Introduzione
Nel presente articolo, indicheremo il tema della fuga dalla realtà nella pittura, che attraversa tutta la creazione pittorica dell’Occidente. Mostrando il tema del sogno1 come una fuga nella pittura cubista, orientalista e giapponista. Perché, gli artisti di questi movimenti, hanno reinterpretato il mondo attraverso uno sguardo diverso il reale che li circondava, su tutti possiamo ricordare il famoso Vincent van Gogh, Paul Gauguin e gli impressionisti francesi tra tutti. Ma gli artisti che ci offrono spunti di fuga dalla realtà sono molti ad esempio Francesco Hayez e Pablo Picasso, le loro ricerche sul soggetto, ci danno altri punti di vista essenziali.
1. Il Cubismo e ‘Il Sogno’ di Picasso
1.1. Il cubismo
Nel primo Novecento, il campo artistico ebbe un movimento di breve durata, che si è basato su due forme, sono cubiche e poliedriche che rivoluzionò il linguaggio figurativo : il Cubismo (1907-1914), questo temine, fu usato per la prima volta dal critico Louis Vauxcelles che, rencensendo alcune quadri esposti nel 1908 di Georges Braque, mise in evidenza che erano costituite da cubi. Il cubismo, consiste in una scomposizione delle elementi e forme in poliedri diversi e in una riduzione dei colori che comprende soprattutto : i marroni, i grigi, i blu, e i biege. Esso ha come tema principale i ritratti dei personaggi e le nature morte.
Le forme essenziali nella composizione cubista è la struttura geometrica (poliedri, coni, e cilindri, chiaroscuro, effetti atmosferici) vengono annullati, ma permettevano gli effetti profondi anche si non obbediscno più alle regole prospettiche ; grigi ed ocra, sapientimente assortiti, tendono quasi alla monocromia. La forma in questo caso non coincide più con il colore, né rispetta il colore reale dello spazio e degli oggetti ; è dunque perde la propria omogenietà. Il risultato è un immagine ermetica che difficilmente lo spettacolo può ricomporre mentalmente. Per poter capire bene la nascita di questa corrente artistica, ricordiamo le parole di Sala :
Il cubismo, a differenza degli altri movimenti avanguardistici, non naque in un momento preciso né con un intento preventivamente dichiarato. Il cubismo non fu cercato, ma fu semplicemente trovato da Picasso, grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi alcun limiti, ma di sperimentare tutto ciò che era nelle sue possibilità. (Nicoletta Sala & Gabriele Cappellato, 2004, p. 30)
Francastel scriveva :
Il cubismo […] è un modo di espressione specificamente pittorico, raggiunto dagli artisti in un’epoca in cui l’insieme degli atteggiamenti umani è orientato da nuove condizioni di vita […] (Lara Vinca Masini, 1970, p. 8).
Il Cubismo, è diviso in due fasi essenziali, una prima definita cubismo analitico ed il secondo cubismo sintetico :
Il cubismo analitico, è caratterizzato da un procidemento di numerose scomposizioni e ricomposizioni, che danno ai quadri di questo periodo la loro inconfondibile trama di angoli variamente incrociati. Il cubismo sintetico, invece, si caratterizza per una rappresentazione più diretta ed immediata della realtà che vuole evocare, annullando del tutto il rapporto tra figurazione e spazio. (Nicoletta Sala & Gabriele Cappellato, 2004, pp. 30-31)
1.2. ‘Il Sogno’ di Picasso
Uno dei più celebri dipinti realizzati da Pablo Picasso, il quale ha creato delle composizioni stupende nella sua carriera artistica
‘Nei suoi quadri, le ommagini si compongono di frammenti di realà […] Nei quadri di Picasso l’oggetto viene rappresentato da una moltiplicitàdi punti di vista così da ottenere una rappresentazione « totale » dell’oggetto’ (Nicoletta Sala & Gabriele Cappellato, 2004, p. 30).
