La rappresentazione dell’intellettuale militante in un periodo di guerra ne L’opium et le bâton di Mouloud Mammeri e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino

المثقف المناضل في زمن الحرب في رواية الأفيون والعصا لمولود معمري والطريق إلى عش العناكب لإيتالو كالبينو

La représentation de l’intellectuel militant en période de guerre dans L’opium et le bâton de Mouloud Mammeri et Il sentiero dei nidi di ragno de Italo Calvino

The representation of the militant intellectual in period of war in L’opium et le bâton of Mouloud Mammeri and Il sentiero dei nidi di ragno of Italo Calvino

Belkacem Hacene

p. 15-30

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Belkacem Hacene, « La rappresentazione dell’intellettuale militante in un periodo di guerra ne L’opium et le bâton di Mouloud Mammeri e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino », Aleph, 8 (3) | 2021, 15-30.

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Belkacem Hacene, « La rappresentazione dell’intellettuale militante in un periodo di guerra ne L’opium et le bâton di Mouloud Mammeri e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino », Aleph [En ligne], 8 (3) | 2021, mis en ligne le 15 juillet 2021, consulté le 28 mars 2024. URL : https://aleph.edinum.org/4579

Con il presente lavoro, e attraverso la lettura dei due romanzi : L’opium et le bâton dello scrittore algerino Mouloud Mammeri e Il sentiero dei nidi di ragno dello scrittore italiano Italo Calvino, che sono due romanzi di alta qualità di due grandi scrittori di talento che hanno marcato la letteratura dei loro paesi, proviamo di parlare dell’intellettuale militante durante il periodo della guerra di liberazione algerina in Algeria e l’epoca della resistenza partigiana in Italia. In questo articolo e attraverso il contenuto e gli avvenimenti raccontati nei due romanzi, proviamo a mostrare come Calvino e Mammeri hanno rappresentato questo militante intellettuale, e quale ruolo ha avuto durante le due epoche.

في هذا البحث،ومن خلال قراءة الروايتين L’opium et le bâton المكتوبة بالفرنسية للكاتب الجزائري مولود معمريوIl sentiero dei nidi di rangno للكاتب الإيطالي إيتالو كالبينو، اللتان تعتبران روايتين ذات طابع أدبي مميز لكاتبين مخضرمينواللذان يتمتعان بمكانة مرموقة في أدب بلديهما، سنحاول الكلام على شخصية المثقف المناضل خلال فترة حرب التحرير في الجزائر،وفترة المقاومة الثورية في إيطاليا.
في هذا المقالومن خلال المضمونوالأحداث التي تم سردها في الروايتين المذكورتين أعلاه، سوف نحاول إبراز كيفية وصف الكاتبين معمريوكالبينو لهذا المناضل المثقف ما هو الدور الذي لعبه في تلك الفترتين.

Dans ce travail, et à travers la lecture des deux romans : L’opium et le bâton de l’écrivain algérien Mouloud Mammeri et Il sentiero dei nidi di ragno de l’écrivain italien Italo Calvino, qui sont considérés comme deux grandes œuvres de grande qualité de deux grands écrivain de talent, qui ont marqué la littérature de leurs deux pays, nous essayons de parler de la figure de l’intellectuel militant dans la période de la guerre de libération en Algérie, et l’époque de la résistance partisane en Italie. Dans cet article et à travers le contenu et les événements racontés dans les deux romans mentionnés ci- dessus, nous essayons aussi de montrer comment Mammeri et Calvino ont représenté ce type de militant, et quel était son rôle dans les événements des deux époques.

In the present work, and through reading the two novels : L’opium et le bâton of the Algerian writer Mouloud Mammeri and Il sentiero dei nidi di ragno of the Italian writer Italo Calvino, these two great books, written by two great talented writers who have greatly marked the literature of their countries, we will try to talk about the militant and intellectual figures in both the Algerian War of Independence and in the Italian Resistance Mouvement. In this article and through the narrated events in the two novels mentioned above, we are going to show how Mammeri and Calvino have represented this type of militant, and what was his role in the events of the two periods.

Introduzione 

L’intellettuale è sempre considerato attraverso secoli come l’individuo che accompagna la società o le società nelle loro trasformazioni e evoluzioni politiche, sociali, culturali ed economiche, egli nella sua qualità di persona impegnata che deve essere sempre all’avanguardia, è sempre chiamato a prendere posizione, ad essere responsabile e a giocare il suo ruolo come un umanista, un protettore dei principi della giustizia e della libertà nei momenti decisivi. Nei momenti di guerra, l’intellettuale è spesso criticato e quasi sempre trattato come una figura polemica a causa delle sue posizioni, in tale momenti, egli trova se stesso obbligato ad essere in mezzo ai conflitti e di impegnarsi e militare contro tutti i tipi di nemici, con arma o senza arma, cosi per non essere nominato traditore.

