Introduzione
Fino ad oggi, la violenza sulle donne è una vera e propria questione sociale che molte donne subiscono in silenzio solo perché sono donne e quindi delle creature deboli senza difesa. Con la raccolta di racconti L’Amore Rubato, la grande scrittrice italiana Dacia Maraini, cerca di sensibilizzare ogni persona nella società e sopratutto le donne, mettendo in luce un argomento assai polemico e emarginato, il tutto attraverso i suoi personaggi e storie.
L’opera racconta delle storie concentrate sugli atteggiamenti degli uomini e i loro atti di violenza sulle donne sopratutto quella domestica. È un fenomeno presente in tutti i paesi del mondo e che tocca tutte le classi sociali, la violenza sulle donne è tra le violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo. È un fenomeno che purtroppo esiste ed è in angosciante espansione. Le donne vittime di violenza sono molte, troppe, almeno una volta nella vita, una donna su tre in tutto il mondo ha subito violenza fisica o sessuale. Le cifre fanno davvero riflettere ed è quello che ci induce a interrogarci : Perché molte donne continuano a subire questo predominio arrogante e feroce senza reagire ? perché la maggior parte delle donne ommette di denunciare gli abusi e le violenze ? Che cosa si potrebbe fare per sradicare o almeno diminuire la violenza sulle donne ?
1. Definizione di « violenza sulle donne »
Che cosa si intende per “violenza sulle donne” ? La dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne definisce la violenza contro le donne come « Un qualsiasi atto di violenza di genere che provoca o possa provocare danni fisici, sessuali o psicologici alle donne, incluse le minacce di tali atti, la privazione della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica o privata ». La convenzione di Istanbul (2011), invece, definisce la violenza di genere, come qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale o che colpisce le donne in modo sproporzionato.
Insomma la violenza maschile sulle donne è ogni atto di violenza fatta su una vittima di sesso femminile, e che purtroppo ha come conseguenza un danno fisico, anche sessuale, oppure psicologico. Le donne che soffrono e che subiscono maltrattamenti ed abusi sono diverse l’una dell’altra cioè non esiste un profilo della donna-tipo che subisce abusi, perché la violenza può coinvolgere tutte le donne, di qualsiasi età o ceto sociale ed in ogni fase della vita.
2. I tipi di violenza di genere
Di seguito è riportata una rassegna dei diversi tipi di violenza di genere, da quella simbolica a quella fisica.
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Il maltrattamento fisico : Ossia usare la propria forza fisica con la netta intenzione di provocare ferite, di fare male, di terrorizzare la vittima, l’autore di violenze puὸ dunque dare percosse, spintoni, calci, pugni e schiaffi.
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Le violenze psichiche o affettive : Sono tutte le forme di abuso che denigra e sminuisce l’identità della donna in quanto individuo, creando così un forte malessere, come : gli insulti, rimproveri in privato o in pubblico, controllo sulle azioni nello scopo di dominare e controllare l’altro, come per esempio le continue domande tipo : dove sei ? a che ora sei uscita, che cosa fai, o anche il controllo sulle parole, ossia, correggere continuamente la partner.
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Le molestie : La vittima avrà costantemente la sensazione di vivere in uno stato di tormento, pena e disagio provocati da persone di cui l’unico scopo è produrre un turbamento sia del benessere fisico che della pace interiore e tranquillità spirituale. In questo caso sono comprese le molestie su internet, ossia il Cyberbullismo, la vittima verrà aggredita tramite i media digitali come Facebook oppure Instagram.
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La violenza economica : Purtroppo la violenza non è solo pugni, schiaffi e minacce, a volte puὸ essere sottile come la violenza economia, cioè l’uso del denaro come strumento di potere. Spesso gli uomini usano questo metodo per controllare la donna, isolarla rendendola dipendente da loro, debole.
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Stalking : Lo Stalking è sinonimo di persecuzione. La vittima viene perseguitata da un pretendente oppure ex partner che è stato rifiutato. Questo ultimo molesta la sua vittima ossessivamente, sia con telefonate, pedinamenti, per farla sentire sorvegliata, braccata.
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Il femminicidio : Sono tutti i casi di omicidio nel quale una donna viene uccisa da un uomo per motivi basati sul genere, ossia, l’uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di piacere ma anche odio, e soprattutto perché l’uomo pensa di possedere quella donna.
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La violenza sessuale : Quando si impongono pratiche sessuali indesiderate o costringere la vittima ad avere rapporti sessuali che fannno male fisicamente e che siano soprattutto lesivi della dignità. Possono essere considerate violenze sessuali : la richiesta di atti sessuali non voluti, aggressioni sessuali, stupro e prostituzione forzata.