Abbiamo conosciuto una grande quantità delle opere legate allo stile cubista di questo pittore attraverso l’analisi del quadro Ragazza di fronte allo specchio. Scopriremo tutti i dettagli del quadro intitolato “Il sogno”, realizzato fra il 1932-1941 :
‘Osservando i quadri di Picasso, si sentirono sull’orlo di un baratro, come davanti a icone nere emananti un nera beatitudini che risultava quasi tangibile nella sala che le ospitava come disse Bulgakov […] Altri utilizzarono parole analoghe per esprimere i propri pensieri. Georgy Chulkov vide i quadri di Picasso come geroglifici satanici, perché a suo parere certe forme non hanno emozioni corrispondenti, se non forse all’inferno, infine, come ebbe a notare Pertsov, c’era troppo misticismo reale nella sua colorata geometria per poter pensare a una maschera formale’. (Anatoli Podoksik, 2007, p. 227)
Il sogno, è considerato un quadro di gran interesse nella storia dell’arte, perché la protagonista che si trova nel fulcro della composizione è Marie-Thérèse Walter la moglie del pittore, rappresentata in modo diverso alla : Ragazza di fronte allo specchio. In questa tela, Picasso è stato acquistato da Victor e Sally Ganz, con molti altri realizzazione. Con il passare degli anni ha fatto parte di diverse collezioni private. Tra i vari fattori che rendono questa realizzazione nettamente differente dalla grande quantita di produzione dell’artista è l’uso di varie forme molto tondeggianti e morbide, che vengono messe ancor di più in risalto dalla presenza della poltrona sulla quale la moglie è seduta ; la protagonista è raffigrata mentre ha le braccia appoggiate sulle gambe e la testa inclinata, appoggiata sulla spalla. E come notiamo, solo il viso della donna (la parte alta del dipinto) è diviso in due parti, intende una visione contemporaneamente frontale e laterale.
L’uso di forme morbide, leggere e soprattutto di colori decisi ci ha dato l’occasione di ricordare lo stile di Henri Matisse. I colori, domina in tutta la composizione, infatti, sono molto intensi, come il rosso ed il giallo denso della poltrona, che sembrano poi richiamarsi anche alla collana, alle maniche del vestito ed ai capelli della moglie ; nel contenuto dell’opera, notiamo anche l’uso del verde e del blu, usati rispettivamente per l’abbigliamento della donna e a sinistra del muro, invece, la parete destra del sogno, il pittore, ha usato con un motivo floreale colorato con il marrone.
Per diversi motivi, ‘Il sogno’ è indubbiamente una tela di altissimo livello. Vediamo la purezza del ritratto e soprattutto l’equilibrio armonico delle forme, queste elementi rendono il quadro dolcissimo. L’artista, inserisce elementi simbolici che ne fanno un’opera complessa e allegorica. Picasso, inizia un viaggio onirico, allude al momento del sogno, l’ìnconscio prende il sopravvento sul conscio, e distacca la donna dalla realtà cosciente. Ma il maestro del cubismo, riesce a nascondere un fallo in erezione in questa porzione del viso che si distacca, perché : ‘Le tele cubiste di Picasso creano l’impressione sinistra di una visione extra-teresstre, di una fiamma inferiale che brucia l’anima ». (Anatoli Podoksik, 2007, p. 227). Passiamo ora alle mani della protagonista che tiene naturalmente incrociate sul suo ventre. Le dita formano un triangolo, simbolo della sessualità femminile ; non solo, un pollice penetra il triangolo. Picasso supera se stesso con una tela esteticamente straordinaria e carica di simbologie.
2. Le Odalische : sogno ad occhi aperti
Il Mediterraneo, è stato per sempre l’autostrada principale fra l’occidente e l’oriente. Negli anni di fulgore, le colonne e i mosaici si diffondevano dal nord al sud. Con l’alto Medioevo, il periodo buio nella storia della penisola italica, i carolingi tentavano di rienventare l’Impero d’Occidente, quello ricco d’Oriente era l’esempio delle finezze estetiche possibile quando era prima sotto la mano di Giustiniano. Lo fu, per la repubblica veneziana quando ancora svolgeva un ruolo marittimo preponderante, è vale a dire prima della scoprta dell’America nel 1492 :
Forse e con la battaglia di Lepanto (1517) che l’autostrada s’interrompe. Torna in essere con l’evoluzione della marineria nel VXIII secolo, ma soprattutto con la trasformazione dell’Impero ottomano in un governo sostanzialmente tollerante e aperto a ogni commercio. Ma è innegabilmente all’avventura di Napoleone e del suo nemico Nelson che si deve una ripresa di coscienza tale che l’Egitto, quello dove Champollion traduce la stele di Rosetta, diventa talmente di moda da generare uno stile nuovo che si chiama appunto ‘Retour d’Égipte’, anche si la voglio di viaggiare in Orienteera già ben stabilita dalle riprese di decorazione a Roma nell’ultimo trentennio del Settecento e Mozart aveva riportato alla moda Iside e Osiride con il Flauto magico.