Calvino e Mammeri, sono due scrittori intellettuali che hanno ben servito la loro patria nei due periodi decisivi dei loro paesi, come due militanti impegnati nella lotta per la libertà e l’indipendenza, e che hanno addirittura sfruttato questa esperienza nella guerra per narrare le vicende dei loro due romanzi L’opium et le bâton da parte di Mammeri e Il sentiero dei nidi di ragno da parte di Calvino, in cui il personaggio dell’intellettuale militante è descritto come un personaggio chiave.

In questo articolo e attraverso la lettura dei due romanzi sopracitati, proviamo di mostrare il modo in cui i due scrittori hanno rappresentato il personaggio dell’intellettuale militante nelle due opere. Quindi la nostra problematica si gira attorno alle domande seguenti : come viene rappresentata la figura dell’intellettuale militante in L’opium et le bâton e Il sentiero dei nidi di ragno ? E quale ruolo ha avuto nello svolgimento degli avvenimenti dell’epoca narrata ?

1. Definizione dell’intellettuale 

Come si può definire l’intellettuale ? Qual è la definizione più adatta ? Chi è l’intellettuale : il medico, il professore, lo scrittore, il scienziato… ? Quali sono le qualità richieste per essere classificato nella categoria degli intellettuali ? Tutte queste sono delle interrogazioni a cui ogni cercatore, studioso o qualsiasi persona cerca delle risposte ben precise nel momento in cui prova di definire l’intellettuale, ma la cosa più sicura è che non è facile definirlo.

Quindi non è strano che un grande uomo scientifico e letterario come il senegalese Cheikh Anta Diop, risponde con la formula “non so” alla domanda : Cos’è un intellettuale ? Che gli hanno fatto in una conferenza universitaria nel 1986, come dice lo scrittore senegalese Makhatar Diouf

« Lors d’une conférence à l’université de Yaoundé au tout début de l’année 1986, il est posé a Cheikh Anta Diop cette question : Qu’est ce qu’un intellectuel ? Il répond : Je n’en sais rien ; moi je ne sais pas ce qu’est un intellectuel. » (Diouf, 2017, p. 11),

Una risposta pronunciata non per ignoranza, ma per la difficoltà di definire il concetto. Accanto a Diop aggiunge lo scrittore, anche il filosofo francese Michel Foucault che ha riconosciuto di aver incontrato la stessa difficoltà

« Le philosophe Michel Foucault reconnait buter sur la même difficulté : Le mot d’intellectuel me parait étrange. D’intellectuel je n’en ai jamais rencontré [...] En revanche, j’ai rencontré beaucoup de gens qui parlent de l’intellectuel. » (Diouf, 2017, p. 11)

Cercando l’etimologia del concetto intellettuale e la sua evoluzione nel tempo, si nota l’impossibilità di avere una definizione precisa, unica, universale alla quale si riferisce ogni volta che si cerca di capire il proprio senso dell’intellettuale, anzi il suo significato cambia da un secolo ad un altro, da un contesto ad un altro, da una disciplina ad un’altra e da un luogo ad un altro

« Definir le mot « intellectuel » c’est une tache ordue. Même si son apparition remonte, à l’affaire Dreyfus, il renvoie à une catégorie sociale qualifiée d’humaniste au XVI siècle et de philosophe au XVIII siècle » (Bouazzaoui, 2018, p. 139)

L’aggettivo intellettuale è d’etimologia latina, deriva dalla parola “intelletualis” che significa l’intellegenza e la conoscenza, usato durante il XIII secolo per differenziare tra due tipi di lavoratori : il primo tipo sono quelli che esercitano un lavoro manuale detti lavoratori manuali, e il secondo tipo è quello dei lavoratori intellettuali che fanno un lavoro mentale, tale i professori, gli scrittori…

« Etymologiquement, « intellectuel » vient du mot latin « intellectualis » qui se rapporte à intelligence, connaissance. Il aurait été employé comme adjectif en France au treize siècle pour être différencié de « manuel » : travailleur manuel, travailleur intellectuel. L’intellectuel au sens large du terme (« travailleur de l’esprit ») est une catégorie à large spectre comprenant des enseignants, des artistes, des écrivains, des journalistes… » (Diouf, 2017, p. 12)

Mentre l’apparizione del sostantivo intellettuale, e secondo il romanziere e il filosofo francese Maurice Blanchot, risale all’epoca del XIX secolo con l’affare Dreyfus, quando un gruppo di scrittori francesi tale Zola, hanno denunciato l’ingiustizia applicata contro l’innocente capitano Dreyfus accusato di tradimento della patria. In quel momento questi scrittori hanno potuto intervenire pubblicamente per difendere i principi della loro società, i valori della libertà, della giustizia e per avere una certa influenza sulla vita politica e sociale della loro epoca

