 12 agosto 1944 « Il nuovo giornale di Firenze ».
2. La stampa di Partito
In Italia subito dopo la liberazione sono usciti dei quotidiani chiamati « organi di partito » altri giornali di Partito che appartengono alle diverse formazioni politiche italiane.
2.1. La stampa azionista
Il congresso del Partito d’Azione, riunito a Firenze nel settembre 1943, decise di pubblicare un’edizione nazionale dell’ « Italia libera », il cui primo numero uscὶ a Roma l’11 settembre del 1943. Diffusa in tutta l’Italia centrale, raggiunse una tiratura di 200.000 copie, nonostante grandissime difficoltà di carattere tecnico e organizzativo.
La redazione era affidata prevalentemente a Leone Ginzburg, Francesco Fancello, Manlio Doria, Carlo Muscetta e Stefano Siglienti nei primi mesi di attività, poi, il giornale era affidato a Leo Valiani e a Emilio Lussu il 19 novembre 1943. L’edizione nazionale dell’ « Italia libera » mantenne la caratterizzazione teorico-dottrinaria propria della stampa d’ispirazione giellista, impegnata non solo e non tanto in una campagna di propaganda politica e d’informazione, quanto piuttosto nel definire e discutere la propria identità politica e il proprio programma. Il giornale dopo si è impegnato subito in un’aperta e violenta polemica contro la monarchia, una battaglia che proseguirà dopo fino alla discussione istituzionale del dopoguerra e nello stesso tempo, sosterrà la necessità di formare « un governo popolare antifascista (...) che possa condurre l’Italia alla pace e alla ricostruzione europea ». L’elemento caratterizzante del giornale azionista rimane l’analisi politica ed economica, l’illuminato riformismo, che si traduce in un programma di rinnovamento economico-sociale già chiaro nelle sue linee essenziali, è un riconoscimento dell’eredità di Gobetti e di Rosseli, a cui il Partito d’azione si manterrà fedele. L’argomento centrale del giornale è stato anche la lotta armata e l’analisi della situazione politica sia nell’Italia liberata sia nell’Italia settentrionale in relazione con gli altri partiti e con la Repubblica sociale italiana. C’erano due edizioni del giornale « L’Italia libera » una a Roma e un’altra a Milano ma hanno avuto lo stesso impegno politico cioè una lotta per creare una nuova coscienza democratica. C’erano altre iniziative editoriali del Partito d’Azione nelle altre regioni italiane come in Piemonte dove uscì regolarmente una serie dell’ « Italia libera » le cui redazione e l’organizzazione furono affidate a Franco Venturi e a Franco Andreis con una collaborazione di Duccio Galimberti. Il giornale riprodusse gli articoli di fondo delle edizioni lombarda e romana, e ha dedicato un ampio spazio alle lotte operaie e alle situazioni locali. Un’altra iniziativa nel Veneto dove l’organo del Partito d’azione assunse la testata « Giustizia e libertà ». A Firenze fin dall’agosto 1943 il Partito d’Azione ha pubblicato un suo giornale, « Oggi e domani », che con il numero del 27 agosto assunse la testata « La libertà ».
« Voci d’officina » che vide la luce nel febbraio del 1944, un organo del Partito d’azione che fustato destinato agli operai, raggiunse la tiratura di 20.000 copie e fu diffuso in tutta l’Italia settentrionale. A Torino furono stampati i primi due numeri del giornale « Nuovi quaderni di Giustizia e libertà » una rivista che ebbe un ruolo di grande importanza nell’elaborazione del programma economico sociale del gruppo che faceva capo al PDA, tirava circa 3.000 copie, e fu diffusa anche in Svizzera, in Inghilterra e negli Stati Uniti. A Milano uscὶ una rivista mensile diretta da Mario Paggi « Lo Stato moderno ». Ci furono altre iniziative ed altri giornali che furono diffusi interno alla metà del 1944 : « Gioventù d’azione », « Azione contadina », « Voce dei campi e delle officine » (Veneto), « la nuova realtà », « La Fiaccola » a Milano tutte furono organi del Partito d’azione.