Diventa come trend quindi l’attenzione per l’intero mondo islamico-ottomano ed il musicista Gioacchino Rossini mette in scena alla Scala la famosa opera nel 1814 Il turco in Italia e nel 1820 compone Maometto II. In Italia, L’orientalista continua il melodramma nel 1823 ch’è intitolato Semiramide messa in scena alla Fenice di Venezia. Poi trasferì in Francia dove rappresenta il suo ultimo exploit teatrale nel 1829 con il famoso Guglielmo Tell.
Fino alla sua morte trentanove anni dopo comporrà solo lo Sabat Mater e la Petite Messe solennelle oltre a una divertente collezione di giochi musicali da salotto per pianoforte e voce. Si dedica alla cucina e alla vita agiatza. L’Europa continentale di quegli anni poco conosce il Mediterraneo meridionale e orientale. Quindi se lo immagina. L’esotismo diventa uno dei temi principali per la fuga dalla realtà concreta nella quale la rivoluzione industriale la porta a vivere la sua formidabile evoluzione. Ma il borghese continua a sognare, dopo avere deglutito quantitativi cospicui di fois gras e di Sauternes e avere invano tentato di scioglieri con lo champagne, diventato di moda e rivestito nella sua nuova bottiglia, continua a sognare l’altro, l’envaso. (Daverio, P, 2012, p. 364).
L’immaginario alle odalische diventa un’aspirazione per gli artisti orientalisti. Uno fra gli artisti che hanno dato un esempio più forte per la realizzazione dell’harim è il pittore Ingres, dove nel 1814 manifesta la sua passione per Raffaello, mettendo il pathos estetico con la pulsione per il corpo nudo che l’evocazione dell’Odalisca immancabilmente provoca. Nella mentalità parigina era rimasto molto colpito dalle storie ottomani, su quella che era la donna alla scala più bassa della gerarchia complessa dell’harem2. (Daverio, P, 2012, p. 364).
Le odalischi erano giovani fanciulle vergini che facevano da cameriere ai giardini più alti, quelli delle concubine e infine delle mogli del soltano. Se erano brave a danzare, abili a far musica e graziose nei modi oltre che nelle fattezze fisiche, correvano il fortunato rischio d’essere notate dal sultano e da lui onorate nel talamo. Alcune salivano quindi la scala sociale fino a giungere al matrimonio. (Daverio, P, 2012, pp. 366-367.).
La storia, ci racconta che i genitori di povere donne, circasse indirizzavano le più belle e dotate delle loro figlie verso questa carriera. La figura dell’odalisca, spinge il borghese europeo a sognare. Matisse, realizza una grande quantità di opere che manifestano questa figura femminile per tutto il secolo. La nudità è stato il tema essenziale dentro le tele dell’artista, la bellezza delle fanciulle, ben lontana dalle figure ieratiche o temibili della mitologia. Certamente è stato il contrario nell’arte di Dante Gabriel Rossetti, il caso del suo dipinto intitolato Venere verticordia, la bellezza della dea che apre senza dubbio i cuori, torna il seno nudo del Rinascimento artistico :
She hath the apple in her hand for thee,
Yet almost in her heart would hold it back ; […]
‘ Alas ! the apple for hi slips,- the dart
That follows its brief sweetness to his heart,-‘
(Dante Gabriel Rossetti1971, p. 189).
Traduzione
Tiene la mela in mano per te,
Anche se avrebbe trattenerla in fondo al cuore […]
Ahimè ! Il pomo per le labbra di lui,- il dardo
Che dopo la sua breve dolcezza va al suo cuore,-
Il famoso Flandrin, ha abbandonato i temi greco-romani e storicisti, e dimostra una libertà d’un corpo e seno nudo. Il quadro fu commissionato a Guglielmo I re del Württemberg, per i suoi sogni personali a Ingres, che lo fece finire da Flandrin, con quella pannellata diversa e quella mania del fondale da teatro architettonico con lo stesso uso al ventaglio di piume. Ricordiamo in questo caso il pittore di storia Francesco Hayez rappresenta la propria odalisca in versione mediorientale e viene intitulata Ruth, un nome appare così biblico :
Modesta, mite, cortese, leale, responsabile, gentile, ma decisa, Ruth sembra fare sempre la cosa giusta al momento giusto. La Biblia non ci dice nullasul suo aspetto, di conseguenza gli artisti hanno trasferito le sue doti dichiarate nella bellezza con cui l’hanno dipinta. Francesco Hayez : Ruth 1853, Bologna, Collezione Comunali, la rappresenta come una giovane dall’aria seria, intensa, al tempo stesso sensuale, con il seno scoperto, e il gesto della mano vuota che sembra alludere alla sua estrema indigenza e alla richiesta di aiuto. Hayez, dimostra di saper leggere tra le righe dell’intrecceio narrativo, dove legalità, bisogno, affetto, generosità, e anche un pizzico di malizia si fondono insieme. (Giulia Sergio, 2020, p. 20).