« L’appellation « d’intellectuel » serait apparue, selon Maurice Blanchot, au XIX siècle, au moment où des écrivains de renom jugèrent nécessaire d’intervenir lorsque l’urgence de la situation le commandait [...] s’affirmant ouvertement comme les représentants de la justice et de la liberté démocratique. Au moment de l’affaire Dreyfus, s’afficher comme intellectuel n’avait rien de suspect, du moins pour les dreyfusards et les citoyens de gauche : ce nom était revendiqué comme un titre glorieux, une garantie de vie. » (Lévesque, 2007, p. 09)

Con questo evento è apparso sul giornale L’Aurore l’espressione « tous ces intellectuels », per indicare quelli che hanno participato alla manifestazione, ma con un significato un po’diverso di quello che sarà dato al concetto nei secoli successivi. Per approfondire nel significato del concetto dell’intellettuale, proviamo di citare le diverse definizioni date a quest’ultimo da alcuni storici e filosofi del XIX e del XX secolo.

Dopo la sua apparizione con l’affare Dreyfus, Julien Benda - filosofo francese – era il primo che si è interessato all’intellettuale come figura che ha un certo compito da fare nella società, e questo attraverso il suo libro La trahison des clercs, comparandolo alla figura dell’intellettuale ecclesiastico medievale « il chierico » che secondo lui difendono gli stessi valori : la giustizia, la verità e la ragione che per Benda sono dei valori eterni e atruisti « Benda utilise le terme moyenageux de clerc pour intellectuel. Il met en exergue ce qu’il appelle les valeurs cléricales, dont les principes sont justice, vérité, raison. » (Diouf, 2017, p. 17). Inoltre, egli dice che l’intellettuale rappresenta una categoria sociale ben determinata che ha come compito quello di difendere i principi della giustizia e della legge, dando l’esempio di Spinoza e Voltaire « [...] Edward Saïd s’en tient à deux images de l’intellectuel [...] celles proposées par Julien Benda, e par le penseur marxiste Gramsci. Le premier, à travers son livre “La trahison des clercs”, désidéalise le statut de l’intellectuel en considérant que celui-ci fait partie d’une catégorie sociale déterminée à défendre les valeurs de la justice et de droit. » (Bouazzaoui, 2018, p. 142)

Tutti gli uomini sono intellettuali, ma non giocano tutti il ruolo dell’intellettuale. L’intellettuale è quello che ha una certa funzione ad esercitare nella società, una funzione che non è alla portata di tutti, egli è la spina dorsale della società, è quello che sente la sua sofferenza e partecipa al bene altrui. L’intellettuale è quello che è impegnato nella rivoluzione sociale e culturale della società e nella sua evoluzione e trasformazione, mettendo in margine la sua sensibilità e i suoi interessi personali, quindi è la persona più vicina alla realtà. Questo è l’intellettuale secondo il filosofo italiano Antonio Gramsci « Pour Antonio Gramsci [...] L’intellectuel exerce une certaine fonction dans la société qui n’est pas à la porté de tous […]. L’intellectuel doit être le pivot de la société. » (Diouf, 2017, p. 19) . Egli dice che non si può separare l’homo faber (quello che fa un lavoro manuale) dall’homo spiens (quello che fa un lavoro mentale) come hanno fatto nel XIII secolo, perché non c’è un’attività che non richiede uno sforzo mentale. D’altro canto, Gramsci divide l’intellettuale in due tipi : l’intellettuale tradizionale che secondo lui rappresenta quel individuo che non è impegnato nella trasformazione della società, che non ha come obiettivo il cambiamento sociale, ma che ha un lavoro che fa in modo fisso e quotidiano, e l’intellettuale organico, che rappresenta quell’intellettuale che partecipa alla trasformazione della società, che ha il ruolo di guidarla verso il cambiamento tramite la sua posizione sociale, è un intellettuale collegato al gruppo sociale che l’ha creato

« La deuxième image de l’intellectuel retenue par Edward Saïd est celle développée par Gramsci […] Ce dernier propose deux catégories de l’intellectuel : L’intellectuel traditionnel et l’intellectuel organique. Le premier n’opère pas au changement social, mais s’acquittent de manière figée et répétitive de son travail, comme si le cas des instituteurs, des administrateurs […] Le deuxième est un intellectuel organique qui participe activement à transformer la société et à la guider à partir de sa position sociale. » (Bouazzaoui, 2018, p. 144)

Per il filosofo americano Eward Said, l’intellettuale è quella persona attiva che possiede uno spirito critico che gli permette di intervenire e dichiarare con libertà e coscienza etica le sue posizioni, lontano da ogni gruppo sociale o partito politico. L’intellettuale di Said è quello che può esprimere il suo rifiuto e che non accetta l’obbienza alle autorità politiche, egli è chiamato ad essere sempre in posizione che gli permette di intervenire negli affari della società e nel suo destino, come dice nel suo libro Des intellectuels et du pouvoir