2.2. La stampa comunista
L’8 settembre 1943, con l’inizio della lotta armata e la costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale, il Partito Comunista appare come la forza politica più preparata e organizzata fra i partiti democratici italiani. Fin dal 1942 erano stati ricostituiti gli organismi di base, in particolare nei grandi complessi industriali dell’Italia settentrionale ; un’intensa campagna di propaganda aveva favorito la formazione di una vasta area di consenso e il ritorno dal confino o dall’estero di molti militanti quello che aveva permesso di ricostruire la direzione del partito tecnicamente e psicologicamente. Il 9 settembre, di fronte all’occupazione tedesca « l’Unità » indice un appello, gli elementi centrali della lotta di liberazione e i temi unitari della battaglia successiva. Il primo numero del quotidiano comunista « L’Unità » esce il 19 settembre a Roma, sotto la direzione di Mario Alicata e Aldo Natoli, collaborando con altri membri della direzione : Di Vittorio, Scoccimaro e Negarville e poi Togliatti nel 1944 con il suo ritorno in Italia. Come tutti i giornali clandestini, il quotidiano del Partito Comunista conobbe delle difficoltà di stampa, ma il giornale raggiunse comunque una tiratura di 8-10.000 copie a Roma inferiore rispetto a quella raggiunta nelle grandi città del Nord, ma molto elevata rispetto agli altri organi di partito. Quando Togliatti tornò in Italia fine marzo 1944, propose alla direzione politica dell’ « Unità » una nuova organizzazione per dare vita a un « governo di carattere transitorio ma forte e autorevole per l’adesione dei grandi partiti di massa, una proposta riconfermata nell’editoriale del 13 aprile 1944 dell’ « Unità » che chiama tutti gli italiani alla grande lotta di liberazione nazionale, rinviando la soluzione del problema istituzionale alla fine delle ostilità. Il Partito Comunista ha elaborato una linea strategica per la diffusione della stampa comunista, dando vita alle riviste come « La Nostra lotta » al giornale delle Brigate Garibaldi, « Il Combattente », e altre pubblicazioni propagandistiche. Fin dai primi numeri, la linea politica della stampa comunista e specialmente dell’ « Unità » si caratterizza per un conseguente impegno nel mobilitare le forze antifasciste e nel rafforzarne il processo di unità in accordo con le direttive del CLN. L’edizione milaneseè stata la più diffusa e seguita di tutta l’Italia settentrionale, per l’organizzazione della rete di distribuzione clandestina, ma soprattutto per lo spazio relativamente ampio riservato ai problemi economici e sociali. Sempre a Milano l’ « Unità » raggiungeva le 15.000 copie, a Torino le 8-10.000 copie, in Liguria le 3.000 copie e la Spezia le 2.000 copie. Nell’ottobre del 1943, un mese dopo l’inizio della lotta partigiana, Pietro Secchia fece uscire a Milano « La Nostra lotta », il quindicinale del Partito Comunista, che stato pubblicato fino alla liberazione, in 35 numeri, una rivista che aveva come obiettivi e caratteristiche quelli di creare un « nuovo ordine » per un migliore « Stato operaio » in Italia. Per quanto riguarda la redazione della rivista, è stata affidata a Eugenio Curiel, la rivista affrontava dei temi e punti nodali della vita politica e sociale del paese, assumendo una posizione molto critica verso il governo Badoglio, l’unità delle classi è stata anche unodei temi costanti della rivista soprattutto il rapporto con il Partito socialista. In altre parole la rivista ha difeso la politica unitaria delle classi attraverso una collaborazione con il partito socialista e aveva una politica di avvicinamento al mondo cattolico. Oltre all’ « Unità » e « La Nostra lotta » il Partito Comunista disponeva e coordinava una vasta rete di periodici sindacali, giovanili di formazione. Nell’ottobre 1943 uscì « Il Combattente », con una funzione informativa e tecnica, non destinato esclusivamente ai comunisti. Dal giugno 1944 uscì « Noi donne » un’organizzazione femminile, un organo dei gruppi di difesa della donna, con varie edizioni regionali, raggiunse una tiratura media di 10.000 copie, nel 1944 il Fronte della Gioventù pubblicò un mensile, il « Bollettino del Fronte della Gioventù » con varie edizioni locali. I comunisti disponevano anche di un giornale sindacale « La fabbrica » che esce dal 1 settembre 1943, un giornale informativo sulle lotte in fabbrica. Sempre nel 1943 venne pubblicato a Roma « Bandiera rossa » organo del movimento comunista d’Italia, poi « Scintilla » con una tiratura di 5.000 copie nel 1944, sono giornali d’ispirazione proletaria e trotzkista, uscirono anche altri giornali sindacali « Stella rossa » a Torino nel 1943 (organo del Partito Comunista integrale) , « Lavoratore » a Milano nel 1943 un giornale di politica proletaria, poi altri due giornali « Prometeo » organo del partito comunista internazionalista, antistalinista e trotzkista che si oppose alla lotta antifascista, « Spartaco » un altro giornale che si presentò come organo del partito comunista indipendente uscì nel 1944, un giornale antiamericano, antimonarchico d’ispirazione filosovietica e molto critico verso il Partito Comunista. Tutta la stampa comunista aveva una caratteristica principale, quella di essere una stampa centralizzata ereditata dalla tradizione internazionalista e dalla clandestinità.
2.3. La stampa socialista
Dopo molte discussioni e per iniziativa di Pietro Nenni venne costituito il PSIUP Partito Socialista di Unità Proletaria il 23 agosto 1943, cosὶ i socialisti diedero inizio alla loro azione politica. Nel gennaio 1944 a Bologna uscì il giornale « Avanti ! » l’organo del PSIUP. La redazione venne affidata a V. Grazia e F. Baroncini, raggiungendo una tiratura di 7-8.000 copie, altre edizioni comparvero a Venezia, Torino e Roma.