3. La violenza contro le donne in Italia
Secondo l’istituto italiano Nazionale di Statistica sono 6 milioni 788 mila le donne in Italia che dichiarano di aver subito una forma di violenza nel corso della vita, ossia, una donna su tre. Da questi dati, si nota che la violenza contro le donne in Italia, rimanga una dolorosa attualità e difronte a questi dati allarmanti e inquietanti molte donne si sono impegnate corpo ed anima per combattere e magari eliminare questo fenomeno. Ognuna sceglie il metodo a lei più adatto, alcune vanno tra la gente con stand informativi dando diversi consigli, altre organizzano conferenze e convegni per far emergere storie con aspetti culturali e sociali ; altre invece hanno scelto un’altro metodo ossia la scrittura, com’è stato il caso della scrittrice italiana Dacia Maraini (Fiesole, Firenze, il 13 novembre 1936), considerata il portavoce dei più fragili e qui per fragili si intende i bambini e le donne, infatti la condizione femminile è un tema al quale ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria.
4. L’Amore rubato
Nella raccolta di racconti intitolata L’amore rubato pubblicata nel 2012, lei esplicita chiaramente l’intento di denuncia fin dal titolo quasi ossimorico : l’amore è un sentimento che “si dona”, non si può “estorcere”, e così l’amore, quel sentimento di grande valenza universale, che dovrebbe unire nell’affetto, rispetto e aiuto reciproco due esseri umani, diventa in queste storie oggetto di furto, rapina, offesa, danno materiale e morale : amore davvero rubato nei confronti non solo di un corpo ma di un’anima nella sua essenza. Dalla penna della Maraini, nasce un ventaglio di storie tutte incentrate sulla violenza di genere.
Fino ad oggi, molte sono, le donne che subiscono in modi diversi, ma tutti allarmanti, atteggiamenti violenti da parte della società e in particolare modo dalle figure maschili.
In questi racconti, l’autrice, offre al lettore una galleria di donne oltraggiate da mariti o compagni, vittime di affetti perversi, oggetto di stupro singolo o di gruppo, donne spesso illuse di essere amate e invece picchiate, violate e a volte addirittura uccise. Sono donne che subiscono in silenzio i comportamenti violenti da parte dalle figure maschili sia interne che esterne al nucleo familiare, senza reagire o denunciare perché temono il giudizio dei familiari, della società :
la violenza sminuita dalla rete familiare e amicale : sopporta e subisci. Il contesto culturale e sociale rappresenta un forte deterrente per l’operato dei servizi. Molto spesso, infatti, la donna trova nel sistema familiare e amicale una struttura che, invece di aitarla a troncare la relazione violenta, la sostiene a sopportare e andare avanti, per il bene della famiglia, classificando il comportamento del compagno come un “brutto momento”, lasciandola poi sola nell’affrontare il partner (Caterina Arcidiacono, 2012 : 84)
Nell’opera, la scrittrice usa spesso il tempo presente, come per cogliere il momento in presa diretta, come se il lettore fosse in quella casa o in quel scorcio buio, assieme alla vittima, a sentire la sua paura, i suoi batticuori, il sangue che si gela nelle sue vene. Usa anche l’imperfetto quando la vicenda è ripercorsa all’indietro, come nell’ultimo racconto “Anna e il Moro”, racconto in cui un padre narra la storia di sua figlia Anna, uccisa dal suo ragazzo. Il tempo passato è usato per mettere l’accento sul dolore del padre che si rende conto di non aver reagito, pensando che forse un giorno tutto andrà bene, lui chiude gli occhi difronte a episodi drammaticamente violenti, perché sarà più facile per tutti, velare la realtà aspettando che tutto vada bene, ma è troppo tardi, sua figlia perde la vita lasciandolo annegare nei suoi rimorsi e tormenti.
Altro elemento assai importante che viene svelato nei racconti è il lato nascosto dell’uomo moderno, sempre più in preda delle insicurezze e delle frustrazioni. Tutti gli uomini di cui parla la Maraini sembrano avere una doppia personalità : « vieni qui, bambina ! Lo sai che ti voglio bene. Sei tutto per me. Non ti picchierò più, te lo guiro. E comunque la prossima volta ti medico io » (Dacia Maraini, 2012 :23) questa frase pronunciata dal marito è molto significativa, vuole dire che ci sarà sempre un’altra volta, ma lei non puὸ fare a meno di questo mostro, è sola : « anche lei è sola. Madre e padre sono morti in un incidente quando era piccola, è stata cresciuta da una nonna rigida e severa. Che è morta da qualche anno. Non ha fratelli ». (Dacia Maraini, 2012 : 23)
Agli occhi della gente appaiono gentili ed educati, amanti affettuosi e genitori premurosi, ma una volta rinchiusi a casa, essendo tra le mura domestiche si trasformano in aguzzini :
La giovane assistente sociale, che era arrivata combattiva e piena di pregiudizi, comincia a chiedersi se non si sia sbagliata : quel giovanotto così gentile, così compito, dal viso limpido e sincero, non puὸ essere il picchiatore sospettato dal giovane dottore Gianni Lenti. (Dacia Maraini, 2012 : 23)
La doppiezza di questi uomini nasce da un totale rifiuto del cambiamento, non riescono a accettare l’autonomia delle donne e la loro emancipazione. L’aggressività quindi scaturisce dall’insicurezza, dalla perdita in questi anni di un ruolo dominante da parte dell’uomo, dalla consapevolezza di non avere più il controllo su una donna che ormai sfugge alla sola funzione di madre e domestica.