« L’intellectuel, au sens où je l’entends, n’est ni un pacificateur ni un bâtisseur de consensus, mais quelqu’un qui engage et qui risque tout son être sur la base d’un sens constamment critique, quelqu’un qui refus quelqu’on soit les prix, les formules faciles, les idées toute faites, les confirmations complaisante des propos des actions des gens de pouvoir et autres esprits conventionnels. Non pas seulement le dire en public. […] Le choix majeur auquel l’intellectuel est confronté est le suivant : soit s’allier à la stabilité des vainqueurs et des dominateurs, soit – et c’est le chemin le plus difficile – considérer cette stabilité comme alarmante, une situation qui menace les faibles et les perdantes de totale extinction, et prendre en compte l’expérience de leur subordination ainsi que le souvenir des voix et personnes oubliées » (Bouazzaoui, 2018, pp. 146-147)

Non si può parlare della definizione dell’intellettuale senza citare quella che gli è stata data dal filosofo francese e il rappresentante dell’esistenzialismo Jean Paul Sartre con la sua famosa espressione « L’intellectuel est quelq’un qui se mêle de ce que ne le conserne pas », secondo lui, l’intellettuale a cui a dato la nominazione d’intellettuale universale in opposizione a quello organico di Gramsci che secondo lui è un intellettuale di classe, è quello che non può tacere e che non può mantenere il selenzio davanti alle diverse forme d’ingiustizia che lo circondano, è quello che assume la sua responsabilità storica e morale e deve sempre prendere posizione, perché per Sartre, l’intellettuale che scegli il silenzio non è un intellettuale.

Egli pensa che l’intellettuale è colui che riesce a vivere le sue contradizioni e le contradizioni di un lavoro che fa e di impegnarsi attraverso essi. L’intellettuale di Sartre è quello impegnato nelle questioni universali, è quello che cerca la verità, che dà consigli, che contesta l’ingiustizia e che sostiene i prolitari. Per Sartre lo scrittore, lo scienziato, il filosofo… che non denuncia l’ingiustizia o non interviene negli affari illegali non è un intellettuale.

Nonostante le differenze di ideologie e di idee delle figure che abbiamo citato, e che hanno dato diverse definizioni all’intellettuale, si nota che tutti hanno basato sull’idea che l’intellettuale è quell’individuo impegnato nella lotta per l’interesse collettivo.

2. Definizione del militante 

Oggidì, parlando del militante, si riferisce alla questione e alla difesa dei diritti umani, dei principi della libertà e dell’uguaglianza, al combattimento e la lotta contro l’ingiustizia e contro l’occupazione straniera, alla lotta contro il razzismo e l’intolleranza e al sostegno dei diritti dei popoli oppressi…, quindi essere militante significa essere di fronte a tutte queste situazioni o a una di esse, ma che significa esattamente un militante ?

Quando si parla dell’etimologia del concetto « militante », si ritorna spesso al campo religioso dove il militante rappresenta quel individuo che appartiene alla milizia di Gesù, il fedele sulla terra che lotta contro tutto ciò che può costruire ostacolo alla salvezza spirituale « Le militant est d’abord le fidèle qui appartient à la mélice de Jésus Christ ; l’Eglise militante est l’assemblée des fidèle sur la terre, [...] » (Beillerot, 1981, p. 171) . L’altro significato etimologico del militante è di carattere militare, è quello che deriva dalla parola latina miles che significa soldato, quindi un mlitante d’arma, che combatte per difendere le sue idee, credenze… « A l’origine le terme « militant » vient du latin miles, militis, qui signifie soldat. Il désignait donc les personne qui se battaient, les armes à la main, pour défendre (ou imposer) leur idées et convictions » (Cartier, 2 015)

Il concetto militante è legato anche al periodo del XIX secolo con la rivoluzione industriale, e il disequilibrio sociale che ha creato, e con l’apparizione della classe operaia con cui nasce l’attivismo sindacale, con dei militanti impegnati nella lotta per l’uguaglianza. Nel campo politico, il militante significa una persona impegnata attraverso un partito o un’organizzazione nella difesa di un’ideologia, di una posizione, di una causa… che lo mette in opposizione con idee e ideologie diverse di altri partiti o organizzazioni

« Militer en politique veut dire s’engager au sein d’une organisation partisane dans le but de promouvoir et défendre une idéologie, une cause, une politique, des idées, etc. Militer en politique nous met en face d’autres personnes qui n’ont pas la même idée de l’organisation de la société, pas les même points de vue […] » (Stiftung, 2014, p. 22)

Nei momenti di guerra, il militante rappresenta l’individuo che sceglie il cammino della ribellione e della lotta. È il ribelle, il soldato che prende l’arma per combattere lo straniero, per combattere l’ingiustizia o per mettere fine a un regime totalitario. Quindi è una persona impegnata in una lotta per una causa nobile e legale che ha come obiettivo la libertà e la giustizia e anche difendere i principi della sua società, ad esempio, durante il periodo della resistenza partigiana in Italia, il militante era quello che ha combattuto le truppe nazifasciste e il regime fascista di Mussolini, e nel periodo della guerra di liberazione algerina il militante era quello che ha preso l’arma per combattere il colonialismo francese e la sua politica.