L’edizione piùdiffusa dell’ « Avanti ! » rimane quella milanese con una tiratura di 15.000 copie durante gli anni dell’occupazione, con una frequenza trimestrale, a due pagine ed a quattro, sotto la direzione di Morandi, Luzzatto e Veratti, più un gruppo impegnato nella redazione di cui fanno parte Renato CarliBallola e Guido Mazzali. L’edizione romana, invece, è diretta da Eugenio Colorni e Pietro Nenni affiancati da uno staff di redazione. Quanto ai temi maggiori dell’« Avanti ! » sono : netta opposizione a Badoglio, liquidazione del fascismo ed epurazione, ripristino delle libertà democratiche. L’ « Avanti ! », nella sua struttura interna, conserva un’impostazione essenzialmente ideologica e programmatica, riservando la parte centrale del giornale alla discussione politica o all’esame di temi economici, come la socializzazione o la politica agraria. Per iniziativa di Morandi uscì a Milano nel settembre 1944 « Politica di classe » una rivista ideologicadel partito socialista diretta dallo stesso Morandi, la rivista espresse le idee proposte dal Partito Socialista. Sempre per iniziativa di Rodolfo Morandivide la luce, sempre a Milano, nel 1944 « L’Edificazione socialista », una rivista che aveva come sottotitolo « Giornali dei professionisti, dei tecnici e degli impiegati » ne usciranno 9 numeri indirizzati specificamente agli intellettuali e ai tecnici, con l’obiettivo politico di allargare il consenso fra la piccola e media borghesia antifascista. Il Partito Socialista aveva sviluppato una serie di periodici specializzati : per i giovani « Rivoluzione socialista » con diverse edizioni locali, raggiunse una tiratura di 10.000 copie. Su iniziativa di Lelio Basso venne ricostituita l’organizzazione femminile del partito con « La Campagna », un mensile che trattava i problemi della donna lavoratrice . A Milano nello stesso periodo venne pubblicato un giornale dedicato ai contadini « La Terra, Giornale dei lavoratori della terra » nel 1944, poi « L’Operaio giornale dedicato agli operai, con una nuova testata dopo « Il Lavoratore » nel 1945, un altro giornale sempre per iniziativa di Lelio Basso « Rivoluzionario » uscìil 25 ottobre 1943.
2.4. La stampa cattolica
Fin dal 1942 alcuni dei più influenti rappresentanti del vecchio gruppo dirigente popolare, da De Gasperi a Spataro a Gonella a Scelba, avevano ripreso i contatti con i membri dei partiti antifascisti intensificando l’opera di riorganizzazione politica. Una riorganizzazione che poteva contare soprattutto sull’efficiente rete organizzativa delle istituzioni cattoliche : parrocchie, Azione cattolica, FUCI, Movimento dei laureati cattolici, ecc. Stesse organizzazioni ed istituzioni che nel passato avevano offerto un valido contributo al fascismo.
Fra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 i cattolici erano costretti ad affrontare con maggiore decisione i grandi temi politici, in particolare le gravi fratture emerse tra i partiti aderenti al CLN rispetto alla questione istituzionale, oltre alla battaglia resistenziale, s’inserisce la ripresa dell’attività di stampa e propaganda. « Il Popolo » ricominciò a uscire a Roma il 23 ottobre 1943, su iniziativa congiunta di Spataro, Gonella e Scelba, con alcune perplessità da parte di De Gasperi. Il quotidiano venne diretto da Guido Gonella, affiancato nella redazione da Spataro, dal giovane delfino di De Gasperi, Giulio Andreotti, e soprattutto dallo stesso De Gasperi, autori di tanti editoriali politici ed ideologici. Il giornale usciva mensilmente in due pagine di piccolo formato e raggiunse una tiratura di 10.000 copie. Per quanto riguarda le tematiche del quotidiano ci furono dei temi in gran parte legati all’ideologia del partito cattolico e al pensiero cattolico attraverso gli articoli scritti da De Gasperi, altri temi furono : i rapporti tra Stato e Chiesa, la difesa della proprietà privata, la famiglia e la libertà individuale e il tema istituzionale e la necessità di rimandare la scelta fra monarchia e repubblica. Oltre all’edizione romana, esisteva anche l’edizione milanese del « Popolo » che iniziò la pubblicazione nell’agosto 1944, con la liberazione di Roma quando vennero interrotti i contatti e per dei problemi economici soprattutto, nell’edizione milanese furono più frequenti i riferimenti alla lotta armata e alla politica del CLN. A Firenze uscὶ l’edizione clandestina del « Popolo » durante l’occupazione tedesca, Ideale continuazione del « Bolletino di san Marco », un ciclostilato pubblicato da Giorgio La Pira, di cui uscirono numeri durante i 45 giorni, vi collaborarono oltre alla Pira, Vittore Branca e don Francesco Berti. La Democrazia Cristiana dispose di un complesso apparato di stampa e propaganda : uscirono a Roma sempre, negli stessi mesi dell’occupazione, « La Punta », il giornale per i giovani, « In Marcia », un giornale redatto interamente da donne. A Milano uscὶfin dalla primavera 1944 « Democrazia », che ebbe come sottotitolo il moto di Leone XIII, « La democrazia sarà cristiana o non sarà », a Torino uscirono « Per il domani », dal luglio 1944, e « La Vedetta della democrazia cristiana subalpina » nel 1945, a Padova nell’aprile 1944 venne pubblicata « La Libertà », Mentre a Vicenza uscὶ nel 1945 « Il Momento ». Accanto a questi giornali ufficiali della Democrazia Cristiana, ci furonoaltre testate che facevano capo a organismi politici della sinistra cattolica o appartennero ai gruppi di intellettuali cattolici. Altri : « Voce operaia », l’organo del Movimento dei cattolici comunisti diffuso ampiamente soprattutto a Roma dove raggiunse una tiratura di 23.000 copie le tematiche del giornale si avvicinarono a quelle della sinistra, specialmente ai giornali comunisti e azionisti nel richiamare alla necessità della lotta contro fascisti e nazisti a fianco della classe operaia. Un altro giornale « Il Saluto dell’Unità » venne pubblicato dal 14 novembre 1943 fino al dicembre 1945 con lo scioglimento del partito. In Lombardia e in Piemonte ci furono delle edizioni del giornale « La Voce del lavoratore », che uscirono in pochi numeri nel 1944 che appartennero al Movimento dei cattolici comunisti. Il Movimento cristiano sociale a sua volta un gruppo della sinistra cattolica ebbe un suo giornale, « L’Azione », meno diffuso, pubblicato a Roma durante l’occupazione tedesca. A Milano invece, per iniziativa di un gruppo di intellettuali che facevano capo all’università cattolica che participὸ alla Resistenza, fu pubblicato « L’Uomo », il giornale uscὶ nel settembre 1943 al dicembre 1945, fu organo del Movimento per l’unità d’Italia.