La storia narrata è sempre calata in un reale apparentemente normale agli occhi degli altri perché la violenza è figlia di una culura di indifferenza e omertà. È una delle ragioni perché spesso le vittime non sono credute quando, trovano il coraggio di denunciare il dramma subito :
Lei fa la denuncia dando il nome e il cognome del ferroviere. E anche il numero della targa dell’utilitaria color nero sporco. Il poliziotto che scrive la denuncia la guarda incredulo. I nostri ferrovieri sono persone perbene, non farebbero mai una cosa simile (...) dallo sguardo di lui capisce che crede si stia inventano tutto. Giorgia prende la sua borsa e si avvia, umiliata e avvellita, si accorge che i suoi occhi stanno piangendo. (Dacia Maraini, 2012 : 73 - 74)
Bisogna anche sottolineare l’influenza ed il ruolo di chi raccontata e presentata la violenza sulle donne :
La descrizione degli eventi mette in evidenza la tendenza a negare la gravità del fenomeno come emergenza sociale, che interessa la collettività e le istituzioni. La violenza è solitamente presentata come l’esito di un problema tra due singoli e delle loro degenerazioni patologiche, i giornali presi in esame, spiegano infatti, gli eventi violenti attraverso lo schema dell’assalto in preda di emozioni, un attacco di collera incontrolabile che determina la perdità momentanea della lucidità da parte dell’aggressore. (Bartholini Ignazia, 2013 : 162)
La violenza viene letta e percepita come un atto di estrema disperazione, l’aggressore o l’assassino è descritto come un essere privo di razionalità, che soffre di problemi psicologici o psichiatrici, che era in uno stato di ebbrezza, che ha tanti altri problemi ( che perso il lavoro, è stato tradito, ignorato dalla vittima). Le parole ricorrenti in questi casi sono follia, degenerazione :
Il professionista dell’informazione non cerca di capire perché è accaduto un determinante evento, cosa lo ha scatenato, privileggiando il resoconto dei particolari più efferati e cruenti, vengono usate spesso le parole raptus o follia, vale a dire l’irrazionale e inspiegabile, per definizione, senza mai menzionare il concetto di violenza domestica. (Bartholini Ignazia, 2013 : 163)
Il modo con cui viene presentata la vittima e il carnefice influenza in particolare modo il lettore e la maniera con cui percepisce i protagonisti. Le scelte narrative, le descrizioni e le parole usate avranno un grande peso. Nel caso della Maraini, lei denuncia fermamente i modelli culturali arcaici e patriarcali senza perὸ interviene direttamente, lei infatti non commenta in prima persona, ci offre uno specchio sul quale si riverbera quel rapporto oscuro e complesso tra uomo e donna. Rapporto che esiste da sempre nella società e che, anche ai tempi odierni, non può essere affrontato o riportato in equilibrio con sofisticati mezzi tecnologici come internet e applicazioni diverse, ma solo con una presa di coscienza individuale e collettiva, attraverso un rinnovato processo formativo che in primo luogo liberi il mondo femminile dalle sue proprie paure e in secondo luogo quello maschile da stereotipi di superiorità fisica e intellettuale, e anche di potenza seduttiva basata sul potere o il denaro, stereotipi anche di possesso che andrebbe fino all’annullamento della personalità della donna.