Oggi il militante è : lo scrittore e il giornalista che usano le loro piume come arma per denunciare o sostenere un’idea, è l’attivista che lotta pubblicamente per proteggere i diritti umani, è l’aderente a un partito politico che cerca di imporre o difendere la loro posizione e ideologia, è il soldato che prende l’arma per combattere lo straniero e difendere la sua patria, è l’intellettuale che denuncia l’ingiustizia e sostiene la lotta dei popoli oppressi per la libertà e la pace… Il militante che appartiene alla milizia di Gesù, il militante che deriva dalla parola latina miles, il militante sindacale, il militante di partito, il militante rivoluzionario e quello intellettuale hanno tutti un obiettivo comune, quello di difendere un’idea, un’ideologia o una posizione ben determinata.

Quindi si può dire che il militante è quello che combatte e che lotta per una causa, è quello impegnato nel difendere un’idea, una posizione in cui lui crede, di carattere sociale, politico, morale, religioso…

3. Mammeri e Calvino, due militanti intellettuali impegnati

Non si può parlare del personaggio del militante intellettuale nelle opere di Mammeri e di Calvino, senza parlare dei due scrittori stessi come due militanti intellettuali impegnati nella lotta per la giustizia e la libertà, sia attraverso la loro produzione letteraria dove denunciano il colonialismo straniero e la politica di un regime autoritario, sia attraverso la loro militanza nel periodo della guerra. Mammeri è stato nominato intellettuale impegnato sin dall’inizio della sua carriera letteraria, la sua appartenenza già al gruppo degli scrittori che hanno dato nascita alla letteratura algerina di lingua francese, che secondo Jean Déjeux una letteratura di protesta e di denuncio che rifiuta il colonialismo francese e tutte le sue pratiche « Une littérature de refus et de contestation [...] une littérature de combat orienté contre la présence européenne » (Déjeux, 1978, p. 38) l’ha classificato come uno dei rari scrittori della sua epoca che hanno trasformato la sua piuma in un’arma per combattere e denunciare il colonialismo e l’ingiustizia, e come dice il filosofo francese Jean Paul Sartre, l’impegno di uno scrittore è nel fatto di scrivere trasformando la sua piuma in spada per combattere e lottare. Uno scrittore impegnato nel narrare la realtà degli eventi accaduti e il malessere fisico, mentale e psichico che ha vissuto il popolo algerino in un periodo nel quale lo scrittore è stato obbligato con dovere verso il suo paese e il suo popolo di essere al centro delle vicende e raccontarle come sono.

La lotta contro il colonialismo era l’argomento di quasi tutte le sue opere, come il caso nel suo romanzo L’opium et le bâton che rappresenta una delle sue maggiori opere, è un romanzo impegnato attraverso cui narra la guerra di liberazione e nel quale mette la luce sui sacrifici e sulla resistenza dei ribelli del FLN (Fronte di Liberazione Nazionale) e l’ingiustizia e la violenza applicata contro il popolo algerino.

L’immagine dell’intellettuale impegnato di Mammeri non si limita unicamente nella sua lotta contro il colonialismo francese, ma anche nel suo combattimento per la giustizia e la libertà dei popoli oppressi che si nota nei suoi incontri e i suoi viaggi nell’unione sovietica per sostenere le lotte e la libertà dei popoli

« Mouloud Mammeri représentant officiel de l’Algérie était invité tous les étés pour des rencontres en Union soviétique avec des écrivains des pays de ce qu’on appelait alors le Tiers Monde […]. Mammeri a séjourné en URSS en août et septembre 1966. Il s’est rendu à Moscou et en suite à Bakou en Azerbaïdjan, pour participer à la conférence des écrivains africains et asiatiques convenue pour soutenir la combat du peuple vietnamien. » (Yacine, 2021, pp. 177,178)

L’impegno di Mammeri si vede anche nella sua qualità come un militante liberale durante il periodo della guerra di liberazione algerina, un militante senza arma, ma che ha ben servito la causa algerina con i suoi articoli pubblicati sul giornale L’espoir Algérie dove scriveva la realtà del colonialismo francese, e con la redazione dei rapporti sulla situazione in Algeria a destinazione dell’ONU

« Le FLN par l’intermédaire de Tahar Ouseddik a demandé a Mouloud Mammeri de rédiger des rapports sur la situation en Algérie. Ces rapports ont servi à Mohamed Yazid, qui était à la tête de la délégation du FLN » (Genoun, 2018, p. 311)