2.5. La stampa moderata (liberale) e del CLN
Anche gli esponenti del liberalismofin dal 1942 hanno cominciato a organizzare un movimento antifascista, da cui avrà più tardi origine il Partito liberale italiano. Infatti, tanti intellettualidi cultura liberale e democratica come Amendola, Einaudi, Croce e Sforza rappresentano un impegno diverso nella lotta antifascista. Il leader e l’ideologo indiscusso dell’ideologia liberale in Italia era proprio Benedetto Croce. Il movimento liberale puὸ contare soprattuttosu un solido retroterra economico e culturale e sull’organizzazione di una propaganda politica che era limitata nelle tirature e nel numero delle testate. La stampa del PLI, era relativamente poco numerosa nell’Italia settentrionale, furono distribuiti a Milano 20 giornali contro i 160 comunisti, i 114 azionisti e i 105 socialisti.
Il partito liberale dispose di una serie di quotidiani, i primi ad essere pubblicati furono i : « Quaderni del Partito Liberale », i « Quaderni di Risorgimento liberale » e il « Movimento liberale italiano » , dei saggi scritti da Einaudi e Croce, che furono pubblicati nell’Italia occupata, con la collaborazione fra gli altri, di Umberto Zanotti Bianco, NiccolὸCarandini, di Guido Carli e Leone Cattani. Quindi la stampa liberale rifletté e interpretὸ le proposte ideologiche del Partito liberale. Oltre ai tre quaderni, il Partito liberale ebbe un altro giornale di una posizione moderata espressa da molti aderenti al Comitato delle opposizioni, che ebbe il suo organonella « Ricostruzione » uscito a Roma nel 1943 che recava come sottotitolo « Organo del Partito Liberale italiano ». Un giornale di piccolo formato, ben stampato e molto curato, che nelle edizioni lombarda e piemontese raggiunse una tiratura fra le 6.000 e le 10.000 copie. I quotidiani del Partito liberale esprimono la posizione del Partito rispetto al problema istituzionale, con una linea politica che rinvia la soluzione alla fine delle ostilità, i giornali sembrano sostenere la tesi del mantenimento della monarchia soprattutto il quotidiano « Ricostruzione » nei suoi primi numeri. Stessa posizione espressa nel giornale torinese « L’Opinione » (Risorgimento Liberale edizione piemontese ) di Franco Antonicelli e nell’organo cremonese « Il Caffè » che erano a favore del mantenimento della monarchia.
Altri giornali prendono una linea politica che prevede un rinnovamento delle istituzioni in unquadro sociale, sostanzialmente stabile, basato sulla difesa della legalità democratica garantita da una Costituzione rigida e sulla pluralità dei partiti, in cui il PLI si costituisce come partito di centro con funzione di mediazione fra le opposte interpretazioni e le diverse istanze sociali. L’edizione milanese del « Risorgimento liberale », il cui il primo numero esce nel gennaio 1944, nel 1945 assume un’altra testata « La Libertà (Risorgimento liberale) », si distingue per una maggiore accentuazione dei problemi economici e sociali. Invece l’edizione piemontese di « Risorgimento liberale » assume a sua volta la testata « L’Opinione » nel 1945 e che raggiunge una tiratura di 10.000 copie, pari quasi a quella dei giornali più vasta diffusione. Si precisa che il Piemonte era una regione tradizionalmente liberale e di maggiore consenso.