2.1. Filellenismo, Orientalismo ed il sogno della libertà
Hayez, aveva un grande successo con il suo dipinto I Profughi di Parga, perché questo quadro era il primo con soggetto greco moderno, ma soprattutto patriottico :
Ce fut un spectacle vraiment digne de pitié de voir ces hommes donner le triste et dernier adieu à leur chère patrie [...] Les uns les livrèrent aux flammes, d’autres les cachèrent dans les lieux les plus secrets et les plus profonds, avec l’espoir dans le coeur de les recouvrer un jour. (M. C. Gozzoli & F. Mazzocca, 1983-1984, p. 164)
Traduzione
È stato uno spettacolo davvero pietoso vedere questi uomini dare il triste e ultimo addio alla loro amata patria […] Alcuni li consegnarono alle fiamme, altri li nascosero nei luoghi più segreti e profondi, con la speranza nel cuore di recuperarli un giorno.
Questo dipinto che presenta nell’anno 1831, è ispirato dal grande poema di Giovanni Berchet. Costui è stato un poeta, scrittore e anche letterato italiano ; nel 1818, Berchet fece parte del gruppo che fondò a Milano il Conciliatore, detto anche Foglio Azzurro per il colore della carta, il foglio era anche portavoce delle posizioni romantiche. Dopo due anni Giovanni Berchet si iscrisse alla Carboneria (è stata a sua volta una società segreta italiana, fondata a Napoli durante i primi anni dell’Ottocento su valori patriottici e liberali), a questo periodo risale la sua produzione poetica il poemetto : I Profughi di Parga, scritto nel 1821-23, che racconta un episodio della guerra greco-turca, e la distruzione da parte dei turchi della città greca di Parga, che anticamente venne sotto il nome Haypargos ; questa ricostruzione si riferisce a un’ aspirazione del periodo risorgimentale perché mette in risalto la coscienza della nazione e soprattutto la propria fede. Quest’opera è come tutte le opere di Francesco Hayez, piena di partecipazione sentimentale che il pittore ottiene sottolineando il carattere teatrale perché questo è un dipinto tipico con un soggetto storico-patriottico, quindi rappresenta anche un tema politico.
Nel dipinto, vediamo una città che è situata su un colle, Hayez infatti inseriva due funzioni fondamentali al centro del quadro, la prima funzione è quella di un sfondo scenografico spettacolare che s’occupa sostanzialmente della tecnica della scenografia in quanto realizzazione della scena, è usato per gli effetti di controluce, e dei colori degradanti tra il rosso, giallo e il marrone, rappresentano i colori del tramonto del paesaggio, mentre la seconda funzione è quella di separare la città di Parga dal popolo ; qua, il pittore mostra l’isola della popolazione che si trova nella parte sinistra, mentre vediamo anche in modo chiaro la parte destra dove ci sono le navi in mare. Un altro elemento più importante è la tragedia nel linguaggio visivo del quadro, dimostra infatti gli uomini con gli occhi verso il cielo, come simbolo per chiedere l’aiuto di Dio. In mezzo a quella popolazione si trova un gruppo ragguardevole composto di una numerosa famiglia, nel centro sta il capo riccamente vestito ed adorno delle sue armi, il quale in atto di uomo tutto assorto in gravi pensieri, ha rivolto lo sguardo verso il nemico turco che si avvicina alla fortezza, come viene descritto nel libro di F. Mazzocca :
Quale attitudine, quale espressiva fisionomia è mai quella di questo valoroso, si appoggia egli leggermente alla spalla della sua pudica moglie, ché tale ben si scorge al volto, e alla compostezza della persona, ed a quegli occhi modesti che tiene conversi mestamente al suolo, mentre stringe tra le sue braccia un bambino in fasce, il quale si stacca talmente dal dipinto . (M. C. Gozzoli & F. Mazzocca, 1983-1984, p. 165)
Vediamo anche la figlia minore sta abbracciando e baciando una pianta d’antico olivo in atto lagrimoso, mentre l’altra seduta sul terreno ha disteso un panno, sul quale ha riposto un teschio che ha certamente sottratto al rogo di Parga « l’animo nostro vorrebbe indovinare di chi fosse quel teschio che solo può rendere men doloroso l’esilio alla sventurata fanciulla », (M. C. Gozzoli & F. Mazzocca, 1983-1984, p. 165) in mezzo a questo popolo proscritto, disperso sulla riva, tra l’immenso mare e il pericolo del nemico le cui insegne appaiono da lontano. Hayez, in questo caso usava un gusto spettacolare per « l’esotismo ed il folclore », che rimarrà sempre uno degli aspetti romantici di questo artista. Dopo il clamoroso successo di questo dipinto per il conte Toseo, Hayez continuò per un decennio a riproporre nei dipinti un certo filellenismo, e in particolare l’impegno della personalità non greca, per lo più liberale a causa della Grecia contro l’impero Ottomano durante la guerra d’indipendenza greca tra il 1821 e il 1832, questa data infatti coincide cronologicamente col periodo di massima fioritura da una parte nella lotta di liberazione greca, e dell’altra con lo sviluppo letterario in Italia.