Il caso di Calvino è un po’diverso di quello di Mammeri, quest’ultimo era impegnato con la sua piuma, mentre Calvino ara un militante intellettuale impegnato con piuma e arma, egli è di grande impegno politico, civile e culturale. Calvino è un militante d’arma che ha partecipato alla resistenza partigiana italiana come un partigiano nella brigata del famoso personaggio della resistenza partigiana italiana Garibaldi a cui si è aggregato nel 1944, e con cui ha partecipato a diversi scontri aspri tra i partigiani e i nazifascisti. Questa esperienza partigiana sarà sfruttata dallo stesso Calvino scrittore, per elaborare il suo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno dove narra l’impegno di giovani partigiani nella lotta per la libertà e per mettere fine al regime autoritario di Mussolini, e anche la stessa esperienza che era alla base della sua raccolta Ultimo viene il corvo. Calvino era anche un militante di partito, dove ha trascorso un’esperienza presso il partito comunista italiano (PCI) come attivista e responsabile, partecipando a diversi congressi del partito.

« Dopo aver saputo della morte in combattimento del giovane medico comunista Felice Cascione, chiede a un amico di presentarlo al Pci, poi, insieme al fratello sedicenne, si unisce alla seconda divisione di assalto Garibaldi intitolata allo stesso Cascione, che opera sulle Alpi Marittime, teatro di alcuni fra i più aspri scontri tra i partigiani e i nazifascisti. » (Cronologia, 2016, P. XXXII)

La sua lotta per la libertà e la giustizia non si limita unicamente nella questione italiana, ma egli ha sostenuto tutte le iniziative di carattere pacifico anche fuori l’Italia, come si vede nella sua partecipazione accanto a Vittorini, Natalia Ginzburg… al congresso dei partigiani della pace a Parigi, sostenuto dall’unione sovietica e dal partito comunista italiano di cui era membro, questa partecipazione gli costerà il divieto di entrare in Francia per molti anni « 1994, la partecipazione, in aprile, al congresso dei partigiani della pace di Parigi gli costerà per molti anni il divieto di entrare in Francia. » (Cronologia, 2016, P. XXXV)

4. Il personaggio del militante intellettuale in L’opium et le bâton di Mouloud Mammeri e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino

In questo punto proviamo di mostrare come viene descritta e rappresentata la figura del militante intellettuale in L’opium et le bâton di Mouloud Mammeri, e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, che sono due opere maggiori dei due scrittori che narrano due fasi decisive della storia dei due paesi, l’Italia e l’Algeria. La prima opera narra il periodo della guerra di liberazione algerina rappresentando l’impegno dei ribelli per recuperare la loro libertà combattendo il colonialismo, e la seconda narra il periodo della resistenza partigiana italiana, attraverso un’esperienza di un bambino.

In L’opium et le bâton e come il caso in tutti i romanzi di Mammeri, il personaggio dell’intellettuale è sempre presente come un personaggio chiave della storia, intorno al quale si manifestano i diversi avvenimenti.

Bachir Lazrak Il protagonista del romanzo, un medico algerino formato nella facoltà di medicina a Parigi, e visto il suo mestiere e la sua formazione, è descritto come un piccolo borghese algerino europeizzato, innamorato di una piccola borghese francese. Bachir viene rappresentato all’inizio come un intellettuale polemico e critico a causa della sua indifferenza e la sua posizione verso quello che succede nel suo paese, in un periodo in cui l’intellettuale è chiamato ad essere a disposizione della sua patria « Médecin de 35 ans environ, bourgois algérien europeanisé, vivant à El Biar, un quartier d’Alger, il est indécis au début du roman quant aux événements qui secouent l’Algérie » (Sanson, 2013, pp. 18, 19). All’inizio del romanzo, questo personaggio viene raffigurato come un puro prodotto della mistificazione coloniale, attaccato alla cultura francese e a tutto ciò che rappresenta il mondo occidentale, ha lasciato il suo paesino e i suoi per vivere nel lusso mistificato offerto dai francese come gli dice il suo amico Ramdane criticandolo nelle prime pagine del romanzo

« - Cabotin !.. Ils t’ont eu, mon vieux, jusqu’à la moelle… Ils t’ont écervelé, vidé, gangrené… Pour toi il n’y a plus rien de sérieux nulle part, tout est spectacle…
[…]
- Je te l’ai dit : Ils t’ont eu avec leurs boniments… comme tous les autres ! […] » (Mammeri, 1992, pp. 10,11)

e per mettere se stesso lontano da tutto quello che succede, egli trova sempre delle scuse, dicendo che questa guerra non è ben organizzata e preparata, gli algerini non possono resistere davanti alla Francia, questa guerra non è guidata da militari ben preparati… « Quand elle avait éclaté, il avait dit : c’est du bricolage. Ça ne tiendra pas. C’est les Viets qui leur ont tourné la tête avec leur guerre d’artisans, leurs officiers illettrés. » (Mammeri, 1992, p. 38) quindi, qui abbiamo un prsonaggio che non vuole riconoscere la realtà delle vicende e della situazione in cui vive, un personaggio che cerca la fuga dalla realtà per giustificare la sua posizione