Altri giornali liberali uscirono in diverse città : a Firenze fu pubblicata « L’Opinione » dal 1944 fino alla liberazione della città, in Veneto apparve nell’aprile 1945 « Veneto liberale » e altre pubblicazioni locali ma a limitatadiffusione, uscirono in Umbria, a Genova, a Pavia e nella Venezia Giulia. Il Movimento giovanile liberale pubblicὸ a Torino, dall’agosto 1944 « Gioventù liberale ». Mentre a Milano nel febbraio 1945 uscὶ il giornale sindacale « La Società liberale ». Anche le formazioni partigiane d’ispirazione liberale ebbero i loro giornali : in Piemonte, dove furononumerosi uscirono nel 1944 « Il Patriota », « Il Risorgimento » nelle Langhe. Le formazioni politiche minori che furonopresenti nella lotta di liberazione come il Partito Repubblicano che apparve dopo la liberazione aveva il suo proprio organo ufficiale ne « La voce Repubblicana », che uscὶ nel 1943 in diverse edizioni nel Lazio, in Lombardia e nell’Emilia Romagna. A Milano uscirono, per iniziativa delle federazione lombarda, « L’Italia del popolo » e « Il Pensiero mazziniano ». Il Partito della democrazia del lavoro pubblicὸ alcuni giornali soprattutto a Roma e nell’Italia centrale dove uscirono « Azione democratica » , « La Democrazia del lavoro » e « Il Progresso » nel 1943. Il Comitato di Liberazione nazionale a sua volta pubblicὸ a Milano il suo proprio giornale « Liberazione » che uscὶ dal 1944 fino al 1945 apparve a Lugano il « Bollettino di notizie », nel Piemonte uscὶ « La Riscossa italiana » nel 1943 stampata dopo in Francia fino alla liberazione con una tiratura di 10.000 copie, « Il Bollettino quotidiano di informazioni » che raggiunse una tiratura di 14.000 copie sempre nel Piemonte. A Biella uscὶ come organo del CLN « L’Informazione alpino » e nel Veneto venne pubblicato « Fratelli d’Italia » dal 25 settembre 1945.
3. La stampa italiana durante gli anni del Centrismo
La campagna elettorale per le elezioni politiche del 1948 coinvolge totalmente, in molti casi con toni apocalittici e senza esclusione di colpi, tutta la stampa. Lo scontro fra la DC e il Fronte democratico popolare, costituito a gennaio dai comunisti e dai socialisti diventa in pratica un referendum fra due mondi opposti. La propaganda inghiotte miliardi ; nascono periodici e quotidiani destinati a durare come una fiammata ; i manifesti, gli opuscoli, i volantini e i comizi si contano a milioni e a migliaia. È uno spiegamento di forze e di mezzi senza precedenti, con visibile prevalenza per lo schieramento anticomunista. Ilfronte moltiplicὸ le edizioni dei giornali fiancheggiatori e ne varò di nuovi. « Milano-sera », per esempio, organizzὸ edizioni per Genova e Torino con testate particolari. A Roma i comunisti, che potevano contare già su « La Repubblica », fondarono il 21 gennaio 1948 « Il paese », quotidiano del mattino diretto da Tomaso Smith. I comunisti, ben più forniti di mezzi dei socialisti, pubblicarono anche un quotidiano esclusivamente elettorale che uscὶ l’8 marzo 1948 e stampὸ l’ultimo numero proprio il giorno del voto : « La gazzetta di Milano » diretto da Giovanni Titta Rosa. Dall’altra parte la stampa cattolica fu, in qualche modo, la più battagliera in questa « crociata » contro il Fronte ; e ricevetteanche rinforzi dalle file del giornalismo liberale, come accadde a Milano dove Indro Montanelli e Angelo Magliano collaborarono con articoli e dichiarazioni all’ « Italia », organo della Curia ambrosiana.
Ci furono altre posizioni anti-frontiste, ma anche di critica alla DC, con un relativo peso giornalistico, i socialdemocratici del PSLI, affiancati da quei socialisti che si erano staccati dal PSI alla costituzione del Fronte, e i repubblicani anche. Il sole nascente dell’Unità socialista poté contare sulle due edizioni dell’ « Umanità », Roma e Milano, su « Mondo nuovo » di Torino e sull’ « Italia socialista » di Roma. Il PRI riuscὶa portare avanti « La voce repubblicana » a Roma e venne appoggiato dal « Mattino del popolo » di Venezia, ormai agli sgoccioli. La propaganda liberale nel 1948 finὶper mescolarsi con quella democristiana. I liberali poterono contare su tre quotidiani fiancheggiatori : « la Gazzetta del popolo », « Il Giornale » di Napoli e il « Sicilia » di Catania. All’estrema destra il Movimento dell’Uomo Qualunque fu diviso e apparve ormai svuotato. I monarchici ebbero « l’Italia nuova » di Selvaggi, che chiuderà il 23 maggio 1948. I neofascisti del MSI solo nel Centro-Sudtrovarono qualche appoggio marginale nella stampa locale. Il Fronte fu nettamente battuto. La Dc conquistὸ il 48.5 % dei voti alla Camera e il 48 % al Senato, Il Fronte ottenne rispettivamente il 31 % e il 30.8 %, Unità socialista ottenne a sua volta il 7.1 % dei voti e 33 deputati. I liberali a loro volta ottennero da 41 a 19 deputati, Repubblicani da 23 a 9, i Qualunquisti scomparvero, i monarchici ottennero 14 seggi, quasi tutti al