La testimonianza di Hayez nel brano delle sue Memorie, si può leggere come dedica al suo dipinto, considerato il primo dipinto filellenico, proprio, I Profughi di Parga : « Vi misi tutto l’impegno che’essendo una specie di pittura di carattere nuovo per me, ciò mi dilettava assai, perché vi trovavo molto pittoresco tanto nella forma, quanto nel pensiero » (Francesco Hayez, 1983, p. 160).
2.2. L’Odalisca di Francesco Hayez
L’opera col titolo Odalisca di Hayez, è una composizione che ha un legame stretto con la tendenza orientalista e la tradizione della pittura classica (del nudo) che ha come soggetto esotico. Francesco Hayez realizza questo quadro nel ‘39. Il Pittore, era già molto famoso e l’opera fu caratterizzata dei temi di carattere orientale. Una fanciulla ch’è raffigurata nel fulcro dell’opera. La giovane donna, è coperta come vediamo, da due teli bianchi uno copre il suo corpo e un altro le copre i capelli ed il busto è privo di abiti, guarda in basso verso sinistra forse era sorpresa nella sua intimità forse perché il seno appare in modo molto chiaro. La ragazza, è seduta su di un grande materasso verde, mentre il fondo non raffigura basi architettonici. Gli orientalisti diffusero in questa fase storica la realtà delle odalische, le donne preferite dai borghese europei.
Nel xix secolo, le giovani erano costrette a soggiornare negli donne orientali o meglio dire harem, che erano riservati solo a loro (al loro signore e anche agli inservienti). Queste harem erano quindi oggetto erotiche in Occidente e diventarono temi di molti quadri dei cosiddetti orientalisti come per esempio il pittore francese Delacroix appaiono nelle loro opere. Le opere di Hayez, inoltre manifestano gli ideali risorgimentali nascondendo il vero significato con contenuti storici ed in Odalisca fece relazione al nudo come tradizione della pittura accademica per stabilire la figura della fanciulla orientale. Nella posizione dell’odalisca hayiziana, si può notare le tradizione della pittura di Raffaello e di Tiziano. La composizione, non raffigura colori accesi. Inoltre, l’opera presenta toni caldi, ed il color verde del materasso, è mescolato con l’incarnato delicato della giovane donna.
Nella pittura veneziana di Chassérian, propone una sua inserviente araba, l’odalisca era così uscita dall’harim per entrare nell’immaginario di ogni giorno. Nel 1866, Courbet voleva cambiare l’imagine dell’odalisca, cioè l’irlandese che sembra pronta a tutto, e quella dell’artista Francesco Netti, dopo qualche anno, si ritrovano in arredi che in europea ricercava con spudorato affetto. Courbet, pone la sua odalisca irlandese su un lettone di velletto dinanzia tende sontuose. Nel 1867 e più precisamente a Parigi, Netti è stato un membro della commissione italiana per l’Expo, ne fu positivamente impressionato dopo avere fatto un viaggio a Costantinopoli. Il dipingere dell’uccello è stata garantita senza cambiare il pensiero profondo del professor Sigmund Freud3. Con lo sviluppo della pittura di questa fase nella storia dell’arte, si diffondeva il pensiero meridionale che Pierre Loti l’aveva preso come questione erotica e ben profonda, con il pittore Delacroix, ha presentato la sua Odalisca, seduta addobbata nell’acconciatura con quella tipica gioielleria fatta di monete d’oro appartenente alla tribù di Ouled Naïl :
La Francia aveva messo piede definitivo in Algeria il 1830. L’immaginazione dei futuri pieds noirs era immediatamente iniziata e per la prima volta le testimonianze erano autentiche. Le giovane ragazze della tribù berbera nomade degli Ouled Naïl venivano da sempre inviate presso le carovane come danzatrici e prostitute (P. Daverio, cit, p. 374).