Bachir cambia la sua posizione verso la guerra quando scopre la sua viltà dopo aver rifiutato di andare con il giovane Rezki, venuto per chiedergli aiuto per curare i feriti del FLN in montagna, e di fare il suo dovere come un medico algerino che va all’aiuto dei suoi compatrioti

« n’y être pas, c’était une lâcheté negative, un péché par omission. Mais ce qu’il venait de faire c’était une lâcheté bien concrète, bien ronde, avec une couleur sale, et un poids : écrasant. » (Mammeri, 1992, p. 39),

qui Mammeri mette il suo personaggio in confronto con se stesso e con la realtà che lo cerconda. Con la complessità degli eventi e l’aiuto del suo amico Ramdane che lo spinge a fuggire Algeri ed andare al suo villaggio Tala, Bachir riscopre la sua origine e riesce a capire il malessere che vive il suo paese, e ha addirittura deciso di raggiungere i ranghi dei ribelli del FLN in montagna, e di participare alla guerra di liberazione accanto al grande comandante Amirouche -una figura storica e emblematica della guerra di liberazione algerina, comandante della III regione militare durante il periodo della guerra algerina-. Cosi, dopo un periodo di dubbio sull’efficacia della guerra di liberazione, diventa uno dei suoi combattenti più impegnati, un militante attivo nella lotta per l’indipendenza, e in un breve periodo riesce a riorganizzare il servizio sanitario della III regione militare e arriva a realizzare un bilancio positivo alla fine

« Depuis trois mois que Bachir était à la III, in en connaissait le secteur presque piton par piton depuis Alger jusqu’à Sétif. Du moins le service sanitaire était-il maintenant organisé et suffisamment pourvu. » (Mammeri, 1992, pp. 117, 118)

Quindi, lo scrittore porta questo personaggio da un intellettuale ubbidito alla cultura occidentale, da un personaggio che rappresentava una certa viltà e un certo egoismo, che dubitava nella lotta militare dei suoi fratelli algerini, a un militante impegnato nella stessa guerra di cui si allontanava prima, a un personaggio che trasforma la sua viltà a un coraggio che mostra sia nel momento del suo interrogatorio che nella manifestazione ad Algeri.

In Il sentiero dei nidi di ragno, la figura del militante intellettuale è rappresentata da Calvino con il personaggio del commissario Kim, un personaggio a cui lo scrittore a dedicato tutto un capitolo (capitolo IX) è anche il dedicatario del romanzo. Calvino dice che questo personaggio è un ritratto del suo amico Ivar Oddone, uno studente di medicina, un intellettuale capo partigiano, conosciuto da Calvino durante il suo impegno nella lotta partigiana e che era il commissario della stessa divisione partigiana, di cui lo stesso Calvino faceva parte come un semplice partigiano garibaldino, un commissario che diventa nel dopoguerra un medico di grande fama. Calvino aggiunge dicendo che attraverso questo personaggio, egli voleva mettere luce sulle lunghe discussioni che ha fatto con suo amico il commissario Ivar durante il periodo del loro impegno, come gli unici intellettuali della brigata.

« Con un mio amico e coetaneo, che ora fa il medico, e allora era studente come me, passavamo le sere a discutere. Per entrambi la resistenza era stata l’esperienza fondamentale ; per lui in maniera molto più impegnativa perché era trovato ad assumere responsabilità serie, e a poco più di vent’anni era stato il commissario [...] Il mio amico era un argomentatore analitico, freddo [...]; l’unico personaggio intellettuale di questo libro, il commissario kim, voleva essere un suo ritratto ; e qualcosa delle nostre discussioni d’allora, nella problematica del perché combattevano quegli uomini senza divisa né bandiera, dev’essere rimasta nelle mie pagine, nei dialoghi di Kim col comandante di brigata e nei suoi soliloqui. » (Calvino, 2016, pp. XVIII, XIX)

Kim è uno studente di medicina che dopo una melanconica infanzia di un bambino ricco cresciuto in una famiglia borghese e la sua scialba adolescenza di un ragazzo timido « [...] dopo la sua melanconica infanzia di bambino ricco, dopo la sua scialba adolescenza di ragazzo timido ? » (Calvino, 2016, p. 108) diventa un militante partigiano impegnato nella lotta partigiana. Egli ha l’obiettivo di diventare uno psichiatra o il medico dei cervelli come dice Calvino « Il medico dei cervelli, sarà : uno psichiatra. » (Calvino, 2016, p. 99), perché è convinto che le spiegazioni e le risposte a tutte le interrogazioni si trovano nelle cellule del cervello, per questo Calvino lo rappresenta come un personaggio che si interessa molto al genere umano e che ha un desiderio enorme di logica e di sicurezza sulle cause e gli effetti. Egli cerca di analizzare e di capire tutto. Kim è il commissario della brigata che gira per i distaccamenti nell’obiettivo di studiare e controllare tutto, essendo molto attento all’analisi delle situazioni e dei problemi e alla loro chiarezza come (A, B, C)