Sud e 6 deputati del MSI entrarono a Montecitorio. Negli anni del centrismo si consolidὸ quella divisione netta dei giornali in due campi, determinata dalle tensioni politiche del dopoguerra e dalla recente battaglia elettorale (1948), che durerà, salvo qualche eccezione, fino alla metà degli anni Cinquanta. I quotidiani, i periodici, la radio diventarono sempre di più il riflesso dell’azione politica e propagandistica dei vari schieramenti di fronte agli avvenimenti interni e internazionali. Nel pieno della « guerra fredda » il clima interno si fece sempre più teso. Le lotte sociali, nelle quali il PCI impegnὸ la grande forza della Confederazione Generale del Lavoro, vennero contrastate con estrema decisione e durezza dal ministro dell’Interno, il democristiano Mario Scelba. Scontri accaniti, a vote sanguinosi, avvennero nelle piazze e nelle campagne. Il Vaticano si schierò su una linea di lotta senza quartiere al bolscevismo, che in Italia si tradusse in un’ostilità netta contro i comunisti e i socialisti e in un’avversione costante per i laici ; e preme per la rottura dell’unità sindacale. Il 1949 fu un altro anno caldo, con la battaglia per l’ingresso dell’Italia nel Patto atlantico e altri avvenimenti nazionali ed internazionali come la scomunica pronunciata da Pio XII contro i marxisti, l’esplosione della bomba atomica dell’URSS, il blocco sovietico di Berlino, la vittoria finale di Mao Tse-Tung. Poi nel 1950 scoppiὸ la guerra di Corea che suscitὸ un timore di un nuovo conflitto generale e nuove tensioni interne in Italia. Questi furono i fatti più eclatanti, ma ce ne furono di minori che influenzarono molto i giornali e l’opinione pubblica italiana. Nel 1950 due fatti, uno clamoroso l’altro ormai dimenticato, toccarono direttamente la stampa e la libertà d’informazione. Nel luglio 1950 venne ucciso il bandito Giuliano, autore della strage di Portella delle Ginestre e di tanti altri delitti, ma anche oggetto di tenebrose e incredibili trame che inquinarono la vita politica siciliana e toccarono alcune sfere del potere centrale. La vera versione della sua morte venne portata alla luce da due giornalisti dell’ « Europeo », Nicola Adelfi e Tommaso Besozzi che dimostrarono che la versione data dai carabinieri era stata inventata. È una dimostrazioneclamorosa che il diritto all’informazione e il dovere d’informare con esattezza l’opinione pubblica esistevano soltanto sulla carta. L’altro fatto ebbe per protagonista la magistratura romana. Tra il 1950 e il 1951,Il procuratore generale della Repubblica di Roma fece scattare un’offensiva che, sotto il consueto mantello della moralità, morava a colpire i giornali in un settore delicato e importante : la « cronaca nera ». Il magistrato minacciò i direttori e i cronisti romani, contro i quali vennero spiccatedelle denunce : le stesse norme applicate dal fascismo prima con estremo rigore. Fu un grave attacco alla libertà di stampa, ciὸsuscitὸ reazioni vivissimenell’ambiente giornalistico, il 21 aprile 1950, la Federazione della stampa diramὸ un comunicato redatto dal suo presidente, Vittorio Emanuele Orlando protestando e denunciando le minacce contro la libertà di stampa. La tiratura dei periodici natinel 1945 crebbe vertiginosamente. Citiamo due fonti autonome : la rivista « Belfagor » sostiene che la diffusione settimanale deirotocalchi di tutti i generi è di 4 milioni e 500.000 copie e le tirature sono cosìdivise : 400.000 a « Oggi », 250.000 al « Tempo », 200.000 a « Epoca » e « Settimana Incom », 100.000 all’ « Europeo » e a « « Settimo giorno ».
Il giornalista Nello Ajello, che nel 1957 riepilogὸ e commentὸ le vicende dei settimanali diede queste cifre rispettivamente per il 1950, e il 1955 e il 1957 :
Il settimanale |
Tirature 1950 |
Tirature 1955 |
Tirature 1957 |
« Domenica del corriere » |
600.000 |
900.000 |
950.000 |
« Oggi » |
500.000 |
760.000 |
650.000 |
« Epoca » |
200.000 |
500.000 |
430.000 |
« Tempo » |
150.000 |
420.000 |
430.000 |
« L’europeo » |
200.000 |
130.000 |
180.000 |
Tra il 1949 e il 1950 furono avviate due indagini condotte dall’ufficio studi di un grande istituto bancario milanese e dall’Azione cattolica che si concentrarono di confrontare le tirature di alcuni quotidiani e di alcuni periodici come mostrano in migliaia le seguenti cifre :
-
Milano
Quotidiano |
Tirature in migliaia 1949 |
Tirature in migliaia 1950 |
« Corriere della sera » |
300 |
400 |
« Corriere d’informazione » |
140 |
150 |
« L’Unità » |
130 (alla domenica 300) |
150 (alla domenica 350) |
« Corriere lombardo » |
90 |
90 |
« Milano sera » |
70-80 |
70 |
« L’Italia » |
100 |
40 |
« Avanti ! » |
40-50 |
55 |
« Il tempo di Milano » |
20-25 |
50 |
« Il popolo » |
20 |
30-35 |
-
Torino
Quotidiano |
Tirature in migliaia 1949 |
Tirature in migliaia 1950 |
« La stampa » |
180 |
200 |
« La Gazzetta del popolo » |
150 |
60-100 |
« L’Unità » |
50 |
75 |