3. Il Giapponismo e l’influenza del ‘sogno’ di Hokusai
3.1. L’onda giapponese in Europa
Come già notato in europa la cultura è stata da sempre aperta. Dall’antichità greco-romana l’influenza d’Oriente fu obbligatoria alla genesi del Kourio. Prima della scoperta i fascini della Cina nell’età settecentesca, la tradizione di Roma, è passata con il Bisanzio che diventò Costantinopoli, poi con la cultura araba dove la penisola italica ha conosciuto lo sviluppo dopo l’anno mille o meglio dire con la fine del feudalesimo e l’inizio dell’età dei comuni, questa bella mescolanza si conclude con la fine di quello ottomano nel 1922 :
Con la Cina si commerciava tramite la Campagnia delle Indie, si tentò poi di rubarle il segreto della porcellana e ce la fece Böttger rendendo Meissen luogo di alta ricchezza. Ma mai la contaminazione divenne l’auspicabile contagio, come sostenne in una delle sue ultime omelie il cardinl Martini. I contagi sono una cosa recente. Ѐ solo dopo avere ascoltato i tamburi d’Africa, dopo avere recepito la loro mutazione nella cultura meridionale degli Stati Uniti, che ci si è messi ad ascoltare una ritmica più incisiva anche nella musica barocca. Ѐ solo dopo avere assaggiato il falafel del Maghreb che anche i tedeschi hanno preso gusto ai cibi piccanti. (Daverio, cit. p. 411).
Il contatto con la cultura giapponese è stato molto utile per il cambiamento delle abitazioni moderne in Europa, cambiato il rapporto illuminotecnico con le porte, le fenestre e le stanze.
Con questa cultura, che ha datto l’occasione ai pittori ad oltrapassare la questione della materia mescolata e elaborata nello stesso tempo, delle velature e del chiaroscuro per dimostare la bellezza dell’à plat. Ѐ solo il rapporto con la pittura d’origine giapponese che ha sviluppato poi la pittura impressionista in Francia, per preparare la mente dell’artista ma anche del poeta :
Il giapponismo, è il conseguente decisivo sviluppo della pittura impressionista e post-impressionista, in un certo modo preparono le menti dei poeti occidentali e ricevere l’haiku conteribuirà, a sua volta allo sviluppo di una nuova estetica, di un nuovo modo da parte del poeta di considerare il mondo e la funzione stessa della poesia […] se l’interesse verso quel paese si era manifestato inizialmente sotto forma di un esotismo estiriore, di una moda non diversa dalle tante che avevano attraversato l’inquieto ambiente culturale parigino, dopo una prima fase volta a carpirne i motivi ornaminatle e decorativi più facilmente integrabile alla Koiné estetica europea, la ricerca si approfondì. (Giorgio Sica, 2012, p. 12).
La scoperta del giapponismo, ci ha insegnato a partire da un punto assolutamente diverso l’idea della realizzazione dell’uccellinità dell’uccellino, possiamo considerare dunque che la sua nascita coincide con la crise del valore estetico della cultura occidentale :
La scoperta dell’arte giapponese coincise infatti – come ha ben segnalato Flavia Arzeni – con ‘un momento di crisi dei valori estetici e di ripensamento radicale circa la validità dei mezzi espressivi che investiva l’intero occidentale. E come ogni cultura in un periodo di transizione la cultura occidentale traduceva molto. Anche nel campo delle arti visive potremmo aggiungere. Nella arti figurative Degas, Van Gogh, Monet, Toulous Lautrec, Gaugin, l’americano John la Farge e il tedesco Max Dauthendey compiranno un vero percorso iniziaticoalla ricerca dei motivi più profondi dell’arte giapponese. Giorgio Sica, 2012, pp. 12-13).