« Kim è studente, invece : ha un desiderio enorme di logica, di sicurezza sulle cause e gli effetti [...] C’è un enorme interesse per il genere umano in lui : per questo studia medicina, perché sa che la spiegazione di tutto è in quella macina di cellule in moto [...] Tutto deve essere logico, tutto si deve capire nella storia come nella testa dell’uomo [...] E il commissario Kim gira ogni giorno per i distaccamenti [...] studia gli uomini, analizza le posizioni [...] scompone ogni problema in elementi distinti « a, bi, ci », dice ; tutto chiaro, tutto chiaro dev’essere [...] » (Calvino, 2016, pp. 98, 99)

Kim è un personaggio pieno di umanità, come si vede nei suoi discorsi con i partigiani della brigata e anche nella sua reazione dopo l’incendio del distaccamento causato dal Dritto, dove si nota un certo affetto, e anche nella sua risposta a Ferriera che criticava gli uomini del distaccamento che per Kim è il distaccamento più soddisfacente.

La scelta di questo personaggio come uno studente di medicina che vuole diventare uno psichiatra, che è terribilmente chiaro e dialettico che prova di analizzare tutto non è per caso, perché a questo personaggio Calvino ha affidato il compito del perché il combattimento e la resistenza, cioè di spiegare i motivi della resistenza e cosa spinge ognuno a combattere : i contadini, gli operai, gli intellettuali, i prigionieri stranieri, gli uomini del distaccamento « Vedi- dice Kim, a quest’ora i distaccamenti cominciano a salire verso le posizioni, in silenzio. Domani ci saranno dei morti, dei feriti. Loro lo sanno. Cosa li spinge a questa vita, cosa li spinge a combattere, dimmi ? » (Calvino, 2016, p. 104) Kim che sogna di un’umanità serena, senza rabbia e senza attivi, egli opera anche una netta distinzione fra i partigiani che combattono per la libertà e la patria e di prendere parte della storia umana di domani, e i nazifascisti che combattono per gesti perduti che sono già cancellati dalla storia, e che difende inutilmente l’esperienza fallimentare della dittatura

« Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi ? uguale al loro, va perduto, tutto servirà sa non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe cosi, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi » (Calvino, 2016, p. 106)

Conclusioni

Dopo la lettura dei due romanzi L’opium et le bâton e Il sentiero dei nidi di ragno, si può dire che quest’ultimi sono dei veri romanzi di guerra, che raccontano con raffinatezza il periodo della guerra di liberazione algerina e quello della resistenza partigiana in Italia, in cui l’intellettuale militante ha giocato un ruolo importante nello svolgimento degli avvenimenti. Possiamo capire anche che l’inserimento della figura dell’intellettuale da parte di Mammeri e Calvino nella trama dei due romanzi, non era per caso, ma era un punto ben studiato dai due scrittori, che hanno fatto molta attenzione alla sua descrizione e alla sua apparizione nelle diverse sequenze narrate. I due personaggi intellettuali dei due romanzi, si assomigliano nel fatto che ambedue sono formati nel campo della medicina, Bachir è un medico che esercita già il mestiere e Kim uno studente di medicina che sogna di diventare un psichiatra ; e che e due sono alla ricerca della realtà, kim attraverso il suo impegno come un commissario partigiano che cerca la realtà dell’incendio del distaccamento e Bachir quando decede di seguire il cammino della verità rifiutando l’opium et le bâton.

I due personaggi si differenziano nel modo in cui sono impegnati, Kim è stato rappresentato come un militante partigiano sin dalla sua prima apparizione nella storia del romanzo, un giovane ragazzo impegnato senza condizioni, convinto dall’inizio della nobiltà della causa per cui milita, al contrario di Bachir che è rappresentato all’inizio come un personaggio indifferente a quello che succede, ma con la complicazione degli avvenimenti inaspettati che gli circondano, decide di raggiungere la battaglia e diventare uno dei militanti più impegnati.

Per concludere, si può dire che Mammeri e Calvino hanno ben rappresentato l’intellettuale militante con la figura di Bachir e Kim come il nucleo della storia, l’eroe al centro di un conflitto nel quale è riuscito a prendere la decisione giusta, e un combattente impegnato in una lotta legittima per compiere il suo ruolo e la sua missione come intellettuale.

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Belkacem Hacene

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