« Stampa sera » |
80 |
// |
-
Roma
Quotidiano |
Tirature in migliaia 1949 |
Tirature 1950 |
« Il Messaggero » |
140 |
90-140 |
« Il tempo » |
100 |
90-120 |
« L’Unità » |
70-80 |
100-250 ( domenicale) |
« Giornale d’Italia » |
60 |
75 |
« Il Momento » |
30 |
// |
« Il momento -sera » |
45 |
55 |
« Il paese » |
45 |
// |
« Paese-sera » |
25 |
// |
« Avanti ! » |
20 |
// |
« Il quotidiano » |
20 |
// |
« La Voce Repubblicana » |
15 |
// |
« Il popolo » |
25 |
// |
-
Genova
Quotidiano |
Tirature in migliaia 1949 |
Tirature 1950 |
« Il secolo XIX » |
60 |
// |
« Il lavoro » |
30 |
45 |
« L’Unità » |
40 |
40 (70 domenicale) |
« Corriere mercantile » |
15 |
20 |
-
Bologna
Quotidiano |
Tirature in migliaia 1949 |
Tirature 1950 |
« Giorno dell’Emilia » |
120-130 |
120 |
« L’Avvenire d’Italia » |
25-30 |
20 |
« Il progresso d’Italia » |
40 |
// |
4. La stampa italiana dal 1954 al 1961 cambiamenti in scena
Il 3 gennaio 1954 anche l’Italia entrὸ nell’era televisiva. La seconda, grande rivoluzione mediatica del secolo (la prima era stata la radio) e la tv cosὶcominciὸ a mostrare le sue straordinarie potenzialità. A partire dal 1956 il telegiornale diventὸ un appuntamento quotidiano per tantissimi italiani con una formula chiara come quello della Rai e attirὸ legioni di non lettori di giornali. Lo stesso anno e precisamente il 12 aprile 1956 nacque a Milano « Il Giorno » cherappresentὸ una rottura della formula tradizionale dei quotidiani italiani.
Per quanto riguarda le circostanze che determinarono la nascita del « Giorno » ci fu il desiderio che Enrico Mattei, presidente dell’ENI, che sentiva da tempo di avere un proprio strumento giornalistico per contrastare la stampa di impronta confindustriale. L’idea fu quella di dare origine a un quotidiano « radicalmente nuovo e democratico » a Milano il « Giorno » nacque per iniziativa di Mattei e Cino Del Duca. Tutti e due diedero una larga diffusione al quotidiano, con due edizioni : una al mattino e un’altra al pomeriggio. Il redattore-capo era Angelo Rozzini e il vice Paolo Murialdi. « Il Giorno » dedicὸ tante pagine e uno spazio molto importante alle notizie e gli articoli economici e finanziari, altre pagine alla letteratura, alla scienza, alla tecnica e alla moda. Un quotidiano improntato al modello della stampa anglosassone. Il Giornale si presentὸ come un quotidiano di tendenza progressista e di rottura con la tradizione comescrisse il « Times » di Londra. La tiratura del quotidiano superὸ le 100.000 copie per il mattino, e 60.000 copieper il pomeriggio nei primi mesi di sua nascita a Milano dove il « Corriere della sera » dominava. In politicale cose erano diverse il « Giorno » si impegnò a livello internazionale soprattutto sostenne la campagna a favore dei paesi del « Terzo mondo » e del riconoscimento dei movimenti nazionali africani e asiatici ; l’appoggio alle forze che puntavano all’apertura a sinistra, in primo luogo a Fanfani e a Nenni. Queste prese di posizione accompagnarono la lotta che Mattei stava conducendo contro il cartello internazionale del petrolio, principalmente attraverso gli accordi con la Persia e con l’Unione Sovietica che suscitarono enorme scalpore. Il quotidianodiventὸ progressivamente il bersaglio preferito e costante delle forze moderate e dei giornali di centro-destra. E nell’altra parte troviamo gli anti-Mattei, liberali di destra che erano attivissimi dalle colonne del quotidiano liberale « Giornale d’Italia ». Il quotidiano attirὸ anche grandi intellettuali come : Pasolini, Gadda, Bertolucci, Calvino, Manganelli e altri collaboratoti che il « Corriere della sera » non invitὸ perché innovatori, « Il Giorno » che dalla fine del 1960 ebbe una sede e uno stabilimento propri, nuovi di zecca, passò dalle 150.000 copie raggiunte nell’estate 1959 alle le 200.000 copie. La fase politicapiù critica fu quella del governo Tambroni fra il marzo e il luglio 1960 ; un governo di affari. In altre parole il governo di Tambroni fu per la DC uno stato di necessità e come tale lo accolse buona parte della stampa « indipendente ». Ma successivamente il suo governo cominciὸ a suscitare delle proteste popolari alle quali il governo rispose con un duro intervento della polizia. Tambronidisponeva di un suo giornale « Telesera » che iniziὸ le pubblicazioni il 21 aprile 1960 e durὸ molto di più del suo vero editore. Gli avvenimenti più duri furono quelli di Genova, una vera e propria ribellione popolare contro la decisione del Movimento Sociale di tenere a Genova il proprio congresso, una decisione che provocὸ scioperi e dimostrazioni in varie città, il bilancio finale fu pesante ; dieci morti, di cui sei furono a Reggio Emilia. Tambronitentὸ di restare in sella e prese di mira molti giornalisti tra i quali il commentatore della « Stampa », Luigi Salvatorelli, e il direttore di « Epoca », Enzo Biagi che fu costretto a lasciare l’incarico.