Nella storia dell’arte, nasceva la famosa teoria di un arte svincolata dalla morale e dell’intento pedagogico che viene conosciuta con ‘l’art pour l’art’. Queste condizione favorivano sicuramente la pittura del paesaggio e su le tendenze degli artisti del Sol Levante possiamo dire che la pittura sarà sempre coltivata perché risponde ad un bisogno, e per certi versi, si evolsero parallelmente alla sua diffusione, che cominciò col segno degli oggetti d’arte e in particolare con la pittura. Dopo la scoperta del Braquemond di uno degli più famosi album dei Manga del maestro dell’arte giapponese Hokusai, la città di Parigi diventa piena di japonaiseries.
Per un maestro xilographiste dello ukiyo-e4, o portare un kimono o un ventaglio o, era quasi un obbligo sociale. Con la loro spregiudicata raffigurazione della vita sviluppata in tutti i suoi campi. Le stampe dell’ukiyo-e sedussero artisti occidentali, con una forza ben maggiore di qualunque precedente espressione d’arte esotica. Con questo termine, i giapponesi vollero designare la xilografia, derivata dai cinesi nel xvi secolo. Le loro stampe su legno, è d’origine nero e bianco, rappresentano sin dall’inizio del quotidiano ed il mondo dell’aneddoto per raffigurare la borghesia mercantile, perche quest’epoca fu il trionfo della manifestazione della degnità dell’uomo e della società di una vita divertente e piena di piaceri :
Protagoniste delle stampe divennero, allora teatranti e cortigiane, coppie di amanti rittrate in pose fantasiose e samurai dai volti arcigni, ubriachi e viandanti, festini sfrenati e tenere scene di vita familiare, e una gamma di colori mai sperimentata prima d’allora fece il suo trionfo ingresso nella pittura del Sol Levante. Ma i pittori dell’ukiyo-e incontrarono sin in ambito artistico che politico non poche resistenze a questo rinnovamento. (Giorgio Sica, 2012, p. 65).
In segueto, ad una svolta del sapore puritano, motivata in profondità dal desiderio di frenare l’ascesa delle classi mercantile, la censura shogunale limitò di molto la rappresentazione di attori e prostitute, fino a proibirla formalmente nel 1842. Il paesaggio naturale divenne così, il soggetto prediletto dagli incisori, nella stagione segnata dall’accelsa produzione di Hokusai e di Hiroshinge. Furono proprio questi due ultimi maestri quelli che, come vedremo, accenderanno più di altri l’immaginazione di Monet e Van Gogh ed altri. Riproduzione delle loro opere, seppure spesso di dubbia qualità, avevano, intanto, invaso i saloni della capitale e i primi negozi d’arte orientale, come ‘La porte chinoise’ di Rue Vivienne e l’emporio di Madame Desoye, diventate ritrove di artisti. Gli artisti francesi, avevano un gusto elegante nelle decorazioni ed ornamenti, si può ricordare in questo caso i celebri rittrati di Manet come Ritratto di Émile Zola di Whistler La signora con ventagli dello stesso Manet.
Fermiamoci a Parigi, e parliamo d’un altro maestro della pittura tipicamente giapponese con la sua famosa composizione Giapponese del 1876 di Claude Monet, in questo anno che è considerato fin de siècle, questa celebre opera è stata molto significativa, perché celebre il fascino del komino uno dei primi classici del Giappone a incontrare le belle donne parigine ‘Le signore parigine si misero in Komino, organizzarono soirées giapponese, passarono dal vino di Madeira al tè. […] Nel 1884 Edmond de Goncourt scrive : ‘Le japonisme était en train de révolutionner l’optique des peuples occidentaux’5 (P. Daverio, Cit., p. 419)., tornando al Giapponese Monet nel ritratto di sua moglie esalta la bellezza del komino ‘di seta rossa che sembra liberarsi a spirale nel vortice di ventagli molti colori sullo sfondo. Ѐ una opera ancora pervasa di esotismo’. (P. Daverio, Cit., p. 419).
L’arte giapponese proppone un legame molto stretto e costante con il suo tema. Hokusai6, con la sua dedizione assoluta al lavoro, insieme all’unicità delle creazioni, costituiranno un modello e saranno fonte d’ispirazione per vari artisti occidentali, tra i quali, possiamo ricordare il nome di Vincent Van Gogh, ch’era infaticabile di stampe giapponesi.