La scrittrice affronta la violenza contro le donne, ricorrendo ad una scrittura narrativa incisiva, asciutta, quasi una telecamera che osserva e descrive gesti ed eventi. La sua narrazione è priva di abbelimenti e ornamenti, è tesa a mantenere alta l’attenzione emotiva del lettore ma anche indurlo a riflettere sulla propria condizione e sulla propria cultura ma anche sul modo con cui affrontare la violenza ; perché ora più che mai bisogna porre fine al silenzio, e all’indifferenza del mondo che circonda le vittime di violenza, perché queste ultime devono essere ascoltate e la società deve porgere loro una via d’uscita, una speranza, che possa portarle a vedere la violenza come qualcosa di anormale, di inaccettabile :
« Denuncia, stupida ! Denuncia tutti, anche il medico. Non avere paura. Non ti nascondere. Non fare finta di niente ! Vai e parla. Non tenere tutto nascosto. Parlane a tua madre, parlane a tua sorella, ne va della tua dignità ». (Dacia Maraini, 2012 : 114)
Spingere le donne a parlarne, a denunciare, perché abbiano una vita libera da ogni oppressione, violenza e umiliazione, mentre la societa deve sentirsi in obbligo di rispettare questi diritti, facendo di più per prevenire le sofferenze devastanti causate dalla violenza. La scrittrice è cosciente che non risolvera i problemi di queste vittime e non cancellerà la straziante realtà nella quale vivono, ma potrà aiutarle a capire la loro condizione, perché accorgersi che molti altri individui vivono nello stesso terrore, le rassicurerà e le spingera ad esprimersi e a parlarne.
5. Lo scoppo della letteratura e dello scrittore
L’amore rubato, è un libro che conferma la vocazione civile della letteratura e di questa autrice in particolare. E un’opera che fa riflettere e che dimostra la capacità della pagina letteraria di farsi interprete della realtà storica e sociale. La scrittura diventa così uno strumento prezioso di crescita intellettuale e sociale, che stimola fortemente i lettori e lettrici, spingendoli a contribuire attivamente allo sradicamento della violenza ed a riflettere su una realtà diventata troppo crudele e indifferente.
Lo scrittore in questo caso, grazie al suo impegno letterario e civile, alla sua capacità di penetrazione e di fedele rappresentazione della realtà, non può essere solamente considerato come un semplice scrittore ma va piuttosto visto come un educatore che focalizza tutta la sua energia per formare delle nuove mentalità.
La letteratura, quindi, è un ambito privilegiato di rappresentazione e denuncia, ha come scopo fondamentale, quello di battere un colpo, lanciare un segnale anzittutto alle coscienze, perché, per combattere e sradicare la violenza di genere, occorre un cambiamento delle mentalità, fare maturare una mentalità nuova e creare le condizioni anzittutto culturali sociali e polititiche giuridiche per contrastare questo fenomeno efficacemente. Bisognerebbe educare al rispetto delle donne e questo inizia con l’educazione dei futuri adulti sin dalla scuola primaria offrendo ai più giovani spunti di lavoro e riflessioni utili a contrastare i meccanismi che possono dare origine a fenomeni di violenza di genere. Bisogna cominciare a costruire partendo anche dai luoghi di lavoro, dagli spazi sociali e istituzionali per arrivare sin dentro le coscienze e dentro le famiglie dove spesso il fenomeno nelle forme più note alla cronaca si annida. Perché il fenomeno come tutti quelli che si concretano in una violazione dei diritti umani è un fenomeno complesso e va dalle forme più abberranti e macroscopiche del femminicidio a quelle più sordide e pervicaci della violenza psicologica spesso domestica, delle molestie, dello stalking passando per ogni altra forma di abuso.
C’è tanto da lavorare a tutti i livelli soprattutto a livello dei singoli individui che vogliono essere parti attive da una società trasformata in un luogo accogliente ed armonioso. C’è tanto da fare anche da parte degli uomini in questa lotta per il cambio di mentalità e comportamenti, occorrerebbe anche intervenire sugli uomini maltrattanti, educarli al rispetto delle donne e distruggere le barriere socio-culturali e gli stereotipi di genere che hanno veicolato una visione totalmente errata del ruolo di donne e uomini nella società.
Conclusioni
La parità tra donne e uomini resta un traguardo lontano per tutti i Paesi, indipendentemente dal loro grado di ricchezza e sviluppo. Ancora oggi in tutto il mondo, tante ingiustizie colpiscono le donne a causa di squilibri di potere e di pregiudizi che superano i confini geografici. Tutte le sequenze di violenza registrate in Italia ma anche in diversi altri paesi mostrano che i diritti e le dignità delle donne sono spesso calpestati e la strada per prevenire e sconfiggere la violenza contro le donne è ancora lunga.
Insomma è importante ed è necessario concorrere a costruire una nuova cultura che si impegni sul conceto di dignità della persona umana e il rispetto della sua sfera più riservata. Una cultura basata sul rispetto è possibile, deve essere possibile ; rispetto e riconoscimento della diversità e delle diversità del diritto all’indipendenza all’autonomia per ogni singolo individuo ; della libertà di affermare pacificamente e liberamente la propria identità ; di sviluppare la propria personalità in un contesto scevro da costrizioni condizionamenti e violenza.