La Dc dovettesconfessare Tambroni che si dimise il 19 luglio. Nacque un nuovo governo Fanfani che preparὸ l’apertura al PSI. Ma Tambroni aveva messo a nudo i peggiori difetti, morali e professionali, del giornalismo e della stampa italiana. Con rare eccezioni e con ripensamenti dell’ultima ora, i grandi quotidiani e la Rai-TV dimostrarono un conformismo supino verso il potere politico e subordinazione agli interessi e ai timori del padronato in un momento di pericolo per la libertà. Come scrisse « Il Mondo » « Non è purtroppo questione soltanto di uomini ; è la condizione del giornalismo che è penosa (...) Appare strano, anzi deplorevole, che le associazioni professionali assistano in silenzio allo scempio che si va compiendo della professione. » A questi giudizi fece eco Indro Montanelli scrivendo sull’ « Europeo » « In Italia la libertà c’è : quello che non c’è e l’abitudine ad usarla. La maggior parte dei giornalisti, quando compongono un articolo, lo fanno interrogando la censura. Quale ? Quella che hanno in corpo da secoli e di cui ormai non riescono più a fare meno ». Queste denunce restarono sostanzialmente senza risposta. A cavallo del 1960 soltanto « L’Espresso », « L’Unità » e « L’Avanti ! » che si occuparono dei problemi del giornalismo nostrano. Lo studioso Ignazio Weiss dismotrὸ nel volume « Politica dell’informazione » uscito nel 1961 che il 1 gennaio 1960 circolarono soltanto 104 copie ogni mille abitanti, con grossi squilibri fra il Mezzogiorno e le altre regioni. Soltanto quattro quotidiani superarono le 200.000 copie di tiratura e tredici le 100.000 copie. Il 56.8 % della tiratura globale fu controllata da grandi imprese private e dalle loro organizzazioni. I bilanci furono ancora un segreto, ma la fragilità dell’editoria dei quotidiani fu evidente.
Conlusione
Per quanto riguarda la situazione politica del paese in quel periodo, essa fu caratterizzata dalle tensioni provocate dalla svolta a sinistra, l’economia continuὸ a « tirare » bene, la produzione toccὸ vertici impensabili ele industrie del Nord assorbirono il flusso ormai imponente dei diseredati del Sud. Il 22 febbraio 1962 la DC formὸ il primo governo di centro-sinistra con presidenza Fanfani formato da DC, PSDI e PRI, con l’astensione concordata del PSI. Le destre protestarono e quasi tutti i giornali padronali passarono definitivamente all’opposizione, completando quel processo di revisione del proprio « ministerialismo » iniziato alle prime avvisaglie del nuovo corso. Tra il 1961 e il 1962 Mattei raccolse la sfida editoriale di Rizzoli, decidendo di potenziare « Il Giorno » e di anticipare sul tempo l’editore milanese con la stampa simultanea a Milano e a Roma. Nell’aprile 1962 « Il Giorno » (la proprietà del quotidiano (Il Giorno) venne divisa tra l’ENI e la famiglia borghese milanese « Rizzoli ») lanciὸ due supplementi in rotocalco 16 pagine formato tabloid, di cui 4 a colori uno dedicato alle trasmissioni radio-televisive, l’altro alle auto e alle moto e il 20 maggio pubblicὸ un supplemento domenicale in rotocalco a colori di 12 pagine formato grande. L’obiettivo dell’amministrazione del quotidiano era quello di superare le 300.000 copie giornaliere di tiratura e, infatti, il quotidiano superὸ due miliardi annui e un aumento costante delle vendite e degli introiti pubblicitari. Mattei scomparve la sera del 27 ottobre 1962, nella sciagura aerea di Bascapé. Da quel momento cominciὸ per « Il Giorno » una nuova fase, condizionata sempre di più dalle vicende di politica interna e dominata per qualche anno dall’interrogativo : Rizzoli riuscirà a comperare il giornale dell’ENI ?.
Il 1961 e il 1962 ci furono delle novità per la stampa comunista. Ultimato lo stabilimento tipografico dell’ « Unità » di Milano, Amerigo Terenzidichiarὸ che era giunto il momento di impiantare nel capoluogo lombardo un quotidiano del pomeriggio, che riempisse il vuoto lasciato nelle regioni del Nord dalla chiusura di « Milano-sera », avvenuta nel 1954. Il titolo fu « Stasera » ; il direttore fu Mario Melloni, che a Milano prima della clamorosa rottura con la DC, aveva diretto « Il popolo » ; vice-direttore Sergio Segre ; la redazione era formata soprattutto da giovani. « Stasera » uscὶ il 22 novembre 1961, ma a causa dei problemi economici e dalla mancanza della pubblicità manovrata dal potere politico e dai grandi gruppi economici « Stasera » chiuse il 31 ottobre 1962.