Il maestro dell’ukiyo-e imparò l’attenzione per un’arte particolare, come la necessità dello sfondo nei diversi ritratti con l’uso dei colori brillanti, già lo sfondo per gli artisti giapponesi è un elemento fondamentale, possiamo ricordare qualche opera del Van Gogh nel Autoritratto con la testa fasciata 1889 e Il ritratto di Le Père Tanguy del 1887. Il tema espirato dal giapponismo è stato un puro sohggetto di studio, in questa arte Van Gogh vedeva una possibiltà dello studio del sogno come una fonte interminabile accanto alla realtà:
Sul finire degli anni Ottanta rese più potente, sulla scia di Hokusai, la raffigurazione dei ritmi di movimento della natura, arrivando ad effetti quasi simbolici di moto nella rappresentazione di onde, nubi ed alberi. Van Gogh aveva compreso che l’effetto di straniamento ottenuto tramite abbreviazioni del segno permetteva ai maestri giapponesi una pittura capace di rendere l’astratto : Hukosai ti fa emettero lo stesso grido, ma lo fa con le sue linee, con il suo disegno. Se nella tua lettera dici : le onde sono artigli, la nave vi è impregionata, lo si capisce.Ora se si usassero i colori e il disegno nel modo comune non si potrebbero rendere questi moti dell’animo. (Van Gogh, 1959, In, De Giorgio Sica, Cit, pp. 71-72).
3.2. ‘Il sogno della moglie del marinaio’ di Hokusai
Il sogno della moglie del marinaio, è una xilografia, attraverso la quale l’arte giapponese diventa famosa nell’Occidente, realizzata dall’artista giapponese Hokusai, la xilografia è inclusa all’interno dell’opera giapponese : I Giovani Pini, costituita da tre volumi di ‘shunga’7 (Melinda Takeuchi, 2004, p. 75).
La xilografia di Hokusai, appartiene agli shunga, l’origine della storia di questo ultimo porta a shunkyūga (o chungonghua) significa immagini del palazzo di primavera. Infatti, manifestano stile ukiyo-e sulle stampe erotiche giapponesi, sviloppatosi fra il 1600 e il 1868 nell’età Edo8.
Il Giappone dell’epoca Edo (1600-1868) era rimasto, a differenza della Cina e per determinazione politica, totalmente impermeabile alla cultura occidentale e ai suoi commerci. La questione si conclue come era evidente, e già allora per colpa degli appetiti americani. Per anni i pochi commerci nipponici erano relegati nel porto franco di Nagaski, e il governo prediligeva il contatto con i morbidi olandesi. Il commodoro Perry nel 1853 piazzò le sue quattro navi dinanzi alla città di Edo che più tardi diventerà Tokyo […].P. (Daverio, Cit., p. 418).
Con ‘Shunga’, s’intende dire il genere della pittura della primavera. Queste illustrazioni furono ispirate dai materiali pornografi dove si trovano nel palazzo del Kōtaishi. I personaggi che si trovano in queste grafici erano in particolare, le prostitute delle strade delle grandi città giapponesi. Queste donne avevano l’abilità nell’accogliere gli uomini. Spazio negli shunga trovavano anche gli attori dell’epoca sono i kabuki chi svolgevano azioni teatrali, all’interno delle quali praticavano la prostituzione maschile ed interpretavano ruoli femminili, perché il Shunga è stato destinato a uomini e donne di tutte le classi sociali ; per queste erano fonte d’educazione sessuali.
Conclusioni
Come conclusione generale dell’articolo, diciamo che la relazione tra il tema della fuga attraverso il sogno e pittura come una poesia muta è un rapporto intuitivo. La soggettività dell’artista si esprima senza filtri attraverso immagini. Si pensi ad immagini pittoriche. Di solito, il sogno come una fuga dalla realtà è presente per la pittura dei cubisti, i giapponisti ed orientalisti, ma senza dimentica i surrealisti che diventa la correnta essenziale del sogno perché, la pittura per l’artista dell’Otto-novecento, non è un luogo geografico bensì un luogo di sogno, dove si trovano animali prettamente umanizzati ed altri elementi simbolici come abbiamo visto in questo articolo. Tuttavia, in una grande quantità di opere contemporanee la presentazione di questo tema rimane ancora sotterranea, perché la loro priorità è, manifestare non solo concetti che stimolino l’artista, ma anche filtra attraverso l’aspirazione a rompere il nostro proprio sguardo convenzionale sulle cose, per raffigurare nuove vie e guidare alla realtà, arrivando a mettere in discussione gli stessi limiti di ciò che